Strasburgo, Cherif mirava alla testa. «Gridava Allah Akbar». Caccia all'uomo, tre i morti

Martedì 11 Dicembre 2018
Strasburgo, Cherif mirava alla testa. «Gridava Allah Akbar». Caccia all'uomo, tre i morti
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Invocava Allah e poi puntava le sue vittime mirando dritto alla testa, per uccidere. Freddo, metodico. Così, martedì sera, Cheriff Chekatt ha ammazzato per strada a Strasburgo un turista thailandese e un meccanico afghano, in giro con la loro famiglia. 

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Così il giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi si ritrova a lottare in condizioni disperate, in coma profondo e con i medici che escludono di poterlo operare. Una doccia fredda per la famiglia arrivata di corsa dal Trentino, dopo che in un primo momento sembrava che le condizioni del 28enne non fossero così gravi. Dopo un balletto di cifre durato tutta la giornata, il bilancio è tragico: due persone uccise (un francese e un turista thailandese), una in stato di morte cerebrale (un musulmano afghano 40enne) e 16 feriti, di cui sei gravissimi. Diversi con lesioni cerebrali. Due di loro (uno è Antonio) tra la vita e la morte. A Strasburgo è scattata una gigantesca caccia all'uomo per prendere il killer, riuscito a sfuggire alla cattura in maniera rocambolesca la sera dell'attentato, facendo perdere le sue tracce su un taxi. 
 

 

E dopo avere in precedenza beffato i servizi segreti, che lo tenevano sotto controllo e lo avevano schedato come elemento radicalizzato e minaccia per la sicurezza nazionale. Per catturarlo, il ministro dell'Interno Christophe Castaner, arrivato di persona sui luoghi dell'attacco, ha fatto sguinzagliare in tutta la Francia 720 agenti. Ma l'uomo potrebbe essere già fuggito in Germania, dove fonti di sicurezza ritengono plausibile che abbia appoggi e dove aveva scontato un anno di galera per truffa per poi essere espulso. In manette, almeno per il momento, sono finiti però solo i familiari del killer: il padre, la madre e i due fratelli. Strasburgo intanto cerca di rimettersi in piedi. La città si è risvegliata stordita: molti negozianti hanno deciso di non aprire, tante persone non sono andate al lavoro. Sbarrate le bancarelle dei mercatini. Nel primo pomeriggio, poi, qualcuno ha provato ad alzare la testa: fiori, candele e messaggi hanno fatto la loro comparsa in rue d'Orfevres, dove Chekatt ha iniziato a sparare, e in place Kleber, cuore dei festeggiamenti natalizi. 

«La polizia francese è ancora alla ricerca del terrorista» della sparatoria a Strasburgo, «probabilmente è ferito ma non è ancora stato individuato, la caccia all'uomo continua», ha detto nella notte a Strasburgo all'assemblea plenaria il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.

«Il centro storico non è ancora sicuro», ha aggiunto. L'assalitore che ha aperto il fuoco era sfuggito all'arresto nella mattinata durante una perquisizione nella sua abitazione, secondo quanto riferisce Bfm-Tv. L'operazione era stata organizzata nell'ambito di un'inchiesta per rapina. 
Qualcuno ha lavato il sangue rappreso che di mattina macchiava ancora il selciato in rue du Saumon, davanti al ristorante La Stub dove ha cenato una delle vittime, prima di essere uccisa. E dopo il giorno del lutto, il sindaco ha annunciato che riapriranno appena possibile i mercatini di Natale, che sono il simbolo della città ma anche una delle sue attrattive principali. In alcuni alberghi già si lamenta una cancellazione delle prenotazioni da parte di turisti impauriti. Da un Parlamento europeo con le bandiere a mezz'asta, e dove gli eurodeputati sono apparsi scioccati come tutti dagli eventi, il presidente Antonio Tajani ha ammonito che «non ci faremo intimidire». 





Messaggi di solidarietà alla città sono arrivati da tutto il mondo, compresa l'Italia del premier Conte e del presidente Mattarella.
Emmanuel Macron ha sottolineato la solidarietà della Francia intera di fronte a «una minaccia terroristica che resta ancora oggi al centro della vita della nostra nazione». Ma a sommarsi alla follia della violenza sono arrivate anche le voci incontrollate sulla rete, secondo cui l'attentato di Strasburgo sarebbe stato organizzato ad arte per sabotare la protesta dei gilet gialli in Francia. Una teoria del complotto che ha fatto indignare il governo di Parigi. E forse una risposta a tutto questo sono i cartelli apparsi nelle strade della città alsaziana, scritti a pennarello da qualcuno: «Tutti uniti contro la barbarie».

Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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