Negozi chiusi la domenica, in gioco 12 milioni di clienti: il blitz aiuta solo l’online

Martedì 11 Settembre 2018 di Roberta Amoruso
Negozi chiusi la domenica, in gioco 12 milioni di clienti: il blitz aiuta solo l online

Sono almeno 12 milioni i consumatori “seriali” della domenica. Quelli che con lo shopping del week-end fanno girare un pezzo di affari dei negozi tradizionali, grandi e piccoli. Dove finirà questo fatturato se andrà in porto la proposta del governo sulle chiusure domenicali? Una certa cautela è d’obbligo, visto che il provvedimento è ancora da calibrare. Ma secondo le proiezioni del Codacons il settore delle vendite online sarà l’unico a beneficiare delle chiusure domenicali dei negozi. Si calcola che l’ incremento del giro d’affari possa arrivare a 2,7 miliardi. Vale a dire un 10% dell’attuale valore del mercato online. Non è poco. Ma visto che non è possibile immaginare un intero travaso degli acquisti dal settore tradizionale a quello on-line, saranno ben maggiori, in valore assoluto, le perdite da calcolare per le vetrine tradizionali che contano quasi 580 mila lavoratori domenicali, se si considera l’intero comparto del commercio, pari a circa il 30% di quelli occupati in tutti i settori. Insomma, si capiscono bene i timori della grande distribuzione che, proprio grazie alle aperture domenicali è riuscita a sostenere i consumi italiani negli anni puù bui della crisi.

L’AVANZATA DELL’E-COMMERCE
Ancora oggi i consumi sono in affanno. E crisi a parte, un effetto sui negozi fisici è dovuto alla maggiore incidenza dell’e-commerce sulle abitudini dei consumatori, che si stanno fortemente orientando verso questa opzione. Va detto che, nonostante la crescita a doppia cifra dell’online, anche quest’anno l’intero settore retail, arrivato a quota 216 miliardi di euro, conta 5 miliardi di vendite in meno rispetto al 2011. Ci vorrà probabilmente ancora qualche tempo per rivedere certe cifre. Secondo le proiezioni dell’ufficio economico di Confesercenti, le vendite di beni di online (quindi esclusi i servizi) rappresentano all’incirca il 4% delle vendite complessive nel 2017. Un valore ancora contenuto per l’Italia, destinato però a sfiorare il 6% nel 2020 grazie a una crescita di quasi il 70%. Siamo comunque ben lontani dalla penetrazione del fenomeno online all’estero, sebbene ormai il trend sembri segnato. 
«Nel 2018 l’intero settore on-line, tra beni e servizi, arriverà a un valore di 27 miliardi, con una crescita di oltre il 15%», spiega Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano. Si tratta di vendite che rappresentano il 6,5% dei consumi (trainati per circa il 25% dal settore informatica ed elettronica), ancora lontane dal 20% del mercato UK, il primo Paese per l’ecommerce, seguito a ruota dalla Germania, intorno al 14,5% e dalla Francia che si attesta al 12%». Persino gli Stati Uniti, patria di big come Amazon, non possono competere con il 14% di quota di mercato (e un valore pari a 438 miliardi di dollari), con la digitalizzazione degli inglesi che vantano un mercato da quasi 200 miliardi di dollari. E la Cina? È un mondo a parte visto che con i suoi 700 miliardi di dollari di vendite on-line nel 2017, hanno raggiunto in pochissimi anni il 15% di penetrazione del mercato dei consumi. «Basta dire che soltanto nel “black friday, a novembre, la Cina raccoglie in un solo giorno gli acquisti on-line fatti dall’Italia in un intero anno».

LE PROSPETTIVE
Nonostante la crescita a doppia cifra dell’online negli ultimi anni, in Italia la quota ad appannaggio dei negozi fisici rimane di assoluta maggioranza (oltre il 90%). Ma le aziende, e dunque anche la politica, non possono non tenere conto del trend in atto anche all’estero. L’aumento del numero di e-shopper a livello mondiale è inarrestabile stando ai dati del Politecnico di Milano. Le persone che utilizzano il web per effettuare acquisti sono passate da 1,66 miliardi del 2016 a quasi 2 miliardi nel 2018, e si prevede che entro il 2022 arriveranno a superare i 2,5 miliardi. Anche le vendite online seguono questo trend: nel 2017 hanno superato i 2.300 miliardi di dollari, e si stima che nel 2018 sull’online verranno effettuati acquisti per oltre 2.800 miliardi (con un tasso di crescita annuo del +23%). 

GLI ACQUISTI MADE IN ITALY
Nel 2017 i web shopper italiani – ossia i consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online nell’anno – sono 22 milioni e crescono del 10% rispetto al 2016.

Tra questi, gli acquirenti abituali – ossia i consumatori che effettuano almeno un acquisto al mese – sono 16,2 milioni e generano il 93% della domanda totale eCommerce (a valore), spendendo online in un anno, mediamente, 1.357 euro ciascuno. Gli acquirenti sporadici sono invece 5,8 milioni e spendono mediamente 284 euro all’anno. Ma è soltanto l’inizio per il nostro Paese.

Ultimo aggiornamento: 18:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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