Virus del Nilo, aumentano i contagi
Sono cinque le persone colpite

Mercoledì 22 Agosto 2018 di Alberto Comisso
Virus del Nilo altre disinfestazioni in città
PORDENONE - L’asticella si è alzata. E di parecchio. All’interno dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale il livello di allerta è massimo: il virus West Nile fa paura e nel giro di poche settimane i casi di contagio (certi) sono saliti a cinque. Tutti i pazienti, per fortuna, sono stati già dimessi dall’ospedale Santa Maria degli Angeli. Ieri, tuttavia, è stato accertato un altro caso ma che riguarda una donna di San Stino di Livenza che, presentando i sintomi della febbre del Nilo (occidentale) con tanto di interessamento del sistema nervoso centrale, lunedì sera si era presentata all’ospedale di Pordenone.  Gli esami sierologici ai quali è stata sottoposta sono risultati positivi – ulteriori ne sono stati inviati (per avere nuovi riscontri) ai laboratori di Trieste – e pertanto ieri mattina è stato disposto il ricovero. «Siamo di fronte ad un caso di gravità media – sostiene l’infettivologo Massimo Crapis – che arriva però da una zona del Veneto Orientale già mappata per l’alta percentuale di rischio infezioni. Sino a questo momento i casi di West Nile accertati nel Friuli Occidentale, tenendo conto che la diagnosi è importantissima per escludere altre patologie, sono cinque ma potrebbero far parte della cosiddetta punta dell’iceberg: circa l’80 per cento delle persone che vengono in contatto con il virus, di cui la zanzara è portatrice, hanno un decorso asintomatico. Il 18 per cento presenta sintomi compatibili con l’infezione virale, mentre soltanto l’1-2 per cento sviluppa complicazioni anche gravi che interessano il sistema neurologico. E’ pertanto possibile che i casi di contagiano siano molti di più rispetto a quelli attualmente diagnosticati». Ciò significa che la Destra Tagliamento, così come il Veneto Orientale, è diventata zona a rischio concreto di West Nile. «Nei giorni scorsi – ricorda Crapis – su un uomo di Fontanafredda, che era stato dimesso dal reparto di Medicina, era stata riscontrata una sierologia positiva: siamo di fronte ad un probabile caso di Febbre del Nilo. Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria si è già attivato per effettuare le verifiche del caso e, se dovesse essere necessario, così com’era successo nei giorni scorsi per Pordenone ordinerà la disinfestazione dell’area interessata». Operazione, questa, che non è stata invece possibile per i tre casi di Pasiano: «Le persone infettate dal virus – spiega lo stesso Crapis – risiedevano non in una zona circoscritta, ma in un’abitazione in aperta campagna. Tra l’altro le nuove direttive europee sono molto stringenti sull’utilizzo degli insetticidi, poiché questi vanno ad inquinare l’ambiente. Nella sostanza la vera lotta, al momento, è improntata contro le larve della zanzara e non sugli esemplari adulti. Come dire: attualmente questi insetti rappresentano più un fastidio che un vero problema per la salute delle persone». Contro la West Nile, almeno per ora, non esiste una cura specifica: «I sintomi – Crapis va al nocciolo del discorso – vengono soltanto monitorati, in attesa che sia l’organismo umano a debellare il virus da sè. Non resta pertanto che difendersi dalla zanzara, prevenendone la puntura, con spray ed installando le zanzariere soprattutto a casa». E a proposito di virus, dall’inizio dell’anno nel Friuli Occidentale sono stati dodici i casi di pertosse accertati. «Sono tutti casi pediatrici – sostiene l’infettivologo del Santa Maria degli Angeli – e pensare che, attraverso le vaccinazioni, pensavamo di aver debellato (o quasi) la malattia. A questo punto stiamo sensibilizzando i colleghi medici affinché sponsorizzino la vaccinazioni delle madri in gravidanza, in modo tale che la preparazione possa essere trasmessa direttamente al feto».
Alberto Comisso
Ultimo aggiornamento: 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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