Intervista a Matteo Renzi: «Questo governo scherza col fuoco»

Domenica 5 Agosto 2018 di Barbara Jerkov
Intervista a Matteo Renzi: «Questo governo scherza col fuoco»
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Il governo è al lavoro sulla manovra. Flat tax e reddito di cittadinanza si faranno rispettando le compatibilità di bilancio assicura Tria. «La crescita viene prima dei parametri», ha però messo in chiaro Salvini. Evidentemente l’atteggiamento nei confronti dei vincoli europei è cambiato. Non è che prova un po’ di invidia per questo nuovo modo di fare verso Bruxelles, presidente Renzi?
«Per il momento è solo una telenovela. Ci sono o no i soldi per eliminare la Fornero, fare la Flat tax e per il reddito di cittadinanza? Sì o no? Se sì, facciano ciò che hanno promesso. Se no, credo che gli elettori di 5Stelle e Lega siano stati truffati da un governo che sta in piedi per le poltrone ma che paga i conti con gli assegni a vuoto. Quanto all’atteggiamento con l’Europa, al momento sono chiacchiere. Noi abbiamo ottenuto flessibilità perché credibili grazie alle riforme, dal Jobs Act all’Anticorruzione. Loro con quale faccia si presentano? Con il decreto Di Maio che fa aumentare i disoccupati? Circa i proclami del Ministro dell’Interno, mi sembrano esibizioni muscolari per prendere un like su Facebook, ma non cambiano linea a Bruxelles. Quella di Salvini non è politica, ma body building verbale: alla fine, però, il fisico è quello che è. E in Europa se ne sono già accorti».

Intanto lo spread ha ripreso a salire e gli investitori internazionali sembrano non fidarsi più del nostro Paese. Ultimamente lei è spesso all’estero: c’è davvero questa preoccupazione?
«Sì, purtroppo. Quando giro all’estero e faccio conferenze, difendo sempre e comunque l’Italia. Giusto o sbagliato, è il mio Paese. Tuttavia è innegabile che sia cambiato il clima: scarsa fiducia, fughe del risparmio, incertezze degli investitori. Del resto ogni giorno c’è Toninelli che attacca la Tav, Di Maio che ferma Ilva, Di Battista che va contro il Tap: anche gli investitori esteri leggono i giornali. E questo vuol dire decine di migliaia di posti di lavoro in meno: più clienti per il reddito di cittadinanza che i grillini sognano. Un danno enorme».

Sulle nomine messe in campo dal governo, da Cdp a Ferrovie, com’era prevedibile ci sono state molte polemiche. Lei nel complesso che giudizio ne da?
«Giusto che il governo faccia le nomine che la legge consente. Dobbiamo giudicare dai risultati, non per partito preso. Diverso è il caso di Ferrovie, dove la revoca del Cda è poggiata su ragioni giuridiche fragili: ci saranno ricorsi e temo che la Corte dei Conti non possa far finta di niente. Una maggioranza può cambiare le leggi, ma finché non vengono cambiate deve rispettarle».

Il cosiddetto decreto dignità è a un passo dall’approvazione finale. Gli imprenditori dicono che così saranno costretti a non rinnovare tutta una serie di contratti a tempo determinato. Non sarà che c’è chi ci marcia un po’?
«No. Di Maio massacra le imprese, facendone fuggire alcune. Per combattere il precariato costringe a licenziare. A me sembra strano che nessuno abbia ancora organizzato manifestazioni di protesta, ma capisco che siamo tutti con la testa alle vacanze. Gli unici a dire qualcosa sono stati gli imprenditori del Nordest. Di Maio ministro del lavoro del resto è una contraddizione in termini: il suo vero nome è ministro della disoccupazione».

Ha letto il dossier americano sui troll russi che avrebbero agito anche nel nostro paese attaccando in particolare Mattarella, lei stesso e il Pd? Si è sentito direttamente sotto tiro?
«Vedo due diverse questioni. La prima è il linciaggio che ho dovuto subire, personalmente e con la mia famiglia. Non potendo attaccarmi sui risultati mi hanno attaccato sul carattere o sulle fake news. Verrà un giorno in cui chiederanno scusa, ma sarà comunque troppo tardi. La seconda è invece l’inchiesta: mi fa piacere che la procura di Roma abbia aperto un fascicolo, partendo dall’attacco al Presidente Mattarella. Chiederò di essere sentito come testimone. Al rientro dalle ferie chiederò al Procuratore Pignatone di essere ascoltato dai pm che si occupano di questa vicenda. Ho molto da raccontare».

Tra i provvedimenti del governo c’è anche un’evidente frenata sull’obbligo dei vaccini che sta spaccando gli stessi grillini. Preoccupato?
«Il passo indietro sui vaccini è vergognoso. Lo ha detto con parole definitive il virologo Burioni, perché su certi temi è giusto che parlino i medici, non i comici. Ma dentro i 5Stelle emerge finalmente qualche voce di dissenso. Ancora poche ma fatalmente cresceranno. E’ la ragione per cui Salvini è teso: ha 49 milioni di motivi per avere paura. Perché gli eletti in nome dell’onestà non reggeranno la polemica autunnale sullo scandalo clamoroso del furto leghista. Un tempo dicevano: “Roma ladrona”. Adesso una sentenza dice che ladrona è soprattutto la Lega. Come potranno i grillini onesti far finta di nulla, ancora?».

