A Nordest ci si rimbocca le maniche e si lavora, testa bassa e silenzio, per ricostruire i luoghi amati, per dare nuova vita al territorio devastato dal maltempo, anche se nessuno se ne accorge (o quasi), anche senza aspettarsi la pacca sulle spalle. Poche, pochissime chiacchiere e moltissimi fatti. Qua funziona così (Leggi anche - Lo stupore di Di Maio per l'attivismo dei veneti: «Ma sono tutti qui a lavorare?»).
Il concetto è riassumibile con due foto, quelle postate su Facebook e Twitter da Luca Zaia, presidente del Veneto: nella prima si vede un tratto di Alleghe, si vedono fango e macerie, lo scempio causato dalla tempesta che dal 28 ottobre fino ai primi di novembre ha distrutto un patrimonio, soprattutto sulle montagne del Bellunese. Un danno quantificabile in un miliardo di euro. Ma è solo una prima stima.
Nella seconda fotografia ogni cosa sembra tornata al proprio posto, e Photoshop non c'entra proprio niente (già, perché attenzione: tra i commenti Facebook c'è anche qualcuno che ipotizza che siano false...): sono state le braccia di tutti quelli che hanno lavorato e che continuano a sudare per ricostruire le zone colpite, anche quando dall'esterno arrivavano bordate davvero poco piacevoli, come quella del dipendente di una Asl abruzzese che ha augurato ai veneti di «marcire come i pini».
Ma i fatti parlano da soli. E le due immagini sono emblematiche: 10 giorni prima l'orrore, oggi tutto è già in ordine. Certo, molto ancora resta da fare, ma non c'è dubbio che sarà fatto. E bene.
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Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 08:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il concetto è riassumibile con due foto, quelle postate su Facebook e Twitter da Luca Zaia, presidente del Veneto: nella prima si vede un tratto di Alleghe, si vedono fango e macerie, lo scempio causato dalla tempesta che dal 28 ottobre fino ai primi di novembre ha distrutto un patrimonio, soprattutto sulle montagne del Bellunese. Un danno quantificabile in un miliardo di euro. Ma è solo una prima stima.
Nella seconda fotografia ogni cosa sembra tornata al proprio posto, e Photoshop non c'entra proprio niente (già, perché attenzione: tra i commenti Facebook c'è anche qualcuno che ipotizza che siano false...): sono state le braccia di tutti quelli che hanno lavorato e che continuano a sudare per ricostruire le zone colpite, anche quando dall'esterno arrivavano bordate davvero poco piacevoli, come quella del dipendente di una Asl abruzzese che ha augurato ai veneti di «marcire come i pini».
Ma i fatti parlano da soli. E le due immagini sono emblematiche: 10 giorni prima l'orrore, oggi tutto è già in ordine. Certo, molto ancora resta da fare, ma non c'è dubbio che sarà fatto. E bene.
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