Uccise il clochard in stazione, «L'assassino è incapace»: assolto

Sabato 8 Settembre 2018 di Denis Barea
Uccise il clochard in stazione, «L'assassino è incapace»: assolto
21
TREVISO William Andres Guizzetti, il 35enne di origine cilena che la notte del 15 febbraio 2017 uccise il clochard 58enne Giampaolo Piccolo, è stato assolto per difetto di imputabilità, perché quando commise il delitto non sapeva distinguere il bene dal male. Questa la sentenza, peraltro attesa, emessa ieri dal giudice dell'udienza preliminare Bruno Casciarri alla luce della perizia psichiatrica depositata lo scorso luglio secondo cui l'imputato, quando commise il fatto, era totalmente incapace di intendere e volere.
L'UDIENZA
Guizzetti ieri era presente in aula insieme al suo difensore, l'avvocato Gisella Sciacca. Ha atteso l'esito del procedimento seduto fuori dall'aula, vestito con un giubbetto in pelle, trascorrendo i minuti che hanno preceduto l'arrivo del giudice dialogando con l'avvocato Sciacca. Lui non vedrà la prigione ma il giudice dell'udienza preliminare ha stabilito che dovrà trascorrere i prossimi otto anni all'interno di una Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza). Si tratta di una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e dichiarati infermi di mente e nel contempo socialmente pericolosi la cui gestione interna è di esclusiva competenza sanitaria, poiché fanno riferimento afferenti al Dipartimento di Salute Mentale.
LE TELECAMERE
Dopo il delitto, Guizzetti era stato individuato grazie alle riprese di alcune telecamere di videosorveglianza collocate nei pressi della stazione ferroviaria di Treviso, poco distante da dove Piccolo, di origini etiopi, venne uccise mentre stava dormendo. Secondo la ricostruzione dei fatti, Guizzetti avrebbe colpito il 58enne a bottigliate in testa e al volto, causandogli cinque profonde ferite di cui una è risultata fatale. Il 58enne, da quanto emerso dall'autopsia, morì dissanguamento. Fin da subito il 35enne, che agli inquirenti aveva negato ogni responsabilità proclamandosi innocente, era apparso non solo profondamente scosso ma anche in una condizione di evidente disagio mentale e scarso equilibrio psichiatrico.
LA PROVA MADRE
A inchiodare Guizzetti a erano state le tracce di sangue ritrovate sui suoi vestiti. La prova ematica, con l'esame del dna, aveva confermato che era il sangue di Piccolo. In attesa degli esiti della perizia psichiatrica l'uomo era stato ricoverato in una struttura specializzata (la stessa in cui trascorrerà i prossimi otto anni) e sottoposto a visite specialistiche periodiche per valutarne gli eventuali miglioramenti sotto il profilo clinico. Ma l'esame e le risposte dei periti, nominati dal giudice Casciarri, hanno reso evidente che i problemi di mente di Guizzetti sono tali da far ritenere che quando ha commesso l'omicidio non fosse in grado né di intender né di volere. La morte di Piccolo è insomma l'esito tragico di una storia di profonda residualità sociale i cui protagonisti sono stati un senza tetto che era noto in città, dove spesso lo si vedeva frequentare i giardinetti nell'area di Sant'Andrea, quasi sempre ubriaco, e un uomo finito sulla strada a causa dei problemi psichiatrici. Alla conclusione del periodo di otto anni nella struttura specializzata, Guizzetti sarà sottoposto ad un esame per valutare il suo eventuale grado di pericolosità sociale. Solo se gli psichiatri e lo dovessero giudicare guarito riguadagnerà la libertà.
 
Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci