"Caporalato" tra i part-time a 4 euro l'ora: «Costretto a nascondermi»

Lunedì 12 Novembre 2018 di Antonella Santarelli
foto di repertorio
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PORDENONE - Non si tratta proprio del caporalato classico, quello molto diffuso nell'agricoltura o nell'edilizia, con protagonisti gli immigrati e la regia della criminalità organizzata, ma lo sfruttamento della manodopera a basso costo, per eludere le norme sul lavoro, pagando poco e in nero, comincia a segnare numeri importanti anche nella Destra Tagliamento. E non solo nei campi, ma anche all'interno di aziende spesso al di sopra di ogni sospetto. Aziende dove i lavoratori non contrattualizzati, pure quelli professionalmente titolati, sono costretti a scappare o a chiudersi in bagno, non appena arriva l'Ispettorato del lavoro o la Finanza. Così, infatti, è successo, pochi giorni fa al pordenonese Max G. 27 anni, da 3 impegnato part time senza contratto in un'azienda della provincia, per soli 4 euro l'ora.

LA TESTIMONIANZA «Il mio non è un caso isolato - racconta il giovane - ma una cosa è certa: io non ne posso più di questa situazione illegale e ho deciso di andare da un legale per far valere i miei diritti. All'inizio - prosegue - mi andava bene anche la mancanza di contratto, perchè ero consapevole di dover fare esperienza in un settore per il quale avevo studiato, ma senza aver fatto pratica. Ma poi ho visto che pur affrancandomi e maturando competenze sul campo le cose non cambiavano, nè per me nè per altri. La goccia che ha fatto traboccare il vaso - aggiunge - è stata l'arrivo nei giorni scorsi dell'Ispettorato del lavoro, quando sono stato costretto a scappare dall'azienda, per non farmi trovare. Una cosa, questa, che era già successa in passato ad altri lavoratori come me. Ma non era servita a far cambiare le cose. Una volta scampato il pericolo, il titolare è venuto da me per ringraziarmi di avergli risparmiato la multa e mi ha promesso: ti farò un contratto di sei mesi. Invece il contratto era solo di tre mesi e quando gli ho chiesto spiegazioni ha dato la colpa alla segretaria che, a suo dire, aveva capito male». Max ha così deciso «di levare le tende» e di mettere fine a uno stillicidio che annichilisce la dignità dei lavoratori e li priva della possibilità di progettare il futuro. «Lo so - considera - che in tempi di difficoltà economiche e di crisi del lavoro è difficile ribellarsi a queste situazioni e che anche pochi euro ti possono dare la speranza di tirare avanti. Ma non è giusto: così si alimenta il meccanismo perverso dello sfruttamento e delle divisioni sociali».
Max ha una famiglia solida alle spalle, è single, un bel curriculum per quanto riguarda gli studi e tutto ciò sicuramente lo aiuterà a emigrare, come ha deciso di fare, per andare a cercare un posto di lavoro all'estero. «Ora che sto per voltare pagina, in cerca di un futuro in cui credere - - conclude il 27enne - ho voluto raccontare questa mia storia, affinchè serva come esempio a tanti altri ragazzi come me, che continuano ad essere costretti a vivere con mamma e papà, perchè guadagnano poco e in nero, senza contributi e senza possibilità di progettare un futuro in autonomia».
I NUMERI Il caporalato riguarda in Italia 430mila persone, 132mila delle quali definite fortemente vulnerabili, vale a dire extracomunitari facilmente ricattabili. I numeri in Friuli non sono ancora ben definiti, ma il fenomeno è sicuramente presente come ha dimostrato l'operazione della Guardia di finanza di Pordenone, che a gennaio ha scoperto circa mille lavoratori irregolari. Tant'è che il sottosegretario Vannia Gava ha consegnato l'encomio solenne agli uomini della Brigata di Spilimbergo che hanno smantellato un moderno sistema di caporalato: 1.057 lavoratori irregolari piazzati nelle aziende, attraverso un'intermediazione illecita di manodopera. L'operazione ha fatto anche emergere fatture per operazioni inesistenti pari a 21 milioni; 59 le persone denunciate e sequestri di beni pari a 3,9 milioni.
 
Ultimo aggiornamento: 13:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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