​Parigi, chiudono Torre Eiffel e Louvre: paura per il sabato nero

Venerdì 7 Dicembre 2018
Parigi, chiudono Torre Eiffel e Louvre: tensione per le proteste di domani
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È stato il video dei ragazzi fatti mettere in ginocchio e con le mani sulla testa dalla polizia a far salire ulteriormente la tensione alla vigilia del sabato più temuto, quello che governo e manifestanti si aspettano come una resa dei conti violentissima. «Agghiacciante», «un'umiliazione», «non è la Francia», alcuni dei commenti alle immagini circolate sul web degli studenti fermati ieri a Mantes-la-Jolie.

La Ville Lumiere, intanto, si prepara a spegnere le luci per un giorno: banche, musei, teatri, giardini, monumenti, grandi magazzini, tutto chiuso, tutto barricato in attesa della giornata che governo e manifestanti si aspettano come la più buia. Le immagini degli studenti dei licei di Mantes-la-Jolie, nella banlieue di Parigi, fermati ieri (151 in tutto dopo scontri violentissimi con la polizia) e tenuti in attesa di identificazione in ginocchio e con le mani sulla testa, hanno scandalizzato i francesi. Così come le parole che si possono udire in sottofondo, probabilmente del poliziotto autore del video, che commenta: «Ecco una classe che si comporta bene». Anche se aspri scontri, auto incendiate, molotov lanciate contro la polizia hanno preceduto la scena immortalata nel video, l'indignazione è stata generale e un'inchiesta è stata aperta sulla procedura seguita dagli agenti: «intollerabile», ha detto l'ex ministra ecologista Cecile Duflot; «agghiacciante e inammissibile» per l'ex candidato presidente socialista Benoit Hamon. «Sono rimasto scioccato anch'io vedendo le immagini», ha commentato il ministro dell'Educazione Jean-Michel Blanquer, pur aggiungendo che dovrebbero «essere viste nel loro contesto».

Gli studenti si sono oggi mobilitati per il quinto giorno a Parigi e in tutta la Francia: 400 licei in mobilitazione, 84 bloccati, un poliziotto ferito a Mulhouse (est), fermi un pò ovunque e i soliti roghi di auto e cassonetti. Nelle manifestazioni e nei cortei, i ragazzi si sono fermati a più riprese per farsi riprendere dalle telecamere nella posizione dei loro colleghi immortalati ieri a Mantes-la-Jolie. Mai tanti poliziotti sono stati schierati tutti insieme (90.000 in tutto il paese, 8.000 solo a Parigi), ferme molte metropolitane e bus, chiuse le scuole, la città vive con apprensione queste ore di attesa. Gli ospedali hanno predisposto un servizio di vigilanza straordinario, il Comune una cellula di crisi. Dal governo continuano ad arrivare appelli ma i toni sono altissimi, si insiste sull'arrivo di elementi «pronti a distruggere e uccidere». Molte figure in vista dei gilet gialli rilanciano con toni durissimi, parlando di inevitabili violenze, ma i «moderati» si starebbero orientando per un appuntamento sul peripherique, la tangenziale.

Bloccherebbero le auto ma «almeno - dicono - lì non c'è niente da distruggere».

Così facendo, si sottrarrebbero al marchio della violenza estrema, lasciando di fatto ai casseur il centro di Parigi e le 14 zone in cui la prefettura l'ha diviso. I tre quartieri più a rischio sono quello degli Champs-Elysees, come avviene ormai da tre settimane, la Bastiglia e boulevard Haussmann, nonostante i grandi magazzini con le saracinesche abbassate. Ma migliaia di poliziotti saranno anche alle Tuileries, a Montparnasse, alla Republique, dove fra l'altro, a metà giornata, comincerà la 'Marcia per il climà degli ecologisti.

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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