Inchiesta migranti a Bagnoli e Cona, altri due viceprefetti indagati

Venerdì 28 Settembre 2018 di Marco Aldighieri
Inchiesta migranti a Bagnoli e Cona, altri due viceprefetti indagati
17
PADOVA - Lo scandalo sui migranti si sta allargando a macchia d'olio e su un doppio binario. C'è il fronte padovano, dove la procura aggiunge al registro degli indagati anche l'allora vice prefetto di Padova Alessandro Sallusto, e c'è quello veneziano, in cui emerge un nuovo filone che vede, tra gli iscritti nel fascicolo del procuratore aggiunto D'Ippolito, anche il prefettovicario Vito Cusumano, n. 2 dell'avamposto lagunare del Governo in piena emergenza migranti e attuale commissario prefettizio della provincia di Bolzano.
Sallusto è finito nel filone bis dell'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Sergio Dini che ha acquisito il fascicolo madre dal pubblico ministero Federica Baccaglini. L'ex vice prefetto padovano è accusato del reato di rivelazione dei segreti d'ufficio. Simone Borile, il guru della gestione dei centri di accoglienza e gestore di Ecofficina Educational (ora Edeco) aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali sarebbe stato presente anche il vice prefetto. Indicativa è l'intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra Sallusto e Simone Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un'ispezione dell'Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice Prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ma il vice prefetto aveva avvisato anche un'altra volta i capi di Ecofficina di un controllo alla Prandina il 25 settembre del 2015. Sallusto in quell'occasione chiama al telefono Sara Felpati, moglie di Borile: «Sono in una struttura di via Cave per una ispezione e gli ispettori ministeriali in mia compagnia vogliono visionare il centro della Prandina in giornata... ma non c'è da preoccuparsi, è solo per conoscere il campo profughi e non si tratta di una ispezione ufficiale». Terminata la telefonata Felpati chiama subito il marito per organizzare un immediato sopralluogo alla Prandina prima dell'arrivo degli ispettori. Una curiosità: Sallusto ora è in forza alla Prefettura di Bologna, insieme alla funzionaria Tiziana Quintario anche lei ex di Padova e anche lei indagata, e a Patrizia Impresa all'epoca prefetta nella città del Santo.
Intanto ieri mattina i carabinieri del Nucleo investigativo euganeo, coordinati dal tenente colonnello Giovanni Garrasi, hanno effettuato un blitz nelle Prefetture di Padova e di Venezia per acquisire documenti relativi ai centri di Bagnoli di Sopra e di Cona, ma anche dell'ex caserma Prandina in pieno centro a Padova. Si tratta di carte relative alla conduzione dei tre Hub per l'ospitalità ai migranti. Nei giorni scorsi poi il pubblico ministero Dini ha sentito alcune persone impiegate come operatori nel centro di Bagnoli e all'ex Prandina. Documenti nella Prefettura lagunare sono stati acquisiti nei giorni scorsi anche dalla Guardia di Finanza veneziana. E nel centro lagunare un vice prefetto e un alto funzionario sono indagati e accusati del reato di frode nelle forniture pubbliche. I primi finire nei guai nel filone padovano dell'inchiesta, oltre ai già citati Simone Borile e Tiziana Quintario, erano stati l'allora vicario della Prefettura Pasquale Aversa, il presidente della cooperativa sociale Ecofficina Euducational (ora Edeco) Gaetano Batocchio, Sara Felpati moglie di Borile, il consulente del lavoro Marco Zangrossi e l'operatore Simone Costa. Ecofficina ha gestito fino al 2017, in via quasi esclusiva, i centri di accoglienza dei migranti nel Padovano, come l'ex caserma Prandina e il centro di Bagnoli di Sopra nonché quello di Cona, in provincia di Venezia. Le accuse, contestate a vario titolo in concorso e con aggravanti, vanno dalla turbata libertà degli incanti alla frode nelle forniture pubbliche, dalla truffa alla corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, fino all'induzione indebita, alla rivelazione di segreto d'ufficio, al falso. Nel mirino degli inquirenti sono finiti, in particolare, due appalti del 2016. Uno da 16 milioni di euro per 1.700 posti e l'altro da quattro milioni per 500 migranti. La figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata alla gestione dei migranti e alla predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Borile dice «la mia donna in Prefettura». Sulla scorta di questo e di altri elementi, i magistrati sospettano che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop «amica». Ma non solo. I pm ipotizzano un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop.
IL FRONTE VENEZIANO
Per quanto riguarda Venezia, a gennaio, quando era scoppiato il bubbone-immigrati in laguna, gli indagati erano sei: quattro (Gaetano Battocchio, Simone Borile, Sara Felpato e Annalisa Carraro della cooperativa Edeco) per associazione per delinquere finalizzata alla frode in forniture, a cui si aggiungevano le due funzionarie della prefettura Paola Spatuzza e Rita Francesca Conte per rivelazione del segreto d'ufficio. A questi nomi si sarebbe aggiunto oggi Vito Cusumano, con un filone bis dell'inchiesta legata agli appalti. Era stato lui a gestire, nei periodi in cui l'hub era arrivato ad ospitare anche 1.500 richiedenti asilo, l'intera partita dell'accoglienza. Per questa ragione, ora, gli inquirenti hanno deciso di investigare sul suo operato.
 
Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci