Radon, in Friuli una casa su dieci ha i livelli sopra la soglia di rischio

Venerdì 12 Ottobre 2018 di Antonella Lanfrit
Radon, in Friuli una casa su dieci ha i livelli sopra la soglia di rischio
UDINE - Una conferma e una novità: il Friuli Venezia Giulia continua a essere una delle regioni italiane con le più elevate concentrazioni medie di radon, ma è cresciuta l'attenzione della popolazione per il problema (è la seconda causa di tumore al polmone dopo la sigaretta), come ha rivelato il consistente numero di chiamate per avere a disposizione tecnici da parte delle famiglie che hanno scoperto di vivere in un ambiente con alta concentrazione del gas. Sono questi, in sintesi, i primi risultati del Progetto Radon, misure per mille famiglie avviato dall'Arpa a inizio 2017 e presentati ieri a Palmanova. La campagna di monitoraggio dell'Arpa ha misurato la concentrazione di radon in 1.775 famiglie della regione, stimando una concentrazione media annuale di 153 Bequerel al metro cubo, un valore piuttosto elevato ma comunque atteso e in linea con i risultati delle precedenti campagne dell'Agenzia. Le aree maggiormente interessate dal fenomeno sono quelle dei suoli molto permeabili dell'alta pianura friulana, delle vallate montane e del Carso triestino e goriziano. Il radon è stato misurato anche secondo alcuni parametri edilizi ed è così emerso che la presenza di gas è più elevata nei locali in  prossimità del suolo o sottoterra, nelle abitazioni in pietra, in locali privi di intercapedine con il suolo. È inoltre risultato che influisce sulla presenza anche la data di costruzione o di esecuzione di interventi di impermeabilizzazione o isolamento, o il rifacimento del contatto con il suolo. Gli edifici più vecchi presentano una concentrazione maggiore di radon, «segno evidente del miglioramento delle tecniche edilizie», commenta Arpa. Tuttavia, il Radon è osservato anche in costruzioni dove sono stati effettuati interventi di impermeabilizzazione o di isolamento, o il rifacimento del contatto con il suolo. Un aspetto, quest'ultimo, «da confermare con maggior casistica», osserva prudenzialmente l'Arpa, ma che tuttavia «è molto interessante perché offre spunti di riflessione sulle attuali tecniche di isolamento e impermeabilizzazione degli edifici che dovranno essere rimodulate, per evitare l'accumulo del gas all'interno di locali di abitazione». Sul tema proprio l'Arpa ha programmato un incontro il 29 novembre a Palmanova, durante il quale saranno presentati ulteriori dati di dettaglio. I dati presentati ieri hanno messo in rilievo che il 12% delle abitazioni monitorate presenta una concentrazione di Radon superiore al limite di attenzione di 300 Bq/m3 previsto dalla direttiva comunitaria. In tutti questi casi, ha precisato l'Agenzia, i tecnici Arpa hanno fornito informazioni e assistenza sulle tecniche di rimedio, che «nella maggior parte dei casi richiedono interventi di facile realizzazione e con costo contenuto». L'aspetto nuovo riguarda comunque l'accresciuta sensibilità della popolazione rispetto al problema. Infatti, l'iniziativa è stata avviata esattamente un anno fa con 6 incontri pubblici e la consegna di 1.775 rilevatori ad altrettante famiglie. Dopo cinque mesi di esposizione, i dosimetri sono stati riconsegnati e sottoposti ad analisi di laboratorio e sono stati spediti alle famiglie i certificati d'analisi. Il fatto che a pochi mesi dalla consegna dei risultati oltre il 40% delle famiglie con presenza di radon oltre i limiti abbia chiesto un sopralluogo dei tecnici è un segno della validità del progetto ha considerato l'Arpa -, che è stato pensato soprattutto per sensibilizzare la popolazione, le amministrazioni locali e i professionisti nei confronti di un problema serio dal punto di vista sanitario, favorendo l'adozione di idonee misure di risanamento». La diffusione del gas naturale Radon è un problema che secondo l'Arpa Fvg è stato sin qui «spesso sottovalutato dalla popolazione», dato che una recente indagine ha rilevato che «solo il 24% dei cittadini regionali sa che è la seconda causa di tumore».
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