Svolta storica: la tassa di sbarco. Solo così si potrà entrare a Venezia

Giovedì 27 Dicembre 2018
Svolta storica: la tassa di sbarco. Solo così si potrà entrare a Venezia
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VENEZIA - «Se passa anche alla Camera mi sentirete urlare per la felicità da molto lontano... Per noi questa potrebbe essere una svolta storica». Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, incrocia le dita e resta in attesa, ma è consapevole che l'operazione tassa di sbarco è ormai blindata: inserita come emendamento nella manovra del Governo difficilmente smonterà dall'autobus gialloverde che attende di incassare la fiducia a Montecitorio. Si tratta di una norma su misura per Venezia, legata a doppio filo alle legge speciale, che in sostanza prevede il pagamento di una tassa di sbarco per chiunque arriva in città senza essere residente, senza motivi di studio o di lavoro, senza  avere già una prenotazione di posto letto in albergo o B&B. Una raffica di senza che individua così per esclusione l'identikit di chi sarà in futuro chiamato a versare l'obolo: essenzialmente i pendolari che visitano in giornata la città e se ne vanno a sera, usufruendo dei servizi e lasciando (sotto forma di rifiuti) i resti del contenuto dello zaino allestito alla partenza da casa con vettovaglie e necessità varie.

L'OBIETTIVO
«È un provvedimento mirato su Venezia - spiega Brugnaro - pensato esclusivamente per la nostra città. Avevo già chiesto a Matteo Renzi, quand'era premier, di introdurlo, all'epoca senza esito positivo. Sono tornato alla carica con questo Governo, l'ho dato al ministro Tria quando è venuto a Venezia qualche giorno fa e infine l'ho caldeggiato col presidente Mattarella, che è veramente un amico della città. Si tratta in sostanza di un emendamento alla Legge speciale che recita tassa di sbarco a Venezia e che cambierebbe completamente la dinamica della verificabilità degli accessi al centro storico. La tassa di sbarco sarebbe in alternativa alla tassa di soggiorno, nel senso che verrebbe versata da chi non si ferma nelle strutture ricettive della città. Darebbe una prima, fondamentale risposta all'autorizzazione di verifica sul diritto di un visitatore di accedere a Venezia e quindi consentirebbe di regolamentare il flusso degli accessi».

L'obiettivo, va da sè, sarebbe in primis economico, dal momento che permetterebbe di mettere assieme un tesoro (meglio non chiamarlo col diminutivo) per la manutenzione e la salvaguardia, in base al principio che chiunque voglia godere delle bellezze di una città così fragile e delicata deve contribuire al suo mantenimento e ai cosiddetti extracosti. Ma Brugnaro la prende larga: «La cifra in prima battuta potrebbe essere anche simbolica, non abbiamo pensato al tornaconto economico quanto alla regolamentazione dei flussi. Il meccanismo è semplice: un visitatore per entrare in città (sempre che non sia residente o avente diritto a vario titolo) deve pagare la tassa di sbarco e io amministratore ho diritto di verificare se l'hai pagata o meno. Attraverso la tassa di soggiorno, da un lato, noi sappiamo il numero dei presenti nelle strutture; restano fuori quelli che arrivano con le navi, i treni e i lancioni che, una volta introdotta la tassa di sbarco, dovranno comunque prenotare».

I DUBBI
Sulle modalità di pagamento e su altri aspetti essenziali (i veneti pagheranno? O saranno esclusi solo i residenti nella Città metropolitana di Venezia?) il sindaco e la sua squadra («questo provvedimento l'abbiamo studiato a lungo con gli esperti e i nostri uffici, ci abbiamo perso le notti», osserva Brugnaro) si lasciano ampi margini di manovra, ma la cornice è chiara. «Io penso alla card di servizi: uno prenota scaricando la app sul telefonino e avrà non solo il diritto a entrare a Venezia ma anche una serie di vantaggi correlati. Senza fare proclami e senza ascoltare i soloni siamo a un passo da un provvedimento che può cambiare la storia di questa città».
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Ultimo aggiornamento: 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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