A 8 anni sconfigge la leucemia, ma non può andare a scuola per i compagni no vax

Martedì 11 Settembre 2018 di Maria Chiara Pellizzari
Per l'alunno non suona la campanella
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TREVISO - Ha otto anni ma da domani, mentre tutti i suoi amici partiranno con lo zaino in spalla per il primo giorno di scuola, lui dovrà restare a casa. Già, perché Andrea, nome di fantasia che abbiamo scelto per raccontare questo caso senza renderlo identificabile, dopo aver sconfitto la leucemia non può sedere in classe insieme agli altri alunni. Il motivo? Alcuni di loro non sono vaccinati. Una situazione che per lui, sottopostosi a diversi trattamenti chemioterapici, potrebbe compromettere la salute. Per la scuola dell’obbligo del resto c’è tempo fino al 31 ottobre per presentare la documentazione che certifichi il completamento del percorso vaccinale dei bambini. E, mentre nel caso dei nidi e delle elementari la mancata presentazione della documentazione, in questo caso necessaria prima dell’inizio dell’anno scolastico, è causa di esclusione, alle primarie l’unica sanzione prevista dalla legge per i genitori che non abbiano vaccinato nei tempi i propri figli è il pagamento di una multa.  

La situazione in cui si trova Andrea e la sua famiglia, che abitano in provincia di Treviso, è assurda. A sollevare il caso è stata una dottoressa di Castelfranco, che ieri ha condiviso la questione, raccontando in forma del tutto anonima la storia di “Andrea” su Facebook. «Sono stordita. Incontro un’amica pediatra. Eravamo assieme in macchina un anno fa quando da Padova arrivò la notizia – ha scritto la dottoressa Oriana Maschio -: il bimbo con la febbre alta da sei giorni aveva un bruttissimo emocromo e si confermava la più terribile delle leucemie, il mostro che a noi medici fa venire i brividi: leucemia mieloide acuta. Lei iniziò a piangere: chissà se ce l’avrebbe fatta». Andrea è un bambino allegro, ha una famiglia che gli vuole bene e ha superato il grosso ostacolo che la vita gli ha messo davanti. «Oggi ho chiesto alla pediatra come sta Andrea, che ora ha otto anni- racconta la dottoressa Maschio - “Bene”! mi risponde con un sorriso, è stata dura ma ora sta meglio grazie al trapianto di midollo della sorellina di dieci anni». La dottoressa è felice: «Gioisco per lui, ha l’età di Edo, il mio amato nipote, campione di scala quaranta».
Ma ora c’è un altro problema. «Non possiamo mandarlo a scuola, ci sono cinque bambini non vaccinati nella sua classe e, vivendo in un paese non c’è alternativa, nell’altra classe ce ne sono altri tre». Ecco la questione di difficile soluzione, quasi un rebus, sottoposta dal medico alla pubblica opinione, sul web. Va precisato che essendo la dottoressa Maschio non solo medico, ma anche scrittrice, la sua versione è romanzata. Ma il caso è tutto vero. Il bambino, che da domani avrebbe dovuto andare a scuola, invece di raggiungere i suoi amici e compagni di classe come tutti gli altri, domani rimarrà con i suoi genitori. E non si sa fino a quando, perché nella sua classe effettivamente i bambini non sono tutti vaccinati. «Ma dico, siamo in un paese civile? Siamo nel 2018 ed esiste questa gente stupida che trova in politici imbecillì una voce, gente che sproloquia dimenticando che non pratichiamo più l’antivaiolosa – è l’opinione della dottoressa- visto che l’organizzazione mondiale della sanità ha confermato che l’ultimo caso di vaiolo al mondo risale al 1978». In astratto, se in tutte le altre classi ci fossero bambini non vaccinati, il bambino dovrebbe andare all’estero «a cercare una classe di bambini vaccinati raggiungendo un altro paese», ipotizza la dottoressa Maschio. 
«Questo è un caso che ancora non ci siamo trovati ad affrontare concretamente - chiarisce il direttore generale Uls Francesco Benazzi - Effettivamente è una situazione che può porsi per un bambino che abbia superato una leucemia o per altri bambini immunodepressi: è opportuno che non frequentino bambini non vaccinati. Le vaccinazioni sono fondamentali». Cosa fare? «Noi dobbiamo rispettare la normativa nazionale, non possiamo escludere i bambini non vaccinati dalle elementari. Ma abbiamo la possibilità di garantire l’immunità al bambino». L’Uls dispone dell’ “anagrafe dei bambini vaccinati”. «La pediatra, valutata la situazione, in un caso del genere potrebbe contattare l’Uls per trovare insieme una soluzione, individuando una classe con bambini che siano tutti vaccinati». Certo, il disagio per il bambino, che si troverebbe a cambiare compagni di classe, resterebbe. «Comprendiamo benissimo la delicatezza del caso e siamo qui pronti a trovare insieme la soluzione migliore con la massima disponibilità», rassicura Benazzi. Non sappiamo dove abita Andrea, ma rappresenta tutti i bambini che si trovano in una situazione così delicata. È già successo che la famiglia di una bambina immunodepressa, costretta a restare a casa da una scuola materna a causa dei no vax, abbia scelto le vie legali, denunciato l’istituto per omissione d’atti d’ufficio. Ma questo è un caso tutto nuovo. 
 

Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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