«Presepe segno universale d'amore», Patriarca Moraglia blocca don Luca

Martedì 4 Dicembre 2018 di Antonio Bochicchio
«Presepe segno universale d'amore», Patriarca Moraglia blocca don Luca
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PADOVA - Il prete padovano senza tonaca, don Luca Favarin, jeans e giubbino, capelli lunghi e notti in strada tra extracomunitari, barboni e prostitute con la bandiera della onlus Percorso Vita, divide la politica e suscita numerose reazioni anche nella Chiesa. «Quest'anno non fare il presepe credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto nel Vangelo e nei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri» aveva postato domenica sul proprio profilo facebook, schierandosi apertamente contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini e la sua difesa del presepe unita al decreto sicurezza: «Ci vuole una coerenza umana e psicologica. Applaudire il decreto sicurezza di Salvini e allestire il presepio è schizofrenia pura».
 
 E ieri l'onda d'urto di queste parole ha colpito. Per cominciare il mondo ecclesiastico: il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, è intervenuto con linguaggio ecumenico ricordando il messaggio di accoglienza che la Natavità porta con sè, ma ribadendo anche con parole forti il valore e la centralità del presepe cuore della fede. «Il presepio è segno di amore universale e di apertura accogliente nei confronti di tutti gli uomini», ha scritto Moraglia. «La nostra società, oggi, ha bisogno di segni eloquenti che sappiano significare e indicare tale realtà. Per il cristiano, poi, il presepio indica il cuore della sua fede. Comunque sia, per il cristiano e per ogni persona, il presepio non è un'imposizione ma una proposta offerta affinché l'uomo si ritrovi nell'amore e nell'apertura verso l'Altro e gli altri».
LE REAZIONI
Più netta la posizione di tanti parroci padovani: noi il presepe lo facciamo, hanno risposto pressoché compatti. Sostenuti con fermezza dal rettore della Basilica del Santo di Padova, padre Oliviero Svanera. 
E sul fronte politico la reazione del ministro Matteo Salvini è stata secca. Il vicepremier, che con la legge sulla sicurezza e i migranti è di fatto il bersagliò del prete padovano (e non solo, vista la posizione espressa sempre domenica dal quotidiano dei vescovi Avvenire), ieri non è arretrato sui simboli religiosi: «Giù le mani da Gesù Bambino e dal presepe, viva il Natale». Una replica a don Favarin arriva anche da Elena Donazzan, assessore regionale in Veneto all'Istruzione: «La risposta più bella alla provocazione di don Favarin l'hanno data le scuole che hanno accolto l'iniziativa originale, voluta dal Consiglio regionale del Veneto, con 546 scuole che hanno concorso al bando per realizzare i presepi». Da Roma, è intervenuto anche il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli: «A me il presepe piace, a casa ho sempre fatto un mini presepio: quando una cosa si obbliga o la si vieta, nessuna delle due onestamente mi piace come scelta finale». 
IL CARROCCIO
Ma la reazione più dura viene dalla Lega: «La tentazione di nascondere i simboli cristiani è vecchia quanto la Chiesa e la Chiesa le sopravvivrà. Mentre fallirà il progetto di ridurla al rango di un'associazione benefica fra le tante - ha polemizzato il senatore Andrea Ostellari - Cristo non ha cambiato la Storia perché è stato il più coerente o caritatevole degli uomini, ma perché ha vinto la morte e portato su di sé i peccati di tutti: poveri, rifugiati, pubblicani, prostitute e anche ipocriti. Don Favarin faccia come crede. Io sono ipocrita? Forse, ma Cristo è nato anche per me. Quindi farò il presepe, come ogni anno, con i miei figli e mia moglie». «Le parole di don Luca Favarin sono gravi e fuori luogo ha tuonato il consigliere regionale Fabrizio Boron - Come può un parroco invitare i cristiani a non allestire il presepe, uno dei simboli della cristianità? Se don Luca cercava un po' di visibilità per non finire nell'anonimato, l'ha trovata, peccato però che abbia usato questa ribalta mediatica per affermare una cosa assolutamente sbagliata: che un parroco inviti i Cristiani a non fare il presepe è qualcosa di allucinante, contro natura».
«Il presepio è un simbolo cristiano e non ha senso nasconderlo. Io lo farò, come ogni anno. Credo che sia giusto farlo perché è un segno di amore che può diventare importante innanzitutto per noi stessi e poi anche per gli altri» ha sottolineato invece il senatore Udc Antonio De Poli, mentre «le parole di don Favarin sono inqualificabili per l'europarlamentare forzista Elisabetta Gardini Il presepe va fatto perché rappresenta la nostra tradizione e la nostra cultura». Non la pensa così il parlamentare del Pd Alessandro Zan: «Don Luca ha fatto bene a lanciare questa provocazione. Il presepe non può essere utilizzato come una clava ideologica. Il Bambino nella mangiatoia è, prima di tutto, un simbolo di pace e di amore».
E in favore del presepio si schiera Bouchaib Tanji, presidente della Lega Islamica del Veneto: «Spero che questa sia davvero l'ultima volta che si parla di queste cose, perché oramai come musulmani abbiamo detto, chiarito e sottolineato che nel vedere un presepe, cantare il Natale o ascoltare il nome di Gesù e di Maria, a noi non dispiace, anzi. Basta leggere il Corano per sapere che per i musulmani Gesù Cristo è un grande profeta che ha compiuto miracoli. Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa cento versetti del Corano. Negli anni scorsi abbiamo acquistato pagine intere di giornali per fare gli auguri di Natale ai cristiani e a tutte le persone di buona volontà, abbiamo donato presepi, abbiamo partecipato alle sante messe nelle chiese cattoliche».
Antonio Bochicchio
(ha collaborato
Alberto Rodighiero)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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