Autonomia, altolà di Zaia: «Non firmo un'intesa annacquata»

Sabato 29 Dicembre 2018 di Angela Pederiva
Autonomia, altolà di Zaia: «Non firmo un'intesa annacquata»
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Una settimana dopo aver registrato l'incardinamento (e non l'approvazione) in Consiglio dei ministri, Luca Zaia ascolta il nuovo annuncio del premier Giuseppe Conte sull'autonomia. Non è tutta musica per le orecchie del presidente del Veneto: un altro mese e mezzo di «riflessioni interne», la frenata sul trasferimento di tutte le competenze nelle materie pur caratterizzate da «potestà legislativa concorrente Stato-Regioni». Stretto fra l'incudine della lealtà istituzionale verso il Governo amico e il martello della base che scalpita per il raggiungimento dell'obiettivo, il leghista ribadisce di essere «un inguaribile ottimista», ma puntualizza: «Sia chiaro che non firmerò un testo annacquato».
Come giudica le parole del presidente del Consiglio?
«Resto fiducioso. Quando sono partito con il percorso dell'autonomia, avevo ben chiaro che sarebbe stato tutto in salita, dal primo all'ultimo gradino. Magari la gente se l'è dimenticato, ma vorrei ricordare che abbiamo dovuto superare difficoltà inimmaginabili: prima il vaglio della Corte Costituzionale sulla legge referendaria, poi l'impugnazione davanti al Tar alla vigilia del voto per non farcelo celebrare, quindi la denuncia per presunte spese inutili. E ancora, ci hanno vietato di utilizzare la tessera elettorale e ci hanno imputato le spese di sicurezza ai seggi. Ma nonostante tutto questo, alla fine ha sempre vinto il popolo. Del resto chi tenta di fermare il popolo, è come colui che tenta di fermare un fiume in piena: viene spazzato via».
Allude alle resistenze interne all'esecutivo?
«Non ho al momento segnali di retromarcia da parte del Governo, per il quale peraltro questa è una prova cruciale, perché il primo elemento è quello della coerenza. La mia forza politica ha fatto una bandiera dell'autonomia, ma non dal giorno del referendum, bensì da sempre: è bene specificare che la Lega ha sempre avuto il federalismo nello statuto, questo è il suo core business. E ormai i tempi sono maturi: se vent'anni fa essere federalisti voleva dire essere razzisti, oggi federalismo è uguale modernità e responsabilità».
Non tutti però la pensano così all'interno del M5s, soprattutto nel Mezzogiorno.
«Per me la voce ufficiale dei Cinquestelle è Luigi Di Maio, che ha parlato in maniera incontrovertibile e sa benissimo che per tornare in Veneto deve mantenere la parola».
Però la senatrice napoletana Paola Nugnes al Corriere della Sera ha detto: «Stop alle autonomie, anche a costo di far cadere il Governo». Cosa dice?
«Dico che non mi risultano accordi con la senatrice Nugnes. Mi risulta piuttosto che Di Maio abbia firmato un contratto con Salvini e che Salvini abbia firmato un contratto con Di Maio. E in quel contratto c'è scritta l'autonomia del Veneto. Sarebbe imbarazzante per i Cinquestelle in Veneto sostenere l'autonomia fin dal referendum e a Roma invece no: vorrebbe dire cancellare quel partito sotto il profilo della credibilità. Chi pensa di fermare l'autonomia con argomentazioni ridicole, del tipo così l'Italia si spacca in due, non difende altro che l'assistenzialismo. A queste persone lancio una sfida: abbiate il coraggio di prendere in mano carta e penna per presentare subito una proposta di modifica della Costituzione repubblicana. Ricordo infatti che i padri costituenti hanno scritto un testo autenticamente federalista, che prevede la possibile devoluzione di 23 materie. Chi non dà risposta su questo è contro la Costituzione. Ed esserlo non sarebbe uno sgarbo a Zaia, ma vorrebbe dire strafregarsene di 2 milioni e 328mila veneti che il 22 ottobre 2017 sono andati a votare».
Conte tuttavia ha fatto una precisazione significativa sulle materie: «Stiamo valutando quelle che sono le materie con potestà legislativa concorrente Stato-Regioni e non intendiamo certo che in quelle materie lo Stato trasferirà tutte le sue competenze alle Regioni».
Come risponde?
«Reputo il presidente del Consiglio una persona seria e non sprovveduta. Per questo il premier Conte sa benissimo che sulle 20 materie a legislazione concorrente e sulle 3 di competenza statale per cui è possibile la delega, la Costituzione prevede la possibilità di attribuire alle Regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Divagazioni sul tema non ci devono essere, né da parte delle Regioni né tanto meno da parte del Governo. Se così non fosse, vorrebbe dire che i cittadini sono presi in giro. Per questo sono pronto alla firma, ma non firmerò un testo annacquato: non vorrei che qualcuno, e non mi riferisco a una persona in particolare, pensasse che al Veneto basta una conferenza stampa per firmare un progetto serio com'è quello dell'autonomia».
Resta convinto che sull'autonomia il Governo si gioca la propria sopravvivenza?
«Tifo perché il Governo resti in piedi e possa completare questo progetto. Dico però che lo stop all'autonomia significherebbe che non c'è più l'oggetto sociale della Lega: come faremmo noi leghisti a giustificare che il nostro cavallo di battaglia non passa più, dopo tutto quello che è stato detto in campagna elettorale? Faccio presente che il reddito di cittadinanza sta al Movimento 5 Stelle come l'autonomia sta alla Lega. Ciò detto, è ovvio che il dinosauro romano cerchi di difendersi in tutte la maniere, ma assicuro che si tratta di un progetto in soft landing (atterraggio morbido, ndr.), che avverrà in modo graduale. Quindi ci sarà un po' di travaglio, ma alla fine ce la faremo».
 
Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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