«Marocchino di m...» all'ubriaco che piomba in bar con l'auto. A processo

Mercoledì 10 Ottobre 2018
L'auto del marocchino piombata sulla porta del locale pubblico
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FELTRE - «Ha rischiato di uccidere qualcuno». Giacomo Ferro non ci sta a passare per razzista o la testa calda della situazione. Si è ritrovato a processo per minaccia perché dopo quello schianto, avvenuto sulla porta del suo locale il Ferro's Burger, in via Tofana Prima, avrebbe detto al conducente: «Ti ammazzo, marocchino di m...».

Il processo di fronte al giudice di pace si è aperto l'altro giorno, ma Ferro, dopo quei fatti denunciò a sua volta il marocchino e potrebbe quindi esserci un processo a parti invertite. Ferro vuole raccontare quanto patito quella notte, quando, per poco, quell'automobilista ubriaco entrò in auto nel suo locale. «Tornava da una cena aziendale - racconta Ferro - e era completamente ubriaco. Sentii un botto tremendo e vidi l'auto sulla porta. Lui era accasciato, addormentato e ubriaco, sul sedile passeggero. Uscii a spegnere il motore della vettura, per la paura che bruciasse tutto. Poi rientrai per chiamare i carabinieri». Il barista telefona al 112, ma quando il marocchino si risveglia e vede che sta per chiamare le forze dell'ordine sarebbe uscito come una furia rompendogli il cellulare. «A quel punto - prosegue Ferro - per la paura che si rimettesse in auto e facesse altri danni gli ho preso le chiavi. Ma solo per questo».
 
«Qui da noi - prosegue - ci sono clienti al sabato fino a tarda notte.
Non oso pensare a cosa sarebbe successo se sulla porta ci fosse stato qualcuno: lo avrebbe ucciso. Non sapeva nemmeno dove si trovava, tanto che nel suo racconto dell'incidente alle forze dell'ordine sbaglia addirittura i luoghi». Il marocchino denunciò Ferro per minacce e ipotizzò anche l'aggravante dell'odio razziale. In questo caso il barista si sarebbe trovato di fronte al Tribunale collegiale, ma questa aggravante non è stata ravvisata dalla Procura e il processo è finito di fronte al giudice di pace. «Non si può giocare la carta del razzismo ogni volta per cercare di salvarsi da qualcosa -dice Ferro -. Nessuno è razzista avrei reagito così anche se al volante c'era un feltrino: quando un'auto ti entra quasi in casa hai paura». Le due versioni di quanto accadde quella notte sono diverse: è la parola di uno contro quella dell'altro. Deciderà il giudice.
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