"Bianco e nero": la divesità ci nutre, manifesto antirazzista del panificio

Venerdì 14 Settembre 2018 di Lina Paronetto
La pubblicità del panificio Quaggiotto di Vedelgo
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TREVISO - Il manifesto ricorda, nei colori, nei contrasti, le vecchie e nuove campagne di Oliviero Toscani per Benetton. Il bianco e il nero, il volto familiare e quello esotico, l’italiano e lo straniero. Solo che stavolta non sono la pelle, o i capelli, a segnare la differenza, ma del semplice pane: la mollica, la crosta, due mezze pagnotte messe una accanto all’altra come a dare forma a un cervello, sotto la scritta “La diversità ci nutre”. Non è una pubblicità progresso di qualche ente lontano anni luce da noi, ma la nuova campagna di una realtà radicata da sempre nel territorio, i panifici Quaggiotto di Vedelago, fondati nell’ormai lontano 1952.
 
«Chi giudica la bontà solo in base al colore rischia di perdersi il meglio della vita – si legge in calce al manifesto – L’unica preferenza di colore che fa bene a tutti è quella fra i nostri diversi tipi di pane, sempre freschi e senza additivi, ognuno con proprietà e caratteristiche uniche». In un’epoca in cui di razzismo si parla quotidianamente, dal Parlamento al bar, un altro imprenditore trevigiano si schiera a favore della diversità. E il pensiero va alla pagina comprata a fine luglio sui quotidiani nazionali e locali da Paolo Polegato, titolare di Astoria Vini, che ritrae una giovane donna di colore sul sfondo verde, bianco e rosso e rossetto altrettanto tricolore. «Il messaggio che abbiamo voluto lanciare – sottolinea il presidente dei panifici Quaggiotto, Maurizio Quaggiotto – vuole promuovere un concetto positivo dell’essere diversi, perché la diversità è ricchezza e opportunità. Il pane è un simbolo perché è un alimento che non manca mai ed è presente in tutte le tavole dai poveri ai ricchi, dai bianchi ai neri. Il pane è di tutti». Alle spalle ben 66 anni di storia, a cavallo tra un secolo e l’altro, tra vecchio e nuovo millennio. I panifici Quaggiotto, nati nel 1952 dall’idea di Tiziano Quaggiotto e della moglie Noemi nella storica sede di Barcon di Vedelago, vedono oggi alla guida il figlio Maurizio, sotto la cui direzione l’azienda si è ampliata e modernizzata. Sessanta 60 dipendenti per un fatturato di 5 milioni di euro. Quindici i punti vendita a cui si aggiunge l’imminente apertura ad Istrana. 
Pane simbolo di bontà e semplicità, simbolo popolare che fa anch’esso i conti, negli ultimi anni, con i nuovi gusti dei consumatori: ingredienti ricercati, possibilmente biologici, farine grezze che aiutano a vivere meglio. Una rivoluzione del gusto e dell’attenzione alla salute che ha a sua volta ispirato l’idea di sottolinearla, la diversità. «La nostra società - continua Quaggiotto – aveva perso buona parte della propria cultura del pane e della conoscenza dei suoi ingredienti. Il pane di una volta era fatto con farine poco raffinate, con diversi semi e cereali. Era un pane rustico e scuro, saporito e nutriente. Ma con la modernità quel pane è diventato simbolo di povertà, e per molto tempo abbiamo preferito il pane bianco, impoverendo la varietà della nostra dieta. Oggi per fortuna stiamo recuperando quella cultura». E se anche il cibo produce cultura, perchè non sfruttarlo per mandare input positivi, come quello ideato dall’azienda di Vedelago. Che i “confini” in termini di materie prime li ha superati da un pezzo, visto che uno dei prodotti più venduti è il pane “Salus”, costituito da ingredienti di nicchia e insoliti come farina di lupini, miglio e granulato di mais tostato. Elementi che fino a qualche tempo fa neppure ci si sognava di chiedere al pane portato in tavola. Guardati inizialmente con sospetto e curiosità, e diventati ormai di consumo comune anche tra i “puristi” del pane tradizionale, con i clienti che entrano nei negozi aspettandosi continue novità.
Tanto che gli addetti ai lavori sanno che oggi è proprio la varietà dei prodotti offerti a marcare la differenza e a influire maggiormente sugli affari. Di contro, anche un’attività storica come quella di Vedelago ha le sue aspettative nei confronti dei clienti: “Una mentalità aperta e pronta ad assaggiare e gustare prodotti differenti dal solito, senza fermarsi davanti ad apparenze superficiali come il colore, ad esempio”. Facendo della diversità un valore, come la nuova campagna punta a far capire, mettendo uno accanto all’altro due tipi di pane ormai comuni nei cestini di casa così come in trattoria o al ristorante. E se essere agli antipodi funziona, sia pure sul bancone di un panificio o in tavola, chissà che non valga anche per molti altri aspetti del vivere quotidiano, come suggerisce quello slogan, “La diversità ci nutre”, utilizzato dalla Quaggiotto. Un nutrimento per la pancia e per la testa.
Ultimo aggiornamento: 19:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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