Il mistero dell'incontro lontano da testimoni. L'ombra di una vendetta

Giovedì 27 Settembre 2018 di Cristina Antonutti
Il mistero dell'incontro lontano da testimoni. L'ombra di una vendetta

PORDENONE - Una vita rispettabile, tanti amici a Sacile, una famiglia che amava. Chi poteva far del male ad Alessandro Coltro? Gli investigatori stanno ricostruendo la sua vita attraverso le testimonianze dei parenti, degli amici più intimi e dei colleghi di lavoro.

IL DELITTO Trovato morto in un parcheggio

La sua abitazione, un appartamento all'ultimo piano di una elegante palazzina in via Liruti 7 a Nave di Fontanafredda, è stata perquisita in due tempi. È stata la madre di Alessandro, Liviana Mores, a portare le chiavi ai carabinieri affinchè cercassero qualche indizio utile a far chiarezza sulla tragica morte del figlio. Sono stati sequestrati documenti e strumenti informatici il cui contenuto dovrà essere attentamente esaminato. Una telefonato, un messaggio, una mail o un documento potrebbe far imboccare la pista giusta. Al momento gli investigatori sono molto cauti. Il maggiore Pier Luigi Grosseto non si sbilancia e anche il comandante della Compagnia di Sacile, Michele Grigoletto, è molto prudente. Ogni testimonianza viene analizzata e confrontata con informazioni raccolte soprattutto tra le persone che Coltro frequentava a Sacile e per motivi di lavoro legati alla società di Chirano in cui operava.

 
I dati che saranno estrapolati dal telefonino della vittima e dai tabulati telefonici saranno fondamentali, permetteranno di ricostruire le ultime ore di vita di Coltro, i suoi contatti e i suoi incontri. Anche il luogo in cui è morto assume una certa rilevanza. Chi gli ha dato appuntamento lo ha convocato nel punto più appartato del parcheggio. È buio e non ci sono telecamere. Coltro e il suo assassino sono entrati nel boschetto facendosi largo tra un varco aperto tra la folta vegetazione. All'interno c'è uno spiazzo: foglie secche, rovi, ramaglie, piante infestanti, sacchi pieni di rifiuti, bottiglie di vetro vuote e cartoni di vino. È lì che è stato trovato il corpo del 48enne. Doveva soltanto parlare con il suo interlocutore? Dovevano scambiarsi qualcosa lontano da eventuali testimoni? O è stato attirato in una trappola?
Coltro era incensurato, un uomo tranquillo che non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Il sospetto è che possa essere rimasto vittima di un regolamento di conti relativo a qualche affare che non è andato a buon fine. Il riflettore è puntato sulla vita lavorativa, sulle sue relazioni, su eventuali investimenti e le frequentazioni dell'ultimo periodo. Lunedì sera, nel boschetto che si trova tra il centro commerciale delle Sorelle Ramonda e la pizzeria-ristorante Parco, potrebbe aver sottovalutato il suo interlocutore, altrimenti non lo avrebbe seguito in un luogo che fino a poco tempo fa era stato il rifugio di un gruppo di immigrati. Gli investigatori escludono che sia stato trascinato lì dentro dopo il delitto, perchè non ci sono tracce di sangue nel parcheggio, le uniche sono in corrispondenza delle foglie in cui si trovava il capo di Coltro. Il bossolo calibro 22, inoltre, è stato trovato vicino al corpo. Non si può nemmeno escludere che il 48enne possa essere stato costretto a inoltrarsi tra la vegetazione sotto la minaccia di un'arma.
Ieri i carabinieri hanno acquisito le immagini delle telecamere installate nelle attività commerciali delle Sorelle Ramonda e del supermercato Bingo. Purtroppo non ci sono obiettivi puntati verso l'auto di Coltro. Ci vorrà qualche giorno per esaminare le registrazioni e accertare se, da qualche altra angolatura, siano state inquadrate la macchina della vittima e della persona (o persone) con cui aveva appuntamento lunedì sera. Ulteriori ricerche saranno fatte lungo la statele 13 nel tentativo di ricostruire gli spostamenti di Coltro e intercettare auto sospette. Sono dati che verranno poi incrociati con i tabulati telefonici.
C.A.

Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 19:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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