Appalti truccati, indagini anche sulla nuova pista dell'aeroporto di Treviso

Giovedì 22 Novembre 2018 di Paolo Calia
Appalti truccati, indagini anche sulla nuova pista dell'aeroporto di Treviso
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TREVISO - C'è anche Aertre nella lista delle società finite nel mirino della Guardia di Finanza e della procura di Gorizia per l'operazione Grande Tagliamento, incentrata sulla regolarità di decine di appalti per la realizzazione di opere pubbliche sparse dal Friuli alla Sicilia.

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Dentro c'è di tutto: manutenzione e costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio, impianti di bonifica e protezione ambientale. Si parla di interventi per un miliardo di euro complessivo.

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Treviso entra in questa maxi operazione per la pista dell'aeroporto Canova, completamente rifatta nel 2011 e poi ulteriormente sistemata nel 2017. Nella sede di Aertre non c'è stata alcuna perquisizione da parte delle fiamme gialle, ma è arrivata la richiesta di mettere a  disposizione alcuni documenti, senza però specificare quali. In società sono però convinti che si tratti dei lavori per la pista, cantiere che ha avuto vita travagliatissima fin dall'inizio.
L'INCHIESTALa procura di Gorizia indaga sia per verificare se ci sono state turbative d'asta nell'assegnazione dei lavori, sia sulle modalità degli interventi: si parla, in generale, dell'utilizzo di materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli indicati dai contratti e, ovviamente, fatturati. Save, che controlla interamente Aertre, però specifica subito la sua posizione con una nota tanto chiara quanto stringata: «Con riferimento alle indagini della procura di Gorizia ed alle conseguenti richieste di documentazione ricevute da parte della Guardia di Finanza in relazione ad alcune gare d'appalto agli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona, il Gruppo SAVE precisa quanto segue. Il Gruppo risulta parte offesa nell'ambito del suddetto procedimento, come esplicitamente riportato nel decreto di acquisizione della documentazione del Tribunale trasmesso dalla Guardia di Finanza a SAVE, AERTRE e Catullo. Il Gruppo naturalmente collaborerà con gli Organi inquirenti, fornendo tutte le informazioni del caso».
LA STORIALa pista del Canova ha una storia a dir poco turbolenta. Lunga 2,5 chilometri e mezzo è stata totalmente rifatta nel 2011. Un intervento fondamentale per lo sviluppo dello scalo trevigiano e per cui Save ha investito 16 milioni di euro. Oltre a rifare il manto e i sotto-servizi, all'epoca vennero realizzati sistemi di controllo, radar, dispositivi antinebbia e per i voli notturni, necessari per portare il Canova a una categoria superiore e aprire le porte a più voli e più rotte. I problemi non sono però mancati. Iniziati il 5 giugno 2011, i lavori sarebbero dovuti finire a ottobre ma si protrassero fino al 5 dicembre perché la vecchia pista, realizzata dai militari, risultava appoggiata sul terreno, priva quindi di sotto-servizi. E questo ha significato lavori ancora più approfonditi. Ma per un certo periodo il timore che tutto andasse all'aria è stato concreto non certo per le difficoltà tecniche, comunque superabili, ma per una battaglia legale di non poco conto. A ottobre di quell'anno infatti il Tar accolse il ricorso presentato dal Comitato contro l'ampliamento dell'Aeroporto e Italia Nostra, che accusava Save di avere cominciato a muovere le ruspe senza attendere il parere della commissione Via. I lavori si bloccarono, non senza rimostranze da parte dei vertici di Save, che ribadivano in ogni sede di aver seguito tutte le procedure richieste dal Ministero dell'Ambiente. Il Consiglio di Stato però ribaltò la sentenza del Tar e l'attività nel cantiere riprese di gran lena.
LE CREPESei anni dopo, ad aprile 2017, altro giro di polemiche.
Sulla pista, teoricamente nuovissima, comparvero delle crepe e divenne necessario eseguire delle manutenzioni non previste. Scoppiò la protesta di Zeno Giuliato, per anni nel cda di Save e poi estromesso. Rivelò che le prime crepe comparvero già tre anni prima, quindi attorno al 2014 a soli tre anni dal termine dei lavori, ma che nessuno disse niente. Solo quando la situazione s fece troppo evidente, Save decise di avviare un'indagine. Dalla società veneziana e da Aertre hanno però sempre ribadito che la sicurezza dei voli non è mai stata in discussione, ma i lavori andavano fatti. A ottobre 2017 il Canova rimase quindi chiuso per due settimane e Save trovò un accordo con Condotte, società che fece i lavori per rimodernare la pista, evitando di pagare l'ultima tranche di quanto pattuito nel 2011, circa 800mila euro, in cambio di una manutenzione a regola d'arte.

Ultimo aggiornamento: 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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