Tria: «La manovra è da 36,7 miliardi. Bocciatura? Basata su stime obsolete»

Mercoledì 10 Ottobre 2018
Tria: «La manovra è da 36,7 miliardi. Bocciatura? Basata su stime obsolete»

Le misure della manovra valgono nel complesso 36,7 miliardi ed hanno un impatto positivo sul Pil, nel primo anno, di 0,6 punti percentuali. Sono le indicazioni fornite nella seconda audizione in parlamento del ministro dell'Economia Giovanni Tria che ha spacchettato gli interventi e il loro impatto sulla crescita e ha difeso il provvedimento sostenendo anche che la bocciatura da parte dell'Ufficio parlamentare di Bilancio sia stata formulata su parametri obsoleti.

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Ventidue miliardi in deficit. La manovra prevista dal Def sarà di 37 miliardi di cui 22 in deficit. «Nel suo complesso - spiega Tria - la manovra è quantificabile in un aumento dell'indebitamento pubblico di circa 22 miliardi di euro nel 2019». Per il 2019 inoltre la manovra prevede interventi di «copertura finanziaria per un ammontare complessivo di 15 miliardi di euro», tra tagli di spesa (per 6,9 mld) e aumenti di entrate.

Sette miliardi di tagli. Le coperture della manovra 2019 ammontano a 15 miliardi di euro, di cui 6,9 miliardi di tagli e 8,1 miliardi di aumenti di entrate.
Nell'anno successivo le coperture sono di 7,8 miliardi con un importo analogo di tagli e aumenti di entrate pari a 3,9 miliardi, nel 2021 4,7 i miliardi dovuti ai tagli e 5,2 miliardi alle maggiori entrate. Sono alcuni dei dati forniti dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria in audizione sulla Nota al Def dopo la bocciatura dell'Ufficio parlamentare di bilancio.


L'impatto. L'impatto sul tasso di variazione del Pil della manovra è di 0,6 punti percentuali nel 2019. Lo ha detto il ministro Tria che ha 'spacchettatò gli effetti delle misure. Nel 2019 l'Iva (costo 12,5 miliardi) spinge la crescita di 0,2 punti; reddito di cittadinanza e anticipo pensionistico costano 16 miliardi (+0,3 Pil); la flat tax 600 milioni (+0,1 Pil); gli investimenti 3,5 miliardi (+0,2 Pil); incentivi a investimenti e p.a. 1,8 miliardi (+0,1% Pil); spese indifferibili 2,3 miliardi (+0,1). Le coperture (6,9 mld tagli; 8,1 mld entrate) riducono il pil di 0,4 punti.

Flat tax e incentivi. Gli interventi previsti per la Flat Tax dal governo avranno un costo nel primo anno di soli 600 milioni, per poi salire a 1,8 milioni nel 2020 e a 2,3 milioni nel 2021: in totale 4,7 miliardi in tre anni. Sono alcuni dei dati indicati dal ministro dell'Economia Giovanni Tria in commissione Bilancio. Incentivi agli investimenti e all'innovazione, insieme agli interventi di spesa per il pubblico impiego, saranno finanziati con 1,8 miliardi nel 2019, un valore che sale a 3,2 miliardi nel 2020 e a 4,1 miliardi nel 2021, ha spiegato Tria che ha inserito questi interventi in un unico capitolo definito di «ulteriori misure espansive».

Tria difende la manovra. Tria ha difeso le previsioni della Nota al Def dopo la bocciatura dell'Upb e le critiche avanzate in Commissione Bilancio: 
«Il rispetto istituzionale va in tutte le direzioni. Le strutture tecniche del Mef non sono meno valide di altre. Le capacità tecniche e i modelli non credo siano inferiori a quelle di altri. Stiamo parlando del Ministero dell'Economia e delle Finanze e di strutture tecniche che non sono cambiate e che da anni fanno queste cose». «Ho dei dubbi - ha precisato - ma non nel senso di essere più prudenziali».

«Ciò di cui si dovrebbe discutere è unicamente il delta tra il quadro tendenziale e quello programmatico e non la misura in cui la previsione ufficiale si distacca dalle previsioni di analisti o istituzioni internazionali. Tali previsioni sono state pubblicate in tempi diversi e sulla base di informazione parziali e obsolete alla luce delle scelte di politica economica del governo», ha detto il ministro dell'Economia sempre in merito alla bocciatura della Nadef da parte dell'Upb e la pubblicazione delle stime del Fmi.

Rispondendo ai rilievi dell'Ufficio parlamentare di bilancio sul quadro programmatico, Tria ha insistito in particolare sul diverso 'conteggio' degli effetti del disinnesco delle clausole Iva. «Dalle osservazioni dell'Upb sembrerebbe che la maggior parte degli analisti abbia incorporato la completa disattivazione delle clausole Iva negli scenari elaborati già prima della presentazione della NaDef, prospettando un tasso di crescita del Pil reale intorno all'1,0 per cento», ha sottolineato il ministro. Non così per il governo. «In realtà nelle stime del Mef la disattivazione delle clausole Iva è incorporata nel quadro programmatico», ha spiegato ancora Tria, evidenziando che proprio il disinnesco avrà un impatto positivo sul Pil. A questo punto quindi, ha concluso, «il moltiplicatore delle altre misure risulta ben inferiore all'unità» ritenuta eccessiva dal panel di analisti a cui fa riferimento l'Upb.


Le tensioni sui mercati. «Sappiamo tutti che lo spread attuale ma anche quello dell'anno scorso non riflette e non rifletteva i fondamentali dal punto di vista della sostenibilità del debito. Il governo vuole recuperare la fiducia e cercherà di fare di tutto per recuperare la fiducia. Non possiamo però pensare: non abbiamo fiducia e allora non facciamo manovre di crescita. Nessun governo può porsi su questo piano», ha sottolineato il ministro in merito si timori per le tensioni sui mercati.

Il pareggio di bilancio. Il governo punta a spingere la crescita perché «un rallentamento dell'economia sotto l'1% mette in discussione la coesione sociale in un'economia molto provata da 10 anni». Ma «appena recuperate le variabili fondamentali si cercherà di intervenire per l'aggiustamento», ha risposto Tria a chi gli chiedeva la mancata indicazione nel Def della traiettoria per un pareggio di bilancio. «L'obiettivo era quello di fare una manovra espansiva, anche se su questo si può ovviamente dissentire». Tria ha anche spiegato che si tratta di una «manovra coerente con l'obiettivo della discesa del debito, che è calato dello 0,6% negli ultimi anni, una flessione più contenuta di quella indicata da noi».

Ultimo aggiornamento: 14:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA