Comandante della Polizia locale rinviato a processo per peculato

Sabato 15 Dicembre 2018 di Francesco Campi
Il comandante Giovanni Tesoro
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ROVIGO - Sarà un processo a chiarire se il comandante della Polizia locale, Giovanni Tesoro, sia o meno colpevole di peculato, peculato d’uso e false attestazioni. Ieri il giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto ha deciso il rinvio a giudizio del 64enne dirigente di Palazzo Nodari per queste tre ipotesi di reato, che riguardano l’uso del telefono di servizio, l’utilizzo della Fiat Punto di servizio e le timbrature del cartellino.
 
A giudizio anche il 62enne di Frassinelle Leonardo Previati, ex assistente scelto di Polizia locale, ora spostato all’Urp, accusato di peculato d’uso per spostamenti privati con l’Alfa 156. Il processo inizierà il 21 febbraio.
«Sono più che sereno con la mia coscienza. Mai ho fatto un giorno di malattia nemmeno quando mi sono infortunato a una gamba in servizio e in due anni ho lavorato almeno 66 giorni fra sabati, domeniche, e festività che non mi vengono retribuiti», commenta Tesoro. Il sindaco Massimo Bergamin ha rinviato ogni dichiarazione, spiegando di attendere copia degli atti per valutare l’eventualità di un trasferimento o di un cambio di mansioni. Secondo il difensore di Tesoro, l’avvocato Marco Petternella, il rinvio a giudizio non implica alcun obbligo da parte dell’amministrazione.
L’attenzione dell’avvocato, che ipotizza una segnalazione al Garante per la privacy, è il fatto che a Tesoro sia stata contestato il peculato per essersi limitato a impostare il blocco del telefono di servizio con l’impronta digitale: «Sarebbe come ritenere - si legge nella memoria depositata - che un’autovettura di servizio concessa e utilizzata per scopi conformi al servizio, venisse ritenuta sottratta all’amministrazione perché chiusa a chiave allorché non utilizzata o parcheggiata». Non solo, ma facendo riferimento sia alle norme di legge che al regolamento comunale, «l’apposizione di codici di autenticazione per l’accesso al dispositivo informatico corrisponde all’obbligo di legge di adozione di misure tecniche minime a protezione di dati personali: tale comportamento non può costituire reato; al contrario, è l’omessa adozione della misura minima di sicurezza che costituisce reato».
Anche sull’uso della Punto è stata presentata ampia documentazione per attestare che i viaggi contestati rientrassero in attività di servizio. Sulla terza imputazione, relativa alle timbrature, è stata la stessa Cassazione a ribadire che il dirigente «non era tenuto a rispettare orari predeterminati». Rispetto al castello accusatorio costruito inizialmente dall’ex pm Davide Nalin, molto è crollato come le accuse di truffa aggravata, ricettazione e falsità ideologica in atto pubblico, per le quali Tesoro è stato prosciolto, già smontate anche dal giudice per le indagini preliminari e dal Riesame.
Anche Previati, difeso dall’avvocato Katiuscia Carravieri, è stato prosciolto dall’accusa di falsità ideologica.
Ultimo aggiornamento: 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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