Reagì e uccise il bandito, Birolo non ce la fa più: «Chiudo la tabaccheria»

Lunedì 27 Agosto 2018 di Nicola Benvenuti
Reagì e uccise il bandito, Birolo non ce la fa più: «Chiudo la tabaccheria»
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PADOVA - Ha lavorato nella sua tabaccheria ancora una volta, poi si è chiuso per sempre quella porta alle spalle. Letteralmente, ma anche metaforicamente. Una giornata densa di emozioni quella di ieri per Franco Birolo, tabaccaio di Civè di Correzzola (Padova) prima accusato e poi assolto per l’uccisione di un bandito che sei anni fa si intrufolò nella sua attività per mettere a segno un furto. Altri sei anni di lavoro scanditi dalle vicende giudiziarie, poi la scelta di dire basta. «Ho vissuto un incubo e ho speso tanto per difendermi - racconta - Non ce la facevo più: per questo ho deciso di chiudere». 
Alle 7  apre per l’ultima volta il suo negozio e sistema sul bancone i quotidiani appena scaricati dal corriere. Sembra una normale domenica di lavoro, ma non lo è affatto. Perché inevitabilmente nella testa del tabaccaio scorre il film di un’intera vita e soprattutto degli ultimi sei anni, a partire da quella maledetta notte. Tra il 25 e il 26 aprile 2012 Birolo uccise con un colpo di pistola, legalmente detenuta, un giovane moldavo, Igor Ursu, che assieme a tre complici aveva sfondato con un’auto la vetrina del suo negozio, collegato all’appartamento da una scala interna. I ladri stavano arraffando di tutto e il titolare, svegliato dal rumore del vetro in frantumi, scese in tabaccheria al buio urlando ai ladri di andarsene. Temeva che dopo aver svuotato gli scaffali potessero salire al piano di sopra dalla moglie e dalla figlia. Quando il malvivente gli si parò davanti per colpirlo utilizzando la cassa che aveva sradicato dal bancone, Birolo non ci pensò due volte: il colpo di pistola fu fatale.
L’ODISSEA
Inizialmente il tabaccaio fu indagato per omicidio volontario, poi l’ accusa divenne “eccesso colposo di legittima difesa”. In primo grado, nonostante il Pm ne avesse chiesto l’assoluzione, Birolo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere con l’obbligo di risarcire con 325mila euro la madre e la sorella del moldavo. La sentenza d’appello lo ha invece assolto «perché il fatto non costituisce reato», decisione che poi è stata confermata dalla Cassazione lo scorso 20 giugno.
Chiusa per l’ultima volta la porta della tabaccheria-edicola aperta nel lontano 1958, ora c’è solo una certezza: quei locali, che lo hanno visto al bancone tutte le mattine da vent’anni seguendo le orme della mamma e della nonna, non avranno più la stessa funzione. Birolo infatti ha ceduto la licenza ma l’attività si trasferisce poco lontano da dove si trova attualmente, nel supermercato che rappresenta il cuore commerciale della piccola frazione.
«Sono contento perché il servizio di tabacchi e vendita dei giornali non andrà perso», dice ora salutando gli ultimi clienti, consapevole «che una attività commerciale come la mia ha anche una funzione sociale, soprattutto nelle comunità piccole come Civè». Negli ultimi giorni, ma anche e soprattutto negli ultimi sei anni, la gente del posto tante volte è entrata nella sua tabaccheria anche semplicemente per un saluto e per una parola di sostegno.
IL FUTURO
Da oggi per lui inizia un nuovo corso: si dedicherà alla coltivazione dei terreni di famiglia, mentre il negozio resterà desolatamente vuoto. «D’altra parte - prosegue l’ormai ex tabaccaio - vi assicuro che andare dentro e fuori dal tribunale per chi, come me, non era abituato a farlo, diventa un fardello davvero pesante che spero ora di scrollarmi di dosso». Con più tempo a disposizione, lungi dal volersi impegnare in politica, nonostante più di un corteggiamento. «Me lo hanno chiesto in tanti, ma ho sempre detto di no» risponde in modo netto. Birolo assicura di voler «dedicare del tempo affinché si possa cambiare il concetto di legittima difesa». A questo proposito nelle scorse settimane è stato ascoltato insieme ad altri commercianti che si sono trovati nella sua situazione (il benzinaio Graziano Stacchio e l’orafo Robertino Zancan) in Commissione Giustizia del Senato, presieduta dal parlamentare padovano della Lega, l’avvocato Andrea Ostellari. «Io non sono certo un tecnico, credo però che sia necessario una modifica della legge attuale. Deve essere chiara nel definire chi è la persona offesa e chi invece è colui che l’offesa la arreca, chi sta dalla parte del giusto e chi invece da quella del torto. In modo che altri non soffrano come ho sofferto io in questi sei anni». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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