Emergenza acqua, lettera di minacce al sindaco: «Ti brucio la casa»

Sabato 3 Novembre 2018 di Paolo Romagnolo
La lettera di minacce affissa sul condominio sbagliato
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ROVIGO - Dopo il battibecco con un cittadino davanti alla questura, ora anche le minacce di morte sotto casa. O quasi: sotto la ex casa. A Massimo Bergamin, sindaco di Rovigo e vicepresidente di Acquevenete, non sono bastati giorni interi di appostamenti sull’argine, riunioni operative a non finire e un impegno in prima linea nei punti di distribuzione dell’acqua potabile, per salvarsi dalla piena di malcontento di buona parte della città, esasperata dall’emergenza idrica generata dal guasto al depuratore di Boara Polesine causato dal maltempo.
 
Il primo cittadino e l’intera amministrazione comunale nelle ultime ore sono stati bersaglio di numerose proteste. Nell’occhio del ciclone una gestione della situazione da molti giudicata non all’altezza. Lettere ai giornali, critiche riversate a getto continuo sui social o dette faccia a faccia, come nel caso di mercoledì sera al presidio di distribuzione dell’acqua potabile in piazza D’Armi. C’è anche chi ha esagerato, creando una situazione di reale preoccupazione per l’incolumità di Bergamin.
In un arco temporale che va da mercoledì pomeriggio a ieri mattina, un anonimo cittadino ha deciso di recarsi addirittura sotto casa del sindaco per esprimere la sua indignazione. Non suonando il campanello, ma nascondendosi dietro un cartello anonimo affisso all’ingresso.

“Siete dei gran pezzenti. Lasciate la gente, anziani compresi, senza acqua per giorni e senza avvisare. Addirittura inquinandola con sostanze chimiche - si legge sul portone di un condominio in piazzale D’Annunzio - vergognatevi, voi e chi vi ha messo al mondo, Acquevenete comprese. Ci volete far morire prima del tempo”. Parole pesanti, che poi sconfinano in delirio. “Ora so dove abitate, do fuoco alla casa se non sistemate la situazione. Spera non ti trovi mai in giro, hai finito di vivere”, il tutto condito da offese ed epiteti di vario genere. Una vera e propria minaccia di morte. Che però Bergamin non ha letto di rientro a casa. A quel civico, infatti, non ha più residenza, anche se sul campanello campeggia ancora il suo nome.
Qui la trama della storia si allarga. Ad aggravare la situazione ha pensato un altro cittadino, molto probabilmente domiciliato nello stesso condominio. E quasi sicuramente esasperato come il primo dall’emergenza idrica. “Tutto giusto, tutto vero - si legge in un nuovo cartello attaccato dall’ignoto numero due - ma a scanso di equivoci ora il sindaco non abita più qui”. Seguono indicazioni, fortunatamente non precise, sulla nuova residenza del sindaco.

Insomma, se il primo cartello preoccupa per i toni e le esplicite minacce rivolte al primo cittadino, il secondo “aggiusta il tiro” fornendo all’anonimo malintenzionato informazioni su dove trovarlo, creando così ulteriore timore.

Allertato solo ieri nel primo pomeriggio, Bergamin non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito, ma a Palazzo Nodari la cosa non è stata presa sottogamba. Subito sono state coinvolte tutte le forze dell’ordine per le valutazioni del caso. Nel giro di pochi minuti i due cartelli sono spariti. Ancora non è noto se saranno presi provvedimenti per garantire la sicurezza di Bergamin. Una cosa, però, sembra certa: per il primo cittadino di Rovigo l’emergenza non è ancora finita.

Ultimo aggiornamento: 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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