Fondi alla Lega, blitz in Lussemburgo, i pm a caccia dei pagamenti di Parnasi

Giovedì 13 Settembre 2018 di Valentina Errante
Fondi alla Lega, blitz in Lussemburgo, i pm a caccia dei pagamenti di Parnasi
«Lega c’abbiamo cento e cento» diceva Luca Parnasi al suo collaboratore alla vigilia delle elezioni dello scorso marzo. L’imprenditore che doveva costruire lo stadio di Roma, ma è stato arrestato a giugno per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al traffico di influenze, organizzava così le modalità di finanziamento ai partiti.

Nelle intercettazioni si compiaceva che il suo nome fosse legato al Carroccio. I soldi calcolati dai carabinieri destinati alla Lega raggiungono i 250mila euro nel 2015, ai quali si sommano altri 200mila destinati, nel 2018, alla Fondazione “Più voci” riconducile al Carroccio e presieduta proprio dal tesoriere Giulio Centemero. Sono le somme che la procura di Genova sta cercando di rintracciare, dopo la condanna per truffa aggravata ai danni dello Stato dell’ex segretario Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito. E non è un caso che adesso l’ordinanza di custodia cautelare e l’informativa dei carabinieri di Roma dell’inchiesta sullo stadio siano finiti sulle scrivanie della procura ligure, trasmessi dai colleghi della Capitale. I pm liguri, che la scorsa settimana hanno ottenuto dal tribunale del Riesame il via libera per rintracciare i fondi del partito, fino a 49 milioni di euro “ovunque e nella disponibilità di chiunque”, adesso vogliono capire quanto siano concreti gli elementi sulle dazioni di Parnasi e quale sia il rapporto tra il Carroccio e la Fondazione che incassava.

Non solo, i magistrati hanno anche aperto un fascicolo per riciclaggio. Per questo adesso sono volati, insieme alla Finanza in Lussemburgo, dove, durante il processo a Bossi, ma anche dopo, sarebbero finite le somme a sei zeri del partito. Potrebbe essere uno degli ultimi atti prima di procedere con un ordine di sequestro. Qualche giorno fa pm e avvocati avevano ipotizzato un sequestro progressivo, ipotesi del tutto respinta dal segretario Matteo Salvini. Lo scorso giugno la procura di Genova aveva già incaricato come consulenti gli ispettori della Uif di Bankitalia (Unità di informazione finanziaria) per ricostruire il percorso dei soldi del Carroccio.


LUSSEMBURGO 
Il sospetto che siano volati in Lussemburgo è più che concreto. All’indomani delle ultime politiche era stata l’autorità lussemburghese a bloccare per dieci giorni il trasferimento di tre milioni di euro che potevano essere riconducibili al Carroccio e ad avvertire le autorità italiane. Ma a marzo il fascicolo per riciclaggio era già stato aperto, perché a dicembre 2017, l’ex revisore dei conti del Carroccio, Stefano Aldovisi aveva presentato un esposto riferendo che, a fine 2012, quando Bossi non era più segretario, sui conti del partito c’erano 40 milioni tutti trasferiti all’estero. L’attenzione si è concentrata immediatamente sul Lussemburgo. In particolare su 10 milioni di euro che da Sparkasse di Bolzano erano finiti in un fondo fiduciario (Pharus). I pm vogliono ricostruire l’intreccio di società, associazioni e fiduciarie nate proprio durante il processo. In tutto si tratterebbe di una quindicina di enti. Tra queste anche “Più voci”, fondazione con sede a Bergamo finita negli atti della procura di Roma trasmessi a Genova.
Ultimo aggiornamento: 18:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA