Pazza estate fra nubifragi, grandine e vento: danni per 150 milioni /La scheda

Martedì 24 Luglio 2018 di Angela Pederiva e Alda