Maxi truffa Gaiatto, la vice presa in Croazia ma il giudice la libera

Venerdì 7 Dicembre 2018 di Cristina Antonutti
L'ingresso dell'abitazione di Fabio Gaiatto a Portovecchio
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PORDENONE - Ricercata da tre mesi, bloccata l'altro ieri a Reka Dragonja, al confine tra Slovenia e Croazia, grazie a due mandati di arresto europeo firmati dal gip Rodolfo Piccin, e liberata. Il nome di Marjia Rade, 54 anni, slovena che risiede a Capodistria, non è secondario nell'inchiesta sulla colossale truffa del forex messa in piedi dal portogruarese Fabio Gaiatto con la Venice Investment. La Rade è indicata come l'amministratrice della Venice Investment Group doo a Pola (è stata anche direttrice dell'inglese Venice Investment Holding Ltd dal giugno 2017). Il suo nome figura in entrambe le misure cautelari ottenute dalla Procura di Pordenone: quella eseguita a settembre (domiciliari) e quella ottenuta a ottobre per autoriciclaggio e abusivismo bancario, limitata a Gaiatto e alla Rade (carcere). L'altro ieri è stata arrestata durante un controllo. Portata immediatamente davanti al giudice della Corte del distretto di Capodistria, è stata rilasciata. L'unico obbligo è la presentazione giornaliera alle forze dell'ordine. Così sarà finchè non saranno completate le pratiche per l'estradizione. Adesso, dei 17 indagati iniziali, ne resta soltanto uno da rintracciare.

I FINANZIAMENTI Alla Rade, oltre che a far parte dell'associazione per delinquere che ruotava attorno a Gaiatto, si contesta di aver concesso prestiti ad almeno 78 persone per 11.510.587 euro. Si tratterebbe di denaro proveniente dalle truffe. Gaiatto, secondo la Procura, una volta realizzato che non avrebbe più potuto operare nel forex, con i prestiti si sarebbe garantito una rendita personale costituita dalle rate che i clienti gli avrebbero restituito. Il primo finanziamento concesso da Gaiatto risale al 23 dicembre 2016. Era stato lui stesso a parlarne agli inquirenti durante il suo interrogatorio della scorsa primavera. La Venice croata avrebbe ricevuto 6 milioni dalla Venice inglese. Il denaro sarebbe stato utilizzato per i prestiti, attività che avrebbe permesso alla società di Pola di incassare circa 40mila euro al mese. Secondo il procuratore Raffaele Tito, con questo meccanismo Gaiatto si sarebbe «trovato una rendita per il resto della vita».

AUTORICICLAGGIO Secondo gli inquirenti, la rendita che il trader di Portovecchio avrebbe incassato si aggirerebbe tra i 40 e 80mila euro mensili. Insomma, una banca abusiva che riciclava i risparmi dei 3mila clienti truffati con il forex e che avrebbe garantito un introito anche se Gaiatto era in carcere. Con i sequestri preventivi ottenuti nel corso dell'inchiesta, l'obiettivo della Procura è far sì che i clienti che si rivolgevano a Gaiatto per un finanziamento non restituiscano i soldi alla Venice croata, ma allo Stato. «Perchè Gaiatto - osserva il procuratore - così continuerebbe a commettere autoriciclaggio anche mentre si trova in carcere». Il Tribunale del Riesame di Trieste ha confermato anche la seconda misura cautelare e i relativi sequestri. Sul punto, pertanto, si è già formato un giudicato cautelare e per la Rade, rimasta in contatto con Gaiatto fino alla vigilia della retata dello scorso settembre, sarà difficile smantellare le ordinanze al Riesame.
NUOVA PERQUISIZIONE L'inchiesta non conosce soste. L'altro ieri il pm Monica Carraturo ha delegato una nuova perquisizione a Portogruaro, dove la compagna di Gaiatto, Najima Romani, si trova ai domiciliari. I finanzieri cercavano supporto informatici rimasti nella disponibilità dell'indagata.
 
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