Corpo dimenticato in obitorio: sepolto a 10 mesi dalla morte

Mercoledì 19 Settembre 2018 di Diego Degan
Corpo dimenticato in obitorio: sepolto a 10 mesi dalla morte
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CONA (VENEZIA) - A lungo dimenticato, sepolto soltanto dieci mesi dopo la marcia che avrebbe dovuto dargli dignità e invece l'ha portato a morire. Salif Traorè, 35 anni, per quasi un anno è rimasto in una cella frigorifera dell'obitorio di Piove di Sacco (Pd).



Centinaia di giovani migranti si erano diretti, a piedi o in bicicletta, verso la Romea, con l'idea di arrivare a Venezia e rimanere lì fino a quando qualcuno non avesse preso in considerazione le loro richieste contro il degrado dell'ex base missilistica di Conetta. Per questo, il 14 novembre, Salif, proveniente dalla Costa d'Avorio, insieme agli altri, ha iniziato quella marcia, che non ha mai finito. La seconda notte della protesta, quando i migranti si sono fermati a Codevigo, nel buio di una strada arginale che percorreva in bicicletta,  è morto, investito da un'automobilista che non lo aveva visto. Un incidente, hanno stabilito le indagini. Nel giro di pochi giorni, la marcia, con il suo forte impatto sull'opinione pubblica, avrebbe portato a una diminuzione, senza precedenti, del numero dei migranti di Conetta, ma di Salif nessuno si è più ricordato. Forse anche il fatto che, poco dopo, tutti i promotori della marcia furono dispersi. Morto sulla pubblica via, senza familiari in Italia, sarebbe toccato al Comune di Codevigo farsi carico del funerale. «Ho dato disposizione in questo senso agli uffici comunali dice l'ex sindaco Annunzio Bellan mettendo a disposizione anche il cimitero per la sepoltura. Per me si trattava anche di un dovere morale. Credevo fosse tutto a posto». Invece no. Ci si sono messi di mezzo la burocrazia e la campagna elettorale per le amministrative. A metà giugno, il nuovo sindaco, Francesco Vessio, si è ritrovato il problema sul tavolo. «Mi hanno chiamato dall'ospedale di Piove di Sacco racconta e mi sono stupito che la questione non fosse ancora risolta. Avevamo il nulla osta della prefettura, della magistratura ed eravamo in contatto con un'agenzia infortunistica che seguiva la pratica. Gli uffici mi hanno informato che, nei mesi precedenti, la cosa si era bloccata alla Farnesina: non si riusciva a mandare la salma in Africa e neppure a far venire i parenti in Italia. Allora ho preso contatto con l'Imam di Mestre e, tramite l'agenzia, con la famiglia, in Africa. C'è voluto del tempo ma, alla fine, abbiamo concordato per un funerale, con rito islamico a Marghera. Forse ci abbiamo messo qualche settimana in più ma volevo che fosse rispettata la volontà della famiglia e il credo religioso del morto. Aggiungo che, come amministrazione comunale, eravamo ben disposti a ospitare il morto nel nostro cimitero. Poi, i particolari li ha curati l'agenzia e, anche per ragioni pratiche, la sepoltura è avvenuta a Marghera». Così Salif «marito di due mogli e padre di due bambini» ricorda l'amico Kaba, ha trovato, finalmente, riposo.
IL POST«Il 12 settembre abbiamo sepolto Salif Traoré, uno di noi, un fratello, un guerriero, morto durante la marcia della dignità». Il post è comparso su Facebook qualche giorno fa, per mano di Kaba, un amico di Salif e condiviso dal sindaco di Cona, Alberto Panfilio. «Ricordo . dice il sindaco di Cona - che, all'epoca, qualche amministratore aveva definito feccia umana questi ragazzi. Non so se sia stato per questo». Forse anche il fatto che, dopo, tutti i promotori della marcia erano stati allontanati da Conetta, dispersi per il Veneto e l'Italia, mentre Salif era rimasto in una cella frigorifera dell'ospedale di Piove di Sacco. Qualche settimana fa un medico ha chiamato Panfilio. «il corpo si sta decomponendo, bisogna fare qualcosa» e il sindaco di Cona ha chiamato la Prefettura di Venezia che si è attivata con la comunità islamica. 
Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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