Si è tornati a parlare di razzismo. L’impressione è che nel paese sia saltato una specie di tappo su un tema tabù. Non sarà che insistere tanto sullo Ius soli nella passata legislatura è stato uno sbaglio?
«Sullo Ius soli il governo di allora ha sbagliato. Bisognava mettere la fiducia e votare il provvedimento oppure non parlarne più. Ma che c’entra questo con il fatto che ci siano degli animali che sparano a persone solo per il colore della pelle diverso? Il ministro dell’Interno deve essere il primo ad abbassare i toni. Con le provocazioni si sale nei sondaggi ma si mette a rischio la coesione sociale. Qui stanno scherzando sul fuoco, non è un modo di dire».

Rai: Forza Italia insieme al Pd ha votato contro la nomina di Foa alla presidenza. Sempre più spesso vi trovate dalla stessa parte. Non sarà, senza bisogno di rispolverare il vecchio patto del Nazareno, che il cosiddetto fronte repubblicano anti-populisti c’è già nel fatti?
«No. Berlusconi è il responsabile di questa situazione, sia per l’atteggiamento nella campagna referendaria, sia per l’accordo sciagurato fatto con Salvini: voleva controllarlo, ne è finito prigioniero. Noi non abbiamo un futuro insieme a Berlusconi. Ma sulla vicenda Rai ha ragione lui. La legge dà tutti i poteri al dg ma assicura la presidenza a un accordo tra maggioranza e opposizione. Lega e 5Stelle dissero che quella legge era troppo sbilanciata a favore del governo e adesso sono talmente arroganti da non rispettare nemmeno la norma? Senza le opposizioni non possono nominare un presidente, piaccia o no. Ieri Il Messaggero titolava: o voti Foa o ti cambiamo i limiti pubblicitari di Mediaset. Se non smentiscono siamo davanti a un’estorsione politica. Vedremo che farà Berlusconi. Se non vota Foa perde qualche parlamentare che passerà alla Lega. Se vota Foa perde tutta Forza Italia».

L’ormai celebre aereo di Stato che lei volle quando era a palazzo Chigi: un errore quanto meno di comunicazione di cui, dica la verità, si è pentito?
«Macché! Una pagliacciata vergognosa. Tutti i Paesi grandi hanno aerei di quelle dimensioni che aiutano a promuovere l’export. Il fatto che i tecnici lo abbiano preso in leasing anziché acquistarlo è una scelta approvata da Anac e Corte dei Conti. Ma la cosa ridicola è che in un Paese che ha una bilancia commerciale attiva di quasi 50 miliardi, siamo da dieci giorni con premier, vicepremier, ministri vari che parlano solo dell’aereo. Non parlano dell’Ilva, della Tav, del Tap, della Nato ma di un aereo. E lo usano per attaccare me senza ricordare che quel velivolo ha fatto 88 viaggi, ospitando i massimi livelli istituzionali tranne il sottoscritto. Io usavo gli stessi aerei che oggi usano loro. Fanno facile demagogia e potrei rispondere con le autoblu di Fico, la scorta di Conte, la segretaria di Di Maio. Ma significherebbe inseguirli in una barbarie culturale: il loro vero spreco è lo spread, il blocco delle opere pubbliche, la fuga dei capitali. Non hanno il minimo senso delle istituzioni, a cominciare da chi – come il ministro della Difesa – dovrebbe sapere come funziona un Paese civile. Ma del resto ieri la vicepresidente del Senato Taverna, nomen omen, ha rivolto un vaffa all’Assemblea e alle opposizioni: la cosa che mi scandalizza è che nessuno si scandalizzi».

Ultimissima domanda: la sua prima estate da anchorman tv. Davvero si è messo a fare televisione? Cos’è, un divertissement estivo o sta cercando una carriera alternativa alla politica?
«Né l’una, né l’altra. Viviamo un tempo in cui vince chi insulta e rifiuta di approfondire. Ci si ferma al post, al grido scandalizzato: occorre una battaglia educativa e culturale. E allora non farò il conduttore televisivo, ma racconterò la storia di Firenze, città della quale sono perdutamente innamorato. La Firenze della cultura, del commercio internazionale (altro che protezionismo), dell’innovazione. Parleremo delle città di ieri per riflettere sul mondo di oggi. Non sono più in prima fila in politica, ma combatto una battaglia culturale dalla parte della bellezza, contro la rabbia, la paura, l’odio. E la trasmissione su Firenze – spero – aiuterà a riflettere sui grandi valori che servono oggi più di ieri. Perché quando loro falliranno, e temo sia questione di mesi, saremo credibili solo con un progetto culturalmente solido e politicamente innovativo».
Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 17:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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