Mistero fitto sull'omicidio del park: tanti testimoni, il killer è un fantasma

Lunedì 1 Ottobre 2018 di Alessio Tellan
Mistero fitto sull'omicidio del park: tanti testimoni, il killer è un fantasma

 SACILE A una settimana di distanza dal delitto di Alessandro Coltro restano ancora i misteri. Non è ancora stata fatta chiarezza sui motivi e sugli autori del delitto, anche se emergono alcuni dettagli rispetto alle prime ore successive al tragico fatto di sangue. Quattro colpi diretti in testa di cui solo uno mortale rendono la scena agghiacciante nel contesto del boschetto di betulle e noccioli in cui martedì sera è stato rinvenuto il cadavere. Alessandro infatti viene descritto da tutti come una persona buona e gentile: allora perché eliminarlo? Il clima che si respira a Sacile è soprattutto di incredulità per quello che è accaduto a una persona ritenuta da tutti buona e con una vita senza lati oscuri.

LA SUA CITTÀ In piazza, nei bar, nelle strade della periferia apparentemente tutto prosegue come sempre, ma in realtà tra un discorso e l'altro c'è chi si interroga e vuole avere delle risposte. Non solo gli amici e i familiari - ancora molto provati dalla vicenda - ma anche i conoscenti: «Chi l'ha ucciso? Perché? Come si è arrivati al delitto?», sono le domande più ricorrenti. Ma soprattutto: «Era davvero Alessandro l'obiettivo degli assassini?». Si fa davvero fatica a comprendere questa ferocia in un contesto cittadino così tranquillo come quello liventino. Nel frattempo, nella pagina Facebook Sei di Sacile se, spunta l'appello del veneziano Federico Terrin Ferrin, storico amico della vittima. «Collaboriamo - esorta - a rendere giustizia a un uomo buono. Lo dobbiamo a lui, alla sua dolcissima figlia e a tutti quelli che l'hanno conosciuto, stimato e amato. Se qualcuno ha visto o era a conoscenza di qualche risvolto della sua vita riguardante l'ultimo periodo vada a riportarlo alle forze dell'ordine». Un messaggio condito da tanta amarezza: «A giudicare dagli eventi pare si sia trattato di un'esecuzione. Una persona così buona, che amava la figlia, non può essere entrata faccende poco trasparenti», continua a ripetere Federico. Che racconta: «Ci eravamo conosciuti ancora una ventina di anni fa. Lui veniva a Padova perché aveva una compagnia nel quale si trovava anche la sua futura moglie. Da lì avevamo mantenuto i contatti anche se negli ultimi anni c'eravamo leggermente persi. Non lo vedevo da almeno un anno, mentre l'ultima volta che ci siamo sentiti via messaggio, nei mesi scorsi, quando gli ho scritto le condoglianze per la morte del padre. Alessandro mi aveva ringraziato e mi aveva proposto di ritrovarci per andare a bere una birra. Avrei accettato volentieri, ma a causa dei miei impegni lavorativi non sono riuscito a ritrovarlo. Purtroppo non potrò bere più quella famosa birra con lui» commenta amaramente Federico, che aggiunge: «Chi sa qualcosa lo dica, perché l'omertà non prenda il sopravvento».

TESTIMONI Per la verità nelle ore e nei giorni successivi all'uccisione di Alessandro Coltro sono state parecchie le persone che si sono spontaneamente rivolte ai carabinieri ritenendo di avere degli spunti di indagine. Sarebbero state fornite indicazioni a cui gli investigatori stanno cercando di trovare riscontro e sulle quali vi è il massimo riserbo. In molti, da quanto trapelato, avrebbero fatto comunque intendere che quella di Alessandro era una vita senza sbavature.

    

Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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