​Don D'Antiga. L'omelia al funerale si trasforma in un nuovo atto di accusa

Sabato 15 Dicembre 2018 di Daniela Ghio
Don D'Antiga
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VENEZIA - L'ultimo funerale celebrato da don Massimiliano D'Antiga ieri mattina a San Zulian si è trasformato in una difesa del proprio operato e in un altro motivo di polemica con il Patriarcato, che ha deciso di affidargli un altro incarico, spostandolo dalla parrocchia.  Nella messa per l'ultimo saluto a una fedele di 83 anni di origine svizzera, ex impiegata al consolato svizzero a Venezia, una dei volontari della chiesa, il sacerdote non ha rinunciato a rivelare ai pochi fedeli presenti l'amarezza del suo trasferimento, ribadendo ancora una volta il rifiuto della trasformazione della comunità marciana predisposto dal patriarca. 

 
L'OMELIA, LO SFOGO
«È da anni che mi vogliono mandare via, non da adesso, ed era una mia grande preoccupazione ha detto don D'Antiga - Dicevo al Signore: ma Annamaria (il nome della parrocchiana defunta, ndr) dove andrà, cosa farò di lei? Lei è così affezionata alla chiesa che se vado via io, cosa farà? La Madonna ha voluto però che morisse proprio nel momento in cui il segretario del patriarca mi convocava per comunicarmi la mia dipartita». Nonostante le assicurazioni fatte dal nuovo parroco dell'area marciana don Roberto Donadoni al Gazzettino, don D'Antiga ancora una volta ha ribadito che la chiesa di San Zulian verrà trasformata in museo. 

«LA CHIESA SARA' MUSEO»
«Tanti sacerdoti hanno rinunciato al loro compito di assistere i fedeli ha detto don Massimiliano - usano le chiese come contenitori per altri fini. Tenere la chiesa con sacrestani assunti, con uno stipendio, è una sconfitta perché chi entra in chiesa deve essere accolto da chi ama. La vostra bella città è conosciuta in tutto il mondo. Questo fa sì che tutti desiderino venire a visitarla e voi gli offrite una opportunità». 

«LE MIE SCELTE»
«Un sacrestano stipendiato per quanto bravo e disponibile ha detto ancora il sacerdote - ha un approccio contrattuale. Ecco perché io 18 anni fa, quando sono venuto qui, mandato da San Pio da Pietralcina, ho fatto la scelta dura di eliminare i biglietti e licenziare i sacrestani, perché non volevo che i visitatori, vedendo il banchetto coi biglietti, si chiedessero se fossero in una chiesa o in un museo. Vogliamo fare diventare questa chiesa un luogo di speculazione o di servizio e d'amore?».

L'EREDITA'
Dopo la messa, don D'Antiga ha quindi chiarito il suo rapporto con la defunta di cui ha celebrato il funerale. «Io erede universale? No, è una bugia, sono stato nominato esecutore testamentario. Comunque ora mi ritirerò per un periodo a Treporti per un ripensamento sulla mia vita: non ci possono essere imposizioni dall'alto». 

LA PARROCCHIANA
La preoccupazione dei fedeli è soprattutto rivolta alla prospettiva che la chiesa di San Zulian possa essere chiusa. 
«Le chiese sono state costruite con le offerte dei fedeli nei secoli ha detto un'amica della defunta, Paola - e quindi appartengono a noi per pregare. Non sono musei, non vanno chiuse, i nostri pastori, i sacerdoti sono dei fedeli, non dipendono dalle gerarchie ecclesiastiche, è auspicabile capiscano che loro sono al servizio dei fedeli». 

MESSE E MANIFESTAZIONE
Proprio per scongiurare questa prospettiva e cercare di fermare il trasferimento di don D'Antiga oggi i fedeli hanno organizzato una manifestazione di protesta contro il patriarca che partirà dalla chiesa per arrivare in patriarcato.

L'appuntamento è per l'ultima messa del sacerdote a San Zulian, alle 10.30. Poche ore dopo, alle 17.30, nella stessa chiesa ci sarà la prima messa di don Roberto Donadoni.

Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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