Migranti, bufera sull'ex prefetto: «Porcherie? C'era un'emergenza»

Sabato 1 Settembre 2018 di Mauro Giacon
Patrizia Impresa
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PADOVA - La frase incriminata è questa: «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare». È il 14 aprile dello scorso anno e l'ormai ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, parla con il funzionario Pasquale Aversa incaricato di gestire i migranti in arrivo. Impresa, oggi prefetto a Bologna, ieri ha chiarito: «Probabilmente quello che va capito è che a me è toccato assumere decisioni, compiti, probabilmente non completamente condivisi, dettati dall'emergenza: atti necessitati, inevitabili». E in questo senso parrebbe incontrare la posizione di Salvini che ha accusato il centrosinistra di averli mandati allo sbaraglio senza copertura. Poi continua.

LA DIFFICOLTÀ«Compiti che afferivano al mio dovere d'ufficio come rappresentate del governo, ma in quel momento gestire un fenomeno migratorio dove bisognava comunque sempre accogliere, vedeva i prefetti spesso in situazioni dove mantenere i limiti standard di una buona accoglienza era difficile».
E sottolinea: «Probabilmente non è stato capito che proprio l'utilizzo anche di termini forti come la parola, per esempio, schifezza, che viene riportata, era un termine forte ma, in un momento in cui lo stavo esprimendo, in una conversazione assolutamente avulsa da tematiche relative alla gestione dei migranti, era una critica. Una critica forse anche nei confronti di me stessa, ed è per questo che mi sono lasciata andare in termini forti. In me rimane la convinzione di aver comunque operato bene».
Conclude spiegando il passaggio: «noi ci dobbiamo salvare....» intercettato nella conversazione. «Ho usato il termine salvare non certo riferendomi ad interessi di poltrona, ma agli interessi istituzionali, di ufficio, di funzione governativa, di ruolo pubblico in un contesto storico, politico e territoriale di assoluta solitudine in cui ci siamo trovati a gestire una migrazione epocale di difficile comprensione per la gente. Chi mi attacca vuole mettere in cattiva luce l'istituzione prefettizia che mi onoro di rappresentare».

L'AVVERSARIO - La voce flebile, la chioma corvina, i modi garbati. Avellinese, classe 1955, la  Impresa arrivò a Padova nel dicembre del 2013, da Cuneo. La sua sfortuna fu di incappare in un sindaco leghista dal carattere forte. E che ancora oggi non può dimenticare. «Se quello che dicono le intercettazioni sarà confermato credo che dovranno essere rivalutati incarichi e posizione del prefetto Patrizia Impresa», dice Massimo Bitonci, oggi sottosegretario all'Economia. Era lui il sindaco quando la prefetta aprì in un terreno demaniale sede dell'ex caserma Prandina, a pochi passi dal centro, un campo profughi provvisorio. Era il 4 luglio del 2015. Si era trovata a gestire un'emergenza improvvisa con due pullman di migranti senza un posto dove ricoverarli. Per Bitonci un hub in pieno centro era una provocazione inaccettabile. Il sindaco organizzò manifestazioni di protesta, invocò una ispezione dell'Usl per motivi sanitari, fece un'ordinanza che impediva il campeggio fuori dalle zone di sosta, e inviò tramite la parlamentare Erika Stefani - oggi ministro - una interrogazione al responsabile dell'Interno Alfano affermando che avere dei clandestini in giro per la città non era ammissibile.
«Ora si è capito qual era il metodo della prefetta. Metterli dovunque pur di non saltare. Il mio rammarico è che allora le istituzioni cittadini, dalla Camera di Commercio all'Università, rimasero in silenzio. Alla fine però avevo ragione e i miei esposti alla Regione e al ministero erano corretti. Mi spiace solo che l'autorità competente si sia accorta adesso del marcio che denunciavo, anche nei confronti di Edeco».
LA PRANDINASolo nel settembre del 2016 il centro di accoglienza chiuse i battenti e Impresa venne promossa, nel febbraio del 2017, vicecapo di gabinetto vicario del ministero dell'Interno. Ma anche con il capo di gabinetto, Morcone, le cose non sono andate lisce. Tanto che sporse denuncia in Procura per ingiurie e minacce nei confronti del suo superiore, ora in pensione.
Così l'ex prefetta rispondeva al Gazzettino nell'aprile 2016 sulla gestione sempre affidata alla cooperativa Edeco i cui vertici erano indagati. «La soluzione per affrontare l'emergenza è ripiegata necessariamente sulla collaborazione con i privati. Ovviamente in questo ambito prevalgono i principi e le regole del profitto e del miglior interesse».

    

Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 20:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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