La rinascita di Melegatti: i pandori vanno a ruba nei supermercati del Nordest

Giovedì 20 Dicembre 2018
La rinascita di Melegatti: i pandori vanno a ruba nei supermercati del Nordest
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Salvato all'asta dopo il fallimento, il pandoro Melegatti riparte a Natale per la sua "seconda vita", e commercialmente l'operazione si dimostra subito un successo. Sono arrivati da tutto il Veneto in questi giorni nello spaccio aziendale della ditta di San Giovanni Lupatoto - che può fregiarsi del brevetto del dolce a forma di stella, datato 1894 - per comprare quello che per molti è "il pandoro".

I primi pandori della "ripartenza" industriale di Melegatti sono stati prodotti da terzisti, in altri stabilimenti, ma la nuova proprietà ha raggiunto l'obiettivo di essere presente con i suoi dolci in alcune catene della grande distribuzione, oltre che nello spaccio aziendale e nel temporary shop aperto nel centro di Verona, proprio di fronte all'Arena. «Abbiamo sfornato 500mila pezzi, è stata una corsa contro il tempo, ma volevamo comunque essere presenti per questo Natale» ha Gianluca Cazzulo, ad area commerciale di Melegatti. 

 



IL GOVERNATORE - «Un grande regalo di Natale, da dedicare a tutti i lavoratori della Melegatti e, come buon auspicio e augurio, a tutti coloro che stanno vivendo un momento di difficoltà lavorativa».
Così il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, esprime soddisfazione per le notizie di mercato che giungono dalla Melegatti «Quella di Melegatti - aggiunge - è stata una vicenda sofferta, arrivata a un passo dall'epilogo peggiore, e risolta grazie alla determinazione ferrea dei suoi lavoratori e alla lungimiranza di un'impresa che ha creduto nella possibilità di un miracolo. Il resto l'ha fatto la gente che, capito con grande sensibilità il dramma vissuto, ha voluto dare il suo contributo acquistando tantissimi di quei Pandori che hanno rischiato di non esserci più, e che mi auguro invece ci saranno sempre sulle tavole dei veneti e degli italiani».


Fondata da Domenico Melegatti, che nel 1894 a Verona brevettò il pandoro, e dichiarata fallita lo scorso 29 maggio, l'azienda è stata rilevata all'asta per 13,5 milioni di euro dal gruppo vicentino della famiglia Spezzapria. Se Melegatti è ritornata in pista, una parte del merito va agli 'angeli del lievitò, Matteo Peraro e Davide Stopazzoni, due dipendenti che anche quando lo stabilimento era chiuso, senza percepire stipendio o rimborsi hanno continuato ogni giorno a nutrire il lievito madre, che dev'essere coltivato quotidianamente, ed è alla base dei dolci da lievitazione. «Sono due eroi. Parliamo veramente di un tesoro e di qualcosa di unico - dice il presidente di Nuova Melegatti, Giacomo Pezzapria -, che forse ha anche più di 124 anni di storia, perché probabilmente esisteva già prima della fondazione della ditta, utilizzato da Domenico Melegatti nella sua prima pasticceria». In Corso Porta Borsari, lungo il tracciato dell'antico decumano massimo della Verona romana, c'è ancora l'insegna dove un tempo si trovava la pasticceria Melegatti. E sul palazzo dove tuttora vivono i discendenti di un ramo della famiglia, due pandori in granito, fatti erigere dal patriarca, fondatore di un impero dolciario che negli ultimi anni si era sbriciolato tra beghe familiari, cause ereditarie e una gestione deficitaria. Ora Melegatti è ripartita, riassorbendo 35 dipendenti a tempo indeterminato. «È evidente che non rimarremo a 35», ha sottolineato Roberto Spezzapria, presidente dell'omonimo gruppo, che ha rilevato l'azienda attraverso Sominor srl, società nell'orbita della famiglia berica, che controlla Forgital Group. L'obiettivo della nuova proprietà è di arrivare nel 2019 ad un fatturato fra i 35 e i 44 milioni di euro, ripartendo forte con la campagna di Pasqua.

Ultimo aggiornamento: 19:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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