Boom di alunni bengalesi e cinesi. Bambini italiani tutti in una classe

Giovedì 13 Settembre 2018 di Melody Fusaro
L entrata a scuola degli alunni dell'elementare Cesare Battisti mercoledì mattina a Mestre
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A ghettizzarsi, alla elementare Cesare Battisti di via Cappuccina, sono molte famiglie italiane che hanno deciso di rinunciare al tempo pieno. «Abbiamo scelto la classe a modulo perché sappiamo che è l’unica in cui i bambini italiani sono in maggioranza» spiegano molti tra i genitori degli alunni del primo anno, che ieri hanno inaugurato l’anno scolastico con la campanella delle 9.15. Anche quest’anno, insieme alla Grimani di Marghera e alla Silvio Pellico di via Kolbe, la Cesare Battisti resta la scuola in cui si concentra la presenza di bengalesi e cinesi.  
 «La nostra classe a modulo - confermano altri genitori nel cortile della Battisti - ha il 70% di italiani, nelle altre sezioni è, come minimo, il contrario. Si arriva anche al 90%. Ci siamo sentiti quasi obbligati a rinunciare al tempo pieno, scelto da tutte le famiglie bengalesi perché mia figlia esce dalla materna di questo istituto e nella sua classe 8 bimbi su 10 non parlavano l’italiano. All’asilo, mentre si gioca, è uno stimolo ma per iniziare a studiare temiamo si trasformi in un impedimento». Un’altra famiglia racconta di aver resistito alla tentazione di spostare la figlia: «Tre compagni di classe, nel passaggio tra prima e seconda, sono stati trasferiti dai genitori alla San Gioacchino. Noi vogliamo restare qui. Valuteremo però se questa sia una violazione della delibera del consiglio di istituto del 2017, che prevedeva il tetto del 40%».
A MARGHERA IN MINORANZA  Constatata la forte prevalenza di bengalesi anche in alcune classi della Grimani, in via Canal a Marghera, un gruppo di genitori del Bangladesh racconta di essersi riunito nei giorni scorsi: «Abbiamo chiesto ai nostri figli di parlare solo in italiano mentre sono a scuola, faremo attenzione». In 4.D sono 5 italiani su 20: «Sono arrivati tre nuovi compagni, due dal Bangladesh di cui una che parla solo inglese e una cinese, seguono le lezioni come possono» spiegano i genitori. «Da noi - aggiunge un’altra mamma - ci sono solo tre cognomi italiani ma tutti parlano perfettamente la nostra lingua». Non per tutti, soprattutto a Marghera, è un problema: «Noi amiamo questa particolarità della Grimani - spiegano tre mamme della 5.B - I bambini apprendono in fretta e non ci sono ritardi nel programma». Tre bengalesi (sempre più in fuga verso l’Inghilterra) hanno lasciato la classe: arrivati a Londra sono stati inseriti, per preparazione, in classi di bambini con un anno in più rispetto ai compagni italiani. Il protocollo per il 40% (con l’obiettivo 30) di tetto massimo di presenza di bambini di origine migratoria diventerà operativo dal prossimo anno scolastico. Quando è stato firmato da Comune, Ufficio scolastico regionale e Prefettura le pre-iscrizioni (che avvengono tra gennaio e febbraio) erano già state fatte. E comunque non è certo che sarà possibile renderlo efficace. 
PROTOCOLLO DISATTESO «Non c’è una ricetta pronta e non è semplice. Siamo i primi a provarci» commenta l’assessore Simone Venturini. L’attività di “convincimento” che è alla base della redistribuzione potrebbe scontrarsi con l’autonomia scolastica dei dirigenti e con il diritto all’istruzione. Servono poi soldi per potenziare il servizio di trasporto. «Partiremo con i nuovi inserimenti in corso d’anno - aggiunge Venturini -, indirizzando le famiglie, attraverso schede multilingua, verso scuole con una minor concentrazione di bambini di origine migratoria. Quest’anno non si vedranno gli effetti della redistribuzione ma cominceremo le attività e i laboratori di supporto. Dal prossimo anno scolastico, con il protocollo vigente già in fase di preiscrizioni, tenteremo di migliorare una situazione che interessa da almeno dieci anni sempre le stesse tre scuole». Un supporto potrebbe arrivare anche dalla Comunità islamica di Venezia: «Il problema della concentrazione esiste e riguarda tutti, i bambini italiani e anche quelli stranieri - spiega il presidente onorario Mohamed Amin Al Ahdab -. Noi siamo d’accordo con il tetto e con qualsiasi cosa favorisca l’integrazione, per il bene di tutti i bambini. Siamo a disposizione per collaborare con il Comune». Se scelgono le stesse tre scuole le ragioni sono le più ovvie: «Innanzitutto perché sono le scuole dei quartieri in cui vivono moltissime famiglie del Bangladesh. E poi sono in tanti a non avere l’auto quindi, anche volendo, è difficile spostarsi. Il resto, invece, è questione di passaparola».
Ultimo aggiornamento: 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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