L'ex Amman in rovina ora fa gola
Cinque progetti per farlo rinascere

Martedì 4 Dicembre 2018 di Marco Agrusti
L'interno di uno dei capannoni dell'ex cotonificio
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PORDENONE - Non una, ma cinque proposte, tutte sul tavolo del Comune. Non per un’approvazione formale, perché l’ente guidato dal sindaco Alessandro Ciriani non è proprietario dei muri e del terreno, ma per un passaggio forse ancora più importante: l’ok al partenariato pubblico-privato, vera chiave di volta dell’operazione. Ora l'ex Amman fa gola e potrebbe essere la volta buona che si recuperi una delle aree più importanti, ma degradate della città.   Non c’è solo la cordata milanese, nella corsa al recupero dell’ex cotonificio Amman: in “gara” sono arrivati altri quattro soggetti privati, tutti interessati alla trasformazione del rudere industriale più famoso e discusso di Pordenone. Sui nomi delle cordate c’è il silenzio più abbottonato, ma la crescita esponenziale dei potenziali investitori è la notizia più importante. A confermarla è il sindaco Alessandro Ciriani, cioè la persona che per gli imprenditori privati riveste il ruolo della sponda. Non si muoverà foglia, infatti, senza un partenariato tra il Comune e i privati. Asta a parte, l’operazione di recupero dell’ex cotonificio è onerosa: ci sono muri da abbattere, aree da bonificare, terreni da ripensare completamente, altri edifici da immaginare e costruire. Un affare da decine di milioni di euro. La mano del Comune serve, e proprio per questo nelle settimane che porteranno la città al Natale sono previsti incontri su incontri. «Non daremo la nostra sponda ad operazioni di pura speculazione edilizia - ha assicurato Ciriani -: l’ex Amman ha potenzialità enormi, non possiamo permettere che diventi una distesa di cemento». Tra i cinque pretendenti c’è anche chi si è fatto avanti per proporre solamente lotti residenziali e centri commerciali, tutti progetti che deprimerebbero le potenzialità naturalistiche del sito. Ma nel novero c’è anche chi immagina un complesso misto (verde ed edifici) ispirato al design e alla funzionalità delle capitali dell’Europa settentrionale. E il Comune guarda con favore proprio a questo tipo di soluzione.
LA STRADA GIUSTA
La cordata milanese, ad esempio, proponeva un albergo-boutique rispettoso dell’ambiente, un ristorante immerso nella natura e ancora una scuola che avrebbe un panorama da far invidia a tutte le altre sparse sul territorio provinciale. L’azienda meneghina potrebbe anche fare un mezzo “miracolo”, riuscendo ad ampliare la superficie verde dell’area, regalando così alla città un polmone ancora più capiente. Il commercio, nel progetto presentato, si legherebbe alla natura e al rispetto della storia. Le porzioni dell’ex cotonificio che rimarrebbero in piedi diventerebbero musei a cielo aperto e farebbero parte di un parco ecologico che a sua volta diventerebbe luogo di studio e meta turistica della città. Lo sviluppo delle nuove costruzioni punterebbe all’ingombro verticale, come avviene nelle città più moderne. La corsia preferenziale ce l’avrebbe il verde, che prenderebbe il posto degli stabili abbattuti. La didattica, quindi la scuola, si affiancherebbe all’accoglienza, ma anche ai complessi residenziali e alla ristorazione di qualità in un ambiente suggestivo. Nel 2019 si arriverà alla verità.
Marco Agrusti
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