Mattanza all'addio al celibato. L'ultima corsa di Igor per sfuggire alla lama: braccato dal killer

Lunedì 1 Ottobre 2018 di Angela Pederiva
Igor Ojovani, la vittima, e a fianco lo sposo e un amico
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VILLORBA (TREVISO) - Corri Igor, corri. Come quando eri una giovane promessa della Trevisatletica e sulla pista di Marcon segnavi i tuoi personali: 12.41 sui 100 metri e 25.35 sui 200. Anche se questa non è più una di quelle staffette, perché siete in cinque e non state sudando: sanguinate e scappate nel piazzale sotto la casa di un amico che sta per sposarsi (FOTO), inseguiti da due ceffi e dalle loro lame, gran brutto finale per una bella giornata festosa. Ma avevi un destino da velocista, non da ostacolista, così addosso a quel muretto cadi per l'ultima volta e non ti rialzi più, ucciso a 20 anni da una coltellata alla schiena che non ti lascia scampo (I NOMI DEGLI AGGRESSORI). Finisce qui il racconto di un addio al celibato sfociato in delitto all'arma bianca (Cosa ha scatenato la follia? LEGGI), l'ultimo sabato di settembre a Villorba, quando il profumo dell'estate se ne va per sempre lasciando il posto all'odore della tragedia.

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LA TESTIMONIANZA ---> «Ci inseguivano come topi, sono vivo per miracolo»
LA SCINTILLA ---> Cosa ha scatenato la follia
I NOMI DEGLI AGGRESSORI ---> Fermati i due accoltellatori: chi sono
 

 


Il giorno dopo, sul selciato del residence Molinella basta seguire la scia di sangue per ripercorrere il terrore che l'altra notte deve aver vissuto Igor Ojovanu, un passato in Moldavia e un presente di studente-lavoratore nella  Marca: iscritto al quinto anno serale dell'istituto professionale Giorgi a Treviso, faceva l'elettricista a Frescada di Preganziol. «Era un bravo ragazzo, molto amichevole, non ha mai fatto niente di male», lo ricorda Denis, un connazionale che ora sosta davanti a un mazzo di girasoli gialli e gigli bianchi, fra i lumini rossi di Padre Pio e i ceri bianchi di Santa Rita. C'era anche lui sabato a Breda di Piave, alla grigliata per festeggiare il matrimonio di Ion Bagrin con la sua Diana, fissato per il 13 ottobre a Vedelago. «Poi aggiunge l'amico verso le 20.30 ci siamo divisi». Una quindicina di loro sono arrivati qui, fra questi palazzi gialli e rosa, aspetto distinto e viavai continuo. «Un'area indubbiamente residenziale e apparentemente tranquilla dice il sindaco leghista Marco Serena ma con una particolarità: è la zona del territorio comunale più soggetta ai cambi di residenza, visto che la stragrande maggioranza degli appartamenti è in affitto e gli abitanti cambiano con rapidità. Siccome sono state segnalate situazioni sospette di prostituzione e presenze di soggetti pericolosi, so che i passaggi delle forze dell'ordine sono frequenti. Ma una follia del genere, questa no, mai». 

LE FOTO GOLIARDICHE
I ragazzi stavano fuori dal condominio in cui abita il promesso sposo. Suo fratello Stefan era salito nell'appartamento per prendergli dei vestiti con cui cambiarsi, dopo le foto goliardiche del pomeriggio, per andare a continuare la serata in un bar del centro. Giù nel frattempo erano rimasti gli altri, tra cui Stefano Lungu che ama i videogiochi e Valentin Olaru che porta gli occhiali. Eccone qua metà, una lente e mezza stanghetta, perse durante la fuga e la mattanza. «Intorno alle 20.45 avevo visto il gruppetto che scherzava e rideva riferisce un inquilino credo che si stessero accordando per il dopo cena. Ma un'ora e mezza più tardi, mentre stavo guardando un film, ho sentito le urla. Sono uscito in terrazza, c'erano tutti quei ragazzi che gridavano forte e correvano dappertutto».

GLI SCHIAMAZZI
Le immagini dell'orrore non arrivavano dal piccolo schermo, il terrore e la morte erano in corso nel parcheggio comune. A scatenarli quella che in altri contesti sarebbe stata una banale lite condominiale, gli schiamazzi di un gruppo di ventenni in una sera di festa, ma che qui invece è diventata una contesa di territorio, i moldavi in cortile contro l'albanese e il romeno sul balcone, due trentenni ospiti di un'altra romena in un alloggio al primo piano. Smettetela di fare cagnara, ma cosa ve ne importa a voi, adesso scendiamo e vi diamo una lezione, ma come vi permettete: secondo la ricostruzione dei carabinieri, dev'essere andata più o meno così. «Un rimprovero, un insulto, una parola ha tirato l'altra e sono spuntati i coltelli», ricostruisce il tenente colonnello Roberto Crisafi, comandante del reparto operativo di Treviso.

LE CHIAZZE
Sulla chat della compagnia è apparso un messaggio inquietante: «Aiuto, due uomini ci stanno inseguendo».
Come ha letto quelle parole su WhatsApp, Stefan Bagrin è tornato giù, cercava il fratello Ion e glialtri amici ma subito non li trovava, poi ha visto che si erano nascosti in un giardinetto sul retro. Era buio, è stato il caos. Le vistose chiazze di sangue sulle mattonelle documentano una fuga disperata: i moldavi hanno cercato di dileguarsi fra il marciapiedi e le auto, ma l'albanese e il romeno li tallonavano e li pugnalavano. Una scena che indigna Gianantonio Da Re, segretario nazionale della Liga Veneta, la cui sede è pochi metri più in là: «La criminalità dell'Est Europa non è come quella nostrana, questi per un nonnulla tirano fuori il coltello e ti ammazzano. Adesso però basta, i colpevoli devono essere condannati ed espulsi». Uno dopo l'altro, sono stati colpiti in cinque: Ion, Stefan, Valentin, Stefano. E pure Igor, lo staffettista della 4X100, fermato da un fendente sferrato vigliaccamente alle sue spalle, dopo cinquanta passi nel sangue. «Adesso piange un'amica accendendo una candela starà correndo in Paradiso».

Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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