Bimbo annegato nello scolmatore, don Natalino: «Quanti morti dobbiamo ancora aspettare?»

Sabato 20 Ottobre 2018 di Fulvio Fenzo
I soccorsi sul luogo della tragedia
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MESTRE Un canale maledetto. Che, ieri sera, ha inghiottito una giovanissima vita. Quelle ciabattine che galleggiavano sull'acqua dello scolmatore che taglia il bosco dell'Osellino resteranno per sempre impresse negli occhi dei soccorritori che non hanno potuto fare altro che riportare a terra il corpicino di quel bimbo di 5 anni, allontanatosi dalla comunità in cui viveva con la mamma. Poco distante da lì, nei locali della parrocchia del Corpus Domini, guidata da don Natalino Bonazza, ma per le sue gambe dev'essere stata una lunga camminata, forse perfino avventurosa. Ma finita in tragedia. 
 

 


Sono stati gli agenti delle Volanti a vedere quelle ciabattine sul pelo dell'acqua, e a chiamare quindi il nucleo sommozzatori che ha ritrovato il corpo senza vita del piccolo, riportato a terra in tarda serata dopo l'arrivo del medico legale. Ora sarà la Procura di Venezia a decidere quali accertamenti disporre e a ricostruire come il piccolo sia sfuggito al controllo della madre e della comunità Casa Santa Chiara, aperta dal 2015 al Corpus Domini e gestita dalla cooperativa sociale Il lievito. Ma oggi, per tutti, è il giorno delle lacrime e del dolore. Ma anche della rabbia, espressa a chiare lettere da un uomo di fede come don Natalino Bonazza, parroco del Corpus Domini e di San Giuseppe, in viale San Marco. «Sono un uomo di Dio, ma ho anch'io delle domande alle quali pretendo che venga data risposta - sbotta don Natalino - Lo scolmatore è un canale maledetto, dove sono morte altre persone per quelle pareti in cemento che impediscono a chiunque ci finisca dentro di salvarsi. Nel 2014 ho celebrato io il funerale di un ragazzo finito lì dentro con la moto, e qualche anno prima è morto un anziano che portava a spasso il suo cane. Ma, dico io, è mai possibile che non sia stato fatto tombare? Quanti morti dobbiamo aspettare prima che qualcuno lo metta in sicurezza? Voglio sapere i nomi e i cognomi di chi è responsabile di tutto questo».
«QUALCUNO LO HA VISTO?»
Sì, quel canale che passa sotto il ponte che dal rione Pertini porta in viale Vespucci è un vero pericolo.
Ma possibile che nessuno si sia accorto di quel bambino che camminava da solo per il quartiere? «È l'altra domanda che mi faccio e che faccio a tutti - risponde il sacerdote - saranno state le 3 o le 4 di pomeriggio, in una giornata di sole... Possibile che nessuno abbia visto quel bambino di 5 anni che camminava da solo per il quartiere, magari lungo la strada, vestito con un pigiamino e in ciabatte? Non è un'accusa, ma una domanda di buon senso che deve farci riflettere su dove stiamo andando». Al Corpus Domini c'è anche don Gilberto Sabbadin che vive fianco a fianco con la comunità che è comunque gestita autonomamente dalla cooperativa Il lievito. «Sì, è una comunità autonoma. Quante mamme con bambini accoglie? Il numero è variabile, perché spesso si tratta di una prima accoglienza e, quindi, variano spesso. Dieci, quindici persone, e comunque sono dati riservati». Anche don Gilberto non riesce a spiegarsi come nessuno possa essersi accorto di quel bimbo che vagava per il quartiere: «É un segno delle difficoltà che continuano a viversi qui, dove la difficoltà di costruire relazioni di mutuo sostegno è palpabile. Ma, forse, è un fenomeno sociale che va anche oltre questi spazi e che ci riguarda tutti».

Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 15:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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