Stop al gioco d'azzardo in Veneto. Arriva la tassa per i bar con le slot

Domenica 16 Settembre 2018
Stop al gioco d'azzardo in Veneto. Arriva la tassa per i bar con le slot
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I bar che hanno le macchinette dove tanti anziani e troppe donne dalla mattina alla sera vanno a giocare, infilando monetine a raffica nella speranza di incappare in un tris, dovranno pagare tasse più alte: per gli esercenti che ospitano slot e apparecchiature da gioco l'Irap sarà maggiorata dello 0,92 per cento. Non solo: le sale da gioco non potranno avere aperture ininterrotte. E, soprattutto, sarà vietata la pubblicità delle vincite. Sono alcune delle misure che entreranno in vigore in Veneto appena il consiglio regionale approverà il disegno di legge varato dalla giunta. Un provvedimento che - come spiega l'assessore al Sociale, Manuela Lanzarin - vuole porre un freno al gioco d'azzardo, ormai diventato un'emergenza. Tant'è che per chi non rispetterà queste nuove regole ci saranno sanzioni pesanti: fino a 6mila euro.
 
I DATII numeri forniti ieri dall'assessore Lanzarin derivano dalle anteprime del Libro blu dell'Agenzia nazionale delle Dogane e dei Monopoli. Eccoli. Lo scorso anno i veneti hanno speso in giochi e scommesse 6 miliardi e 106 milioni, ben 276 milioni in più rispetto al 2015. Tanto per avere un idea, nel solo 2017 gli incassi dell'industria del gioco - tra videolottery e sale-bingo, agenzie di scommesse, lotto, Gratta&vinci e Winforlife - superano il costo per la realizzazione del Mose. Sempre lo scorso anno le circa 40mila macchinette che si trovano in bar, ristoranti e tabaccherie del Veneto hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro, cioè il 77 per cento delle scommesse complessive nel territorio regionale.
L'ANALISI«I dati dell'agenzia del Monopolio evidenziano un continuo incremento dei volumi del gioco d'azzardo dice l'assessore Lanzarin Il Veneto risulta essere la quinta regione in Italia, dopo Lombardia, Lazio, Campania ed Emilia Romagna. Ma schizza al terzo posto per cifre giocate alle cosiddette macchinette, Awp (più semplici e a basse giocate) e Vlt (di nuova generazione e con possibilità di vincite più lucrose), preceduto solo dalle più popolose Lombardia e Lazio. Senza rendersene conto, i giocatori abituali si sottopongono ad una sorta di prelievo forzoso, di cui beneficiano l'erario (per il 12 per cento, pari in Veneto a 765 milioni di gettito nel 2017), la filiera dell'industria del gioco (che ha guadagnato circa l'11 per cento del volume delle scommesse in Veneto) e la dea bendata, che redistribuisce il monte-premi secondo le regole dell'azzardo, per cui è il banco a vincere sempre».
C'è anche una geografia dei giocatori di macchinette: al primo posto gli abitanti del Polesine che lo scorso anno hanno scommesso 1470 euro a testa, seguiti da veneziani (1051 euro a testa, compresi neonati e centenari), veronesi (1114 euro), trevigiani (900 euro), padovani (792 euro), bellunesi (779 euro).
«Sono numeri allarmanti, perché slot e videolottery sono dispositivi elettronici che favoriscono un utilizzo compulsivo, isolano i giocatori e creano una vera e propria dipendenza patologica dice l'assessore Lanzarin Nel 2016 i giocatori problematici in Veneto risultavano essere 32.500 e i potenziali malati di gioco patologico sono stimati tra i 3200 e i 3700. Ma solo la metà di questi si rivolge ai servizi pubblici per chiedere un aiuto a uscire dalla spirale della ludopatia, ormai riconosciuta come vera e propria patologia da prevenire e curare».
LA LEGGEDopo aver varato lo scorso anno un piano regionale di prevenzione e contrasto in collaborazione con le Ulss, i Serd e le associazioni del territorio, stanziando 5,3 milioni (di cui circa 4 provenienti dal Fondo nazionale di contrasto al gioco patologico) per sostenere campagne di sensibilizzazione, formazione degli operatori, interventi di cura ed esperienze di mutuo-auto-aiuto, ora la giunta regionale del Veneto ha deciso di introdurre nuove misure attraverso un disegno di legge. Ecco cosa prevede il testo: distanze minime dei punti gioco dai luoghi di aggregazione sociale (300 metri nei comuni più piccoli, 500 in quelli con oltre 5 mila abitanti); stop alle aperture ininterrotte delle sale gioco; niente pubblicità di vincite; obbligo di vetrine trasparenti per le sale e le agenzie di scommesse; Irap maggiorata dello 0,92 per cento per gli esercenti che ospitano slot e apparecchiature da gioco. Non solo: i Comuni potranno individuare criteri per la dislocazione territoriale dei punti gioco e prevedere incentivi e forme premiali per gli esercenti che disinstallano macchinette. Ci sono anche le multe: chi non rispetta i divieti dovrà pagare sanzioni fino a 6 mila euro. Ma quando entreranno in vigore queste nuove regole? «Appena il consiglio regionale approverà la legge», dice Lanzarin. Se tutto va bene questione di qualche mese. (Al.Va.)
Ultimo aggiornamento: 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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