I medici dell'Est Europa snobbano Treviso: «Meglio andare in Germania»

Sabato 20 Ottobre 2018 di Mauro Favaro
L'ospedale di Treviso
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TREVISO Niente da fare: la Camera di Commercio non ha trovato medici nei Paesi dell’est Europa e dei Balcani disposti a venire a lavorare negli ospedali trevigiani per sopperire alla carenza di specialisti. Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca, aveva chiesto a Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, di effettuare un’indagine attraverso le reti d’impresa all’estero. Ma è arrivata un’inattesa doccia fredda. «Il risultato della ricerca è stato negativo: purtroppo l’Italia non è appetibile quanto la Germania – spiega Pozza – i medici dei Paesi dell’Est Europa preferiscono andare dove pensano di stare meglio. In particolare dal punto di vista economico. L’Italia non è appetibile perché in Germania vengono pagati di più. La Serbia, ad esempio, ha anche degli accordi con il governo tedesco. Alla fine non abbiamo trovato disponibilità».
 

NUOVA RICERCA La ricerca non si ferma. Adesso si guarderà ai camici bianchi del sud America. Anche se le cose si complicano parecchio. L’Usl puntava a inserire nei propri organici specialisti formati all’interno della Comunità Europea. Se non altro per evitare una serie di passaggi burocratici relativi al riconoscimento dei titoli di studio in Italia che potrebbero andare per le lunghe. Ma visto l’esito della prima indagine della Camera di Commercio, non ci sono alternative. «Abbiamo già iniziato una ricerca in America Latina attraverso l’associazione delle Camere di Commercio italiane all’estero – annuncia Pozza – vedremo se lì incontreremo delle disponibilità». C’è già un appuntamento segnato sul calendario: dal 10 al 13 novembre andrà in scena a Verona la 27esima convention mondiale proprio delle Camere di Commercio italiane all’estero. «Saranno presenti i presidenti delle Camere del sud America – rivela il presidente – lì potremo avere dei contatti diretti».

LE DIFFICOLTÀ Il nodo è assai complesso. Nella Marca mancano medici. Nei prossimi anni saranno sempre di meno. L’Usl non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di importarne da Paesi come la Germania, la Francia e l’Inghilterra. Si puntava all’est Europa e ai Balcani, dalla Romania alla Polonia e all’Ungheria, passando per i Paesi dell’ex Jugoslavia, con la speranza di far gola offrendo stipendi più alti. Ma qui preferiscono altre mete. Il tentativo è andato a vuoto, almeno per il momento. Il risultato è che i margini sono sempre più stretti. «E’ un bel problema – conclude Pozza – soprattutto se adesso viene avanti la storia della quota cento. Anche se è da capire se gli specialisti che lavorano nella Marca vorranno davvero andare in pensione una volta raggiunta tale quota».

LE FIGURE L’Usl cercava in particolare ginecologi. Negli ospedali trevigiani ne mancano almeno dodici. A breve ci sarà un concorso. Si sono iscritti in 14. L’offerta è maggiore della domanda. Dovrebbe bastare? In realtà non è così. Perché l’azienda sanitaria, nonostante la carenza di camici bianchi, non ha intenzione di aprire le proprie porte a chiunque. «Va bene che su certi fronti siamo in difficoltà, ma comunque prenderemo solo le persone che ci garantiscono un certo grado di qualità – sottolinea Benazzi – per quanto riguarda la ginecologia, speriamo di poter pescare tutti medici italiani. Se poi va male, apriremo anche agli specialisti che arrivano dall’estero». Ammesso di trovarne. Oltre ai ginecologi, scarseggiano anche altri specialisti: anestesisti, cardiologi, pediatri e così via. Per quanto riguarda questi ultimi, l’Usl ha stimato che si potrà andare avanti almeno altri due anni senza particolari problemi. Ma non è comunque un’eternità. Mauro Favaro
Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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