Taglio vitalizi senatori, Rigo: «Prendo 4.500 euro al mese, è ora di finirla»

Sabato 4 Agosto 2018 di Elisio Trevisan
Il senatore Mario Rigo
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VENEZIA - «Non sto a dire se è giusto o no, dico che è opportuno. In ritardo, molto in ritardo, si è affrontata una problematica che esiste da anni». Mario Rigo, senatore della Repubblica italiana, socialista noalese e veneziano di adozione, non si accoda al giudizio del collega Antonello Faloni, presidente dell'associazione ex parlamentari secondo il quale la delibera del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico per ll taglio dei vitalizi anche ai senatori è illegittima. Rigo è invece convinto che finalmente si stia facendo luce su un problema sorto nel primo dopoguerra e insoluto da allora.

«Io appartengo a quei senatori che non hanno ancora affrontato la vicenda, però dico che al di là delle valutazioni positive o negative sull'intento di tagliare i vitalizi, è assolutamente doveroso accertarne la validità. Quindi l'iniziativa della Camera è un atto dovuto nel senso della opportunità».


La Commissione speciale del Consiglio di Stato ha affermato giusto ieri, con un suo parere, che la materia può essere disciplinata con il Regolamento del Senato e ha escluso profili di responsabilità per i senatori che interverranno per approvare la nuova normativa.
«È il pronunciamento di un organo competente, poi immagino ci saranno anche ricorsi, e altri organi che dovranno esprimersi. Ci vorrà del tempo, insomma, ma la strada è finalmente aperta e speriamo che comunque lo facciano con una certa celerità».
E quando tutti i soggetti competenti avranno detto la loro, se risulterà inequivocabile che i vitalizi vadano tolti anche ai senatori? Negli elenchi dei vitalizi assegnati a oltre 2 mila ex parlamentari lei figura in una posizione intermedia con 4.500 euro al mese, tra Romano Prodi con 2.996 euro e Clemente Mastella che ne percepisce 6.939.
«Dopo che sarà stata scritta una parola definitiva, una volta interpretata correttamente la legge, andrà rispettata, qualsiasi sia l'esito. Va accertato, insomma, se questo titolo a percepire i vitalizi ci sia o meno, ed è finalmente quel che si sta facendo».
Lei ha 89 anni e ricorderà com'è nata la vicenda dei vitalizi ai parlamentari.
«La Storia è nei libri. Io posso tutt'al più ripescare qualche aneddoto, come quello di un ex presidente della Repubblica che, da privato cittadino, aveva svolto un'attività e poi era diventato parlamentare. E, allora, i contributi di quella attività erano passati a carico del Parlamento, e questo si può anche giustificare, ma non bastava perché quel signore ha continuato a percepire pure gli stipendi di quell'attività senza mai essere andato a lavorare».
E la morale che se ne può ricavare?
«Sono situazioni nate nel primo dopoguerra. E vuol dire che la cosa è stata interpretata male sin dall'inizio: in buona sostanza lo svolgimento dell'attività parlamentare dava al soggetto una sorta di legibus solutus che non può essere in una Repubblica».
E infatti i principi e alti dignitari considerati sciolti dalle leggi, cioè non tenuti a rispettare le norme che valevano per tutti gli altri cittadini, si trovavano nei regni o negli imperi.
«È un capitolo poco edificante della Storia italiana che mi auguro, con questa iniziativa, si potrà chiudere una volta per sempre».
Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 19:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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