Viaggio nei centri per l'impiego: «Il reddito? Qui sarà un disastro»

Giovedì 18 Ottobre 2018 di Gabriele Pipia
Viaggio nei centri per l'impiego: «Il reddito? Qui sarà un disastro»
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PADOVA - «Mi dispiace, ma sul reddito di cittadinanza non sappiamo ancora niente di niente». Padova, ore 12. In uno dei centri per l'impiego più importanti del Veneto la sala è stracolma fin dalle nove del mattino. In coda si mescolano giovani e adulti, italiani e stranieri. «Purtroppo non possiamo ancora dire niente» ripete gentilmente la signora allo sportello, e intanto in tutta la regione le sue colleghe stanno rispondendo nello stesso modo alla stessa domanda. I centri per l'impiego sono 39, dislocati in ogni provincia. Chi vorrà chiedere il nuovo sussidio annunciato dal governo, dovrà per forza passare da loro. Ma queste strutture saranno pronte per reggere tra qualche mese il potenziale assalto di 500mila precari e disoccupati da tutto il Veneto? «Sarà un disastro, siamo troppo pochi - spiega sottovoce un'addetta, scuotendo la testa -. Non so come faremo a fare tutto».

 
IL BACINO POTENZIALE
I centri per l'impiego sono gestiti dall'ente Veneto Lavoro, braccio operativo della Regione, che conta 291.905 disoccupati iscritti, di cui 46.180 in cerca del primo impiego. Parliamo complessivamente di circa 162mila donne e 130mila uomini. La fascia d'età maggiormente interessata è quella compresa tra i 30 e i 54 anni (155mila iscritti). Gli italiani rappresentano la grande maggioranza (214.500) mentre i laureati sono 27mila.
Ma a quanti potrebbe spettare il reddito di cittadinanza? Secondo quanto annunciato nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la manovra prevede il sussidio per oltre 5 milioni di italiani. «Il Veneto rappresenta statisticamente sempre l'8-10% della realtà nazionale spiega il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone - e si arriva così ad ipotizzare una potenziale platea compresa tra le 400mila e le 500mila persone. Ma attenzione: alla fine la cifra potrebbe essere molto più bassa. Ascoltando le stime del presidente dell'Inps Boeri, qui potrebbero essere circa 100mila».
I centri per l'impiego, in ogni caso, rischiano di essere travolti. «Stiamo completando il passaggio dalla gestione provinciale a quella regionale sottolinea Barone -. I dipendenti sono 400 ma c'è già un piano che prevede 95 assunzioni entro il 2020. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, intanto attendiamo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Poi capiremo quale sarà la mole di lavoro richiesta».
IL CAMPANELLO D'ALLARME
Barone sceglie prudenti toni istituzionali e non si sbilancia, ma c'è invece chi già esprime forte preoccupazione. Per Christian Ferrari, segretario regionale della Cgil, «la situazione dei centri per l'impiego è molto difficile. Ora si cerca di recuperare il tempo perduto dopo anni di mancati investimenti. Il confronto con altre realtà europee è imbarazzante: servono nuove assunzioni il prima possibile, altrimenti si crea un cortocircuito».
Se quelle nuove assunzioni non arriveranno, basteranno gli attuali 400 dipendenti per gestire le pratiche del reddito di cittadinanza? «Non penso proprio taglia corto il vertice della Cgil veneta -. Arriverà un grande carico di lavoro: se non sarà possibile gestirlo, non bisognerà certo dare la colpa ai lavoratori. Loro vanno solo ringraziati: in questi anni hanno fatto sforzi inauditi per tenere in piedi un servizio dignitoso».
GLI ADDETTI
In attesa di notizie da Roma, gli addetti allo sportello continuano a lavorare ricevendo decine e decine di persone ogni giorno. Torniamo a Padova, nella struttura collocata in un'elegante cittadella a due passi da piazzale Stanga. A mezzogiorno e un quarto, dopo un'ora di attesa, arriva il nostro turno. Ci presentiamo come semplici cittadini disoccupati per chiedere come funziona il reddito di cittadinanza. «Siamo ancora in alto mare, non ne sappiamo nulla e non sappiamo ancora che criteri hanno definito risponde l'addetta -. Chi vorrà richiederlo dovrà accettare delle richieste di lavoro che probabilmente passeranno per noi, ma non ci è arrivata nessuna comunicazione. Mi auguro proprio che lei trovi un lavoro e che non abbia bisogno del reddito di cittadinanza».
Altra provincia, altro certo per l'impiego. Questa volta siamo a Mirano, in provincia di Venezia. Anche in una realtà più piccola c'è sete di sapere come funzionerà la misura. Noi ci proviamo di nuovo, facendoci ricevere ad un nuovo sportello. Raccontiamo che cerchiamo un lavoro ma facciamo capire che ci andrebbe bene anche l'aiuto economico promesso dal governo. Come funzionerà? «Noi non sappiamo nulla, non abbiamo alcuna idea» risponde l'operatore, candidamente. E i requisiti per ottenerlo? E i corsi di formazione da sostenere? «Siamo nel buio più completo - ci racconta -, non abbiamo alcuna indicazione in tal senso». Ringraziamo, salutiamo e usciamo con una convinzione: anche tra gli addetti ai lavori per ora non c'è alcuna informazione certa. 
Intanto, mentre il vicepresidente leghista del Veneto Gianluca Forcolin lancia una bordata sostenendo che «i veneti vogliono un lavoro, non un sussidio», la Regione organizza una giornata dedicata proprio all'incontro tra le imprese e i disoccupati. È in programma mercoledì 7 novembre in 13 diversi centri per l'impiego, tra cui i sette delle città capoluogo. Arriveranno centinaia di persone, selezionate in base al curriculum. 
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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