Degrado del 118: lo "sgabuzzino" dove lavora chi gestisce le emergenze

Lunedì 5 Novembre 2018 di Susanna Salvador
Degrado del 118: lo "sgabuzzino" dove lavora chi gestisce le emergenze
4
PORDENONE - Per entrare bisogna suonare il campanello, altrimenti la struttura che ospitava il 118 fino all'avvento del Nue 112 (numero unico per le emergenze operativo con la riforma sanitaria benedetta dall'allora presidente Debora Serracchiani), rimane blindata. Ma un saluto a un giornalista con il quale si sono vissuti anni di cronaca fatti di incidenti stradali, incendi e aggressioni anche mortali, non si nega. È metà mattina, il pronto soccorso, a pochi passi dal vecchio 118 è già pieno, mentre nelle stanze del primo soccorso, quello fatto di ambulanze e di corse per salvare vite umane, ci sono gli operatori pronti a partire, quando arriva la chiamata dalla centrale unica, in direzione del target. C'è anche un dipendente della cooperativa Arkesis, le cui ambulanze sono di supporto a quelle del Santa Maria degli Angeli. Una volta entrati, sulla sinistra c'è una stanza che ospita le postazioni telefoniche, mentre proprio davanti alla porta c'è quella che dovrebbe fungere  da casa dei dipendenti dell'ex 118. Ma più che una stanza sembra uno sgabuzzino: pochi metri quadrati, un tavolo, vecchie sedie di plastica accatastate l'una sull'altra a ridosso delle pareti. Basta uno sguardo per riceverne in risposta un altro e poche parole: «Sì, guarda come siamo ridotti». A coprire le grandi finestre che si affacciano sull'ingresso al Pronto soccorso ci pensano due tende, se così si possono chiamare, verde scuro, pesanti, fissate al soffitto con dei fili di ferro. Un'escamotage di fortuna per avere un minimo di riservatezza. Poi l'apoteosi, ovvero le due poltrone dove dovrebbero riposare gli operatori del soccorso, distendersi magari solo qualche minuto prima di partire nuovamente con l'ambulanza a sirene accese. Due vecchie poltrone di finta pelle con la seduta strappata e un buco nel mezzo dal quale fuoriesce l'imbottitura; i poggia-braccio sono tenuti saldi da vari giri di scotch, quello grosso da pacchi. Fotografie di un degrado che nessuno immaginerebbe mai di trovare all'interno di un ospedale. La voglia di scattare qualche foto per documentare la situazione è tanta. Ma chiedono gentilmente di non farlo, «ci metteresti nei guai». Probabilmente una foto avrebbe parlato più di mille parole. Non chiedono chaise-longue, letti superaccessoriati o mobili di design. Solo di vivere in un ambiente dignitoso e rispettoso della loro professionalità. Rispetto che passa anche dalla cura dell'ambiente in cui queste persone vivono parte del loro orario di lavoro. «Ti ricordi come era?». E come dimenticare, come non pensare che l'avvento del numero unico di emergenza abbia fatto di queste che una volta erano le centrali operative del 118 una sorta di terra di nessuno. Dalle loro finestre non si vede il cantiere del nuovo ospedale che sta procedendo spedito. Ma comunque ci vorranno anni perchè sia completato e l'auspicio è che ne frattempo qualcuno si prenda la briga di rendere più dignitosa quella struttura. «Non entro nel merito di questa discussione perchè non ho tutti gli elementi per farlo - ha detto il direttore generale dell'Aas 5 Giorgio Simon -. Domani verifico di persona». «È la prima volta che ne sento parlare. Agirò di conseguenza», ha commentato l'assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi. Chissà che tra qualche giorno le cose, nell'ex centrale operativa del 118, non cambino. Magari a partire proprio dalle due vecchie e distrutte poltrone.
Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci