Siccità, scatta l'allarme nei campi. Cereali "bruciati" sono da buttare

Mercoledì 8 Agosto 2018 di Marco Agrusti
Terra arsa: manca l'acqua
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PORDENONE - Non bastano le piogge che di tanto intanto colpiscono la Pedemontana e poi la pianura nelle ore serali. L’ondata di caldo che sta colpendo anche il Friuli Occidentale sta provocando comunque i primi danni al comparto agricolo, e ad andare in sofferenza è soprattutto la bassa pianura, dove gli impianti di irrigazione ma ancora di più le fonti da cui attingere per consentire alle coltivazioni di crescere con prosperità sono più radi. Il sole sta bruciando la terra e cereali sono i primi a morire .    La sezione pordenonese della Coldiretti ha già iniziato la conta dei danni. La terra che si fa a grinze sotto i piedi degli agricoltori è il primo segnale dei danni che ha già provocato la siccità di fine luglio e inizio agosto. La lista delle colture “bruciate” dal caldo record comprende soprattutto i cereali. I vigneti, infatti, essendo sostanzialmente composti da piante arboree, non necessitano di una particolare quantità d’acqua nel periodo che comprende luglio e agosto. Anzi, il grande caldo sta facendo solo del bene all’uva, e la vendemmia potrà partire in anticipo e garantire vino di qualità. La situazione del mais e della soia, invece, in alcune zone del Friuli Occidentale è praticamente disperata. Si tratta di piantagioni cerealicole che hanno bisogno di una grande quantità d’acqua, e tutto dipende dalla possibilità di attingere ai bacini per l’irrigazione. Ecco perché i maggiori problemi stanno interessando la bassa pianura pordenonese, mentre va un po’ meglio nella fascia centrale del Friuli Occidentale. La siccità poi colpisce anche a macchia di leopardo, interessando anche zone che altrimenti sembrerebbero libere dalla problematica. 
LA MAPPA 
A fornire la mappa dettagliata della sofferenza idrica dovuta alle poche piogge e al grande caldo estivo è il nuovo presidente della Coldiretti pordenonese, Matteo Zolin: «Il problema - premette - è rappresentato più che altro dalle alte temperature che si registrano durante la notte. Sono molto più alte rispetto alla media del periodo, e così vanno in sofferenza soprattutto il mais e la soia, colture alle quali servirebbe perlomeno un’escursione termica più elevata tra le ore di luce e quelle di buio». Ma il punto fondamentale è la fornitura d’acqua: «La bassa pianura pordenonese - spiega sempre Zolin - soffre perché non ha a disposizione impianti a pressione, così come accade ad esempio in alcune zone dell’alta Pedemontana, tra Fanna e Cavasso». Come detto, quindi, ci sono anche zone insospettabili tra quelle colpite dalla siccità estiva. E la conta dei danni è formalmente già iniziata. «In questa situazione - allarga le braccia Zolin - è praticamente impossibile fare reddito. Il periodo è quello cruciale, e la siccità mette a repentaglio il lavoro di un anno intero». Nella bassa pianura pordenonese si possono già notare interi campi coltivati a granturco che non potranno essere “monetizzati” dagli agricoltori: le piante sono state letteralmente arse dal sole cocente. La socia, invece, starebbe affrontando il periodo della fecondazione, ma le alte temperature notturne fanno in modo che alla fine del ciclo della pianta si possa notare un campo verde e prospero, ma senza il classico fagiolo. Ecco allora che anche il reddito prodotto dalla soia andrebbe a farsi benedire. «Speriamo che nel fine settimana - è l’auspicio del nuovo presidente di Coldiretti - le temperature si possano abbassare grazie a un’ondata di maltempo». Altrimenti la conta dei danni dovrebbe essere rivista al rialzo. 
Marco Agrusti
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