Bimba immunodepressa. L'Uls: «No-vax senza buonsenso, ma anche la mamma»

Giovedì 9 Agosto 2018 di Mauro Favaro e Elena Filini
Bimba immunodepressa. L'Uls: «No-vax senza buonsenso, ma anche la mamma»
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TREVISO - «Bisognerebbe essere sempre il più razionali possibile. E la razionalità ci porta a pensare che forse non aveva senso denunciare l'istituto. Mi spiace per il problema. I bambini, però, non vivono in una campana di vetro. Oltre alla scuola, ci sono mille situazioni in cui possono essere a rischio di contagio. Serve buon senso. I no-vax non lo usano per niente. Ma nemmeno la signora che ha denunciato l'istituto, forse, l'ha usato troppo. Qui mi fermo. Poi ognuno fa quello che ritiene».

IL CASO Bimbi no-vax in classe: la figlia costretta a restare a casa. Famiglia fa causa

Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, conferma la linea morbida sull'obbligo vaccinale anche dopo la denuncia per omissione di atti d'ufficio, istigazione  alla disobbedienza e tentata epidemia presentata dalla famiglia di una bambina sana ma con deficit immunitario che a maggio era stata costretta a rimanere a casa da un asilo di Treviso perché due compagni di classe non vaccinati avevano contratto una malattia infettiva. La famiglia non ha dubbi: dopo la scadenza del 30 aprile, il preside avrebbe dovuto sospendere i figli dei genitori che non avevano presentato alcuna carta sulla situazione vaccinale dei loro piccoli, come prevedeva la norma. «La signora ne fa più una questione di principio che di vera sostanza -sottolinea però Benazzi- la capisco. Ha ragione. Ma bisogna capire anche le perplessità di alcuni altri genitori davanti all'obbligo di procedere con dieci vaccinazioni, di cui sei in un colpo solo».

LINEA MORBIDA
L'Usl ha sempre seguito tre parole d'ordine: mediare, informare e vaccinare senza strappi, anche dopo le scadenze, per evitare che i genitori dubbiosi si allontanino definitivamente. Per questa ragione non ha mai voluto aprire il capitolo delle sanzioni per le famiglie inadempienti. É stato proprio questo il ragionamento che lo scorso 9 maggio ha portato all'incontro tra il dipartimento di prevenzione, l'ufficio scolastico di Treviso e la Fism della Marca (federazione delle materne paritarie) da cui è sostanzialmente uscito un liberi tutti. L'azienda sanitaria annunciò un ultimo appello per le 250 famiglie di under 6 che erano ancora inadempienti (su 38mila). A ognuna di loro venne fissato un appuntamento d'ufficio, bypassando in questo modo la mancata richiesta. Così, di fatto, sono tornati tutti in regola fino alla fine dell'anno scolastico. «La legge sull'obbligo vaccinale è stata fatta senza prevedere un periodo di preparazione. Questo è il punto vero -conclude Benazzi- abbiamo fatto di tutto per non arrivare a sanzionare, ma per far capire e vaccinare».

NESSUN PASSO INDIETRO
«La norma però esisteva già da aprile e l'Usl avrebbe dovuto farla rispettare»: la mamma trevigiana tira dritto per la sua strada. Prima che una questione di principio, ne fa un caso di legalità. «Abbiamo contattato ripetutamente l'Usl e l'atteggiamento è sempre stato quello del laissez faire» attacca la donna. «Anche per questo mi auguro che la mia vicenda diventi un caso pilota e faccia giurisprudenza. Ho moltissima fiducia nei giudici di Treviso e mi aspetto che arrivino le sanzioni: ne basterebbe una. Sarebbe importante per affermare l'assunto per cui -prima delle ideologie- vengono le norme e la salute».

INTERVENGONO I FREE-VAX
Sul fatto che la legge sia lacunosa dal punto di vista operativo concordano tutti. Anche le associazioni delle famiglie free-vax. «Forse è volutamente vaga. Detta dei paletti ma non dice concretamente come mettere in pratica l'obbligo -conferma Roberto Mastalia di Auret- Detto questo, i bambini non vaccinati non sono untori». L'asilo trevigiano, oggi nella bufera, si chiude invece dietro un prevedibile no comment. «Su questa vicenda è stato detto anche troppo» chiarisce la dirigente al telefono. Ma la famiglia è decisa ad andare fino in fondo.

«IL TRIONFO DELL'EGOISMO»
«Quello dei genitori di bimbi no-vax è il trionfo dell'egoismo.

A nessuno interessa nulla di chi, come mia figlia, è più fragile. Questi genitori laureati sui social dovrebbero farsi un giro in pediatria. E iniziare a rispettare la scienza, e la salute degli altri» accusano i genitori della bimba immunodepressa. E a chi le eccepisce che la sua denuncia è strumentale perchè, in quella fascia d'età, la vaccinazione contro la varicella non era obbligatoria fino al 2017, la signora risponde che il problema non è la malattia infettiva in sè. «Sappiamo perfettamente che a quell'età non è obbligatoria la vaccinazione contro la varicella, ma se si fosse trattato di un altro virus? Il punto è che qui è stata violata una norma, e mia figlia sana, vaccinata ma immunodepressa, è stata discriminata» conclude.

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