Fuga dei medici dagli ospedali: via in 58 l'anno scorso

Venerdì 21 Settembre 2018 di Francesco Campi
Gli ospedali polesani perdono personale
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ROVIGO - Una vera e propria migrazione di massa, che non sembra trovare argini. La fuga dei medici dagli ospedali polesani assume dimensioni sempre più patologiche. Certo, non si tratta di un caso isolato, perché come lamenta l’Anaao-Assomed, l’Associazione medici dirigenti, in tutta Italia «il livello delle condizioni di lavoro cui oggi sono costretti medici e dirigenti sanitari dipendenti, registra un inarrestabile peggioramento, che sta alimentando la fuga dagli ospedali, non più competitivi nei confronti della sanità privata e di quella convenzionata».
 
Il Veneto non solo non fa eccezione, ma fa registrare un’emorragia costante. La mancanza di 1.295 specialisti nel sistema sanitario pubblico regionale è stata messa nera su bianco dalla Regione stessa. Non è solo o soltanto un problema di carenze, ma anche di continui abbandoni. In questo il Polesine ha numeri esorbitanti. Nel 2017, infatti, sono andati in pensione 24 medici e questo ci può stare. A loro, però, si aggiungono due medici ai quali è scaduto il contratto, otto che hanno chiesto e ottenuto di essere trasferiti altrove, ben 23 che si sono dimessi seguendo l’iter e uno che si è licenziato immediatamente. In tutto, 58 medici che hanno salutato la sanità pubblica.
Nei primi quattro mesi del 2018 il trend non è stato diverso: sei pensionamenti, un trasferimento e ben 17 dimissioni volontarie. A questi si aggiunge il lutto che ha colpito la sanità polesana, con la scomparsa della dottoressa Antonella Andreotti, una delle più affermate specialiste della chirurgia laparoscopica, punto di forza dell’ospedale di Rovigo. La fuga è continuata anche dopo aprile, con altri 14 medici che avrebbero fatto le valigie. E altri che lo faranno a breve, come si legge nelle determinazioni dirigenziali pubblicate martedì scorso sull’albo dell’Ulss: hanno comunicato la risoluzione del rapporto di lavoro per recesso volontario un dirigente medico di psichiatria da metà ottobre e un altro dal primo gennaio, mentre un dirigente medico di medicina interna, seppur già in aspettativa per un incarico in un’altra azienda, si trasferirà a Catanzaro.
Tutto questo senza contare infermieri, operatori sociosanitari e tecnici. L’Ulss 5 ha cercato di tamponare l’emorragia procedendo con una lunga serie di concorsi, ma anche questa strada si è rivelata più in salita del previsto, al punto che è stata costretta a esternalizzare il servizio che riguarda i medici del 118 per Trecenta e Adria. Già a dicembre, si legge nella delibera del 2 marzo del direttore generale Antonio Compostella, «era stato evidenziato che nonostante l’azienda avesse utilizzato tutti gli strumenti di reclutamento ordinari per l’acquisizione di medici nelle aree più critiche, nel rispetto dei vincoli di spesa, la carenza di professionisti in talune specialità di rilevanza primaria ha determinato una grave contrazione degli organici, in quanto agli avvisi-concorsi pubblici indetti, partecipa un numero di specialisti insufficiente a soddisfare il fabbisogno, non riuscendo, in certi casi, a garantire nemmeno il turn-over».
Il tema è stato a centro di un’interrogazione del gruppo regionale del Pd dello scorso 19 aprile, firmata dai consiglieri Azzalin, Fracasso, Moretti, Sinigaglia, Zanoni e Guarda, nella quale si chiedeva al presidente Luca Zaia «quali azioni e misure intende realizzare e introdurre per risolvere il gravoso problema del sovraccarico di lavoro di guardia medica notturna nell’ospedale di Rovigo e in generale, della fuga di personale medico dalle strutture dell’Ulss 5, a tutela dell’incolumità dei pazienti e del diritto dei lavoratori».
«Il dato del primo quadrimestre 2018, che deporrebbe per un trend in aumento del fenomeno delle uscite complessive - si legge nella risposta, arrivata attraverso il carteggio con il direttore Compostella - è dovuto, per le percentuali maggiori, alla tipologia di “dimissioni volontarie”, che comprendono le quiescenza anticipate, rese possibili dalle recenti disposizioni normative in materia previdenziale».
Si spiegava, poi, che la fuga verso il privato risultava per un solo caso e che «i dati si possono considerare fisiologici nell’ambito del naturale processo di turn-over dei professionisti medici all’interno dell’azienda, tenuto conto anche dell’età media degli stessi: 47,9 anni per le donne, 53,5 anni per gli uomini. L’Ulss 5 ha sempre attivato tempestivamente le richieste di autorizzazione regionale. necessarie al reintegro delle cessazioni (accolte nella quasi totalità dei casi), nonché le conseguenti procedure concorsuali, a volte anche garantendo la continuità assistenziale mediante il ricorso ad altre tipologie contrattuali».
Ad aprile risultavano in corso le procedure per le assunzioni per 13 medici e la richiesta di attivare i bandi per altri 37 posti scoperti.
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