Chi governa non può limitarsi a dire no deve anche assumersi la responsabilità di scegliere

Domenica 12 Agosto 2018
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Caro direttore,
se molti guai che affliggono il paese sono un'esclusiva della politica, altri provengono dalla saccenteria italiota con la pretesa di sostituirsi ad essa. Come le istanze no-Vax, no-Tav e no-Ilva, che rischiano di paralizzare il paese economicamente, e di compromettere le conquiste raggiunte in medicina con la profilassi. Né la pronuncia del ministro della Sanità Giulia Grillo col postulato vietato vietare, tranquillizza su un possibile riaffacciarsi di morbi sconfitti. Inoltre, bloccando le grandi opere in corso, il bilancio dello Stato ne risentirebbe con la conseguenza d'una minore disponibilità per finanziare la velleitaria politica di spesa del governo in carica. Un dettaglio che si farà presto sentire con tutto il suo peso, riducendo alla resa una pattuglia di dilettanti che si è messa in testa di rinnovare un paese disgregato e rassegnato.


Renzo Nalon
Dolo (Venezia)


Caro lettore,
i professionisti del No al governo sono come vegetariani in macelleria: le persone sbagliate nel posto sbagliato. O si convertono all'acquisto di qualche bistecca o rischiano di morire di fame. Chi governa non può solo limitarsi a contestare o cancellare ciò che è stato deciso, deve anche assumersi la responsabilità di fare delle scelte, di pronunciare dei sì. In caso contrario viene meno al suo ruolo e alla sua funzione. È ciò che potrebbe accadere anche ad alcuni ministri in carica se non si convinceranno che il tempo dell'opposizione e dei no sempre e comunque, è finito e occorre invece fare i conti con la realtà e le scelte, anche quando ciò significa scontentare una parte dei propri elettori. Mi permetta però di aggiungere una considerazione finale alla sua lettera: certamente, come lei afferma, il governo in carica è composto anche da dilettanti della politica e dell'amministrazione. Non so se chi è venuto prima potesse essere considerato un professionista. Certamente però il suo operato non è stato considerato particolarmente positivo né professionale dalla grande maggioranza degli italiani. E questo non va mai dimenticato.
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