Camera di commercio Le nozze con Udine saranno a tempo

Martedì 9 Ottobre 2018 di Davide Lisetto
Camera di commercio Le nozze con Udine saranno a tempo
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Era tutto già stabilito dall'accordo di Ferragosto siglato a Villa Manin di Passariano. Il patto per fare nascere la nuova Camera di commercio unificata Pordenone-Udine è stato ufficializzato ieri nel primo Consiglio camerale dei due territori regionali che di fatto ha sancito la nascita del nuovo ente. Una nascita che è stata benedetta dalla presenza del governatore regionale Massimiliano Fedriga (accompagnato dall'assessore alle Attività produttive, Sergio Bini) che si è prestato a fare da garante del patto. Con l'impegno di ottenere dal governo la competenza in materia di organizzazione delle Camere di commercio.
 
LE NOZZE A TEMPOIl matrimonio che si è celebrato ieri, infatti, con tutta probabilità sarà a tempo. Non appena - anche se in realtà ci vorrà oltre un anno - la Regione porterà a casa l'autonomia in ambito di organizzazione delle Camere l'assetto attuale potrebbe cambiare e si potrebbe tornare a tre enti territoriali: Trieste-Gorizia, Udine e Pordenone. Gli sposi, dunque, divorzieranno per tornare ai due enti separati. Il presidente Fedriga sui tempi del negoziato con il governo al fine di ottenere l'autonomia è stato chiaro: «Il negoziato è cominciato. La prima questione sul tavolo con l'esecutivo nazionale è legata al tema dei finanziamenti. Poi passeremo a discutere delle competenze. E credo che, almeno questo è l'auspicio, quelle legate alle Camere siano più facili in ottenere in quanto sono a costo zero per il bilancio dello Stato». È probabile però che ci voglia circa un anno per giungere all'obiettivo. Fino a quel momento le due Camere saranno costrette a rimanere insieme. Il Consiglio unificato di ieri ha eletto il nuovo presidente, l'udinese Giovanni Da Pozzo. A proporlo allo stesso parlamentino (si è votato con voto palese e il neopresidente è stato eletto all'unanimità) è stato il presidente di Unindustria, Michelangelo Agrusti, con Da Pozzo e gli udinesi il vero artefice del patto. «Faremo di tutto per stare insieme e per dare risposte ai tre quarti del mondo delle imprese che ora rappresentiamo. Avremo il tempo di fidarci di più e di conoscerci. In modo che se, tra uno o al massimo due anni, torneremo autonomi lo faremo andando d'accordo». E sul futuro assetto, quando le competenza saranno della Regione? Fedriga ha ripetuto ciò che aveva già chiarito: «Non ci sarà alcuna scelta e imposizione dall'alto. Saranno le categorie a decidere se vorranno uno, due o tre enti». Difficile, invece, che si arrivi all'ipotesi della Camera unica, ormai esclusa da tutti.
LA GIUNTAIl primo Consiglio-lampo (che è durato poco più di mezz'ora) si è chiuso con la sola elezione del presidente. Mentre per l'elezione del vice e della giunta ci si è dati appuntamento all'inizio di novembre. In ogni caso, anche su questo capitolo, tutto è scritto e stabilito nel patto di Villa Manin. Il vicepresidente sarà il pordenonese Giovanni Pavan, che da ieri ha perso la presidenza della Camera di Pordenone che non esiste più. Nella giunta paritetica - nel senso che quattro saranno gli esponenti pordenonesi e quattro quelli udinesi - con Pavan siederanno Silvano Pascolo, Alberto Marchiori e Marco De Munari in rappresentanza della categorie produttive. Gli esponenti espressi da Udine, oltre al presidente Da Pozzo, saranno invece: Anna Danieli Marechi (per Unindustria), Licia Piu (per Confapi) e Eva Seminara (per Confartigianato). Presidente del Collegio dei revisori il commercialista pordenonese Andrea Martini. E sulla nascita della Libera Camera delle categorie che sarà costituita oggi da parte di Da Pozzo nessun imbarazzo: «Il nome mi affascina anche perché - ha ricordato il neopresidente carnico - mi fa tornare in mente la Repubblica libera della Carnia nata nella Resistenza». E a margine della prima seduta del Consiglio c'è stato anche il momento delle battute. Qualcuno chiede ad Agrusti se si sente lo sposo o la sposa. Il presidente degli industriali non si lascia scappare l'occasione per la battuta: «Questo mi sembra tanto un matrimonio omosessuale».
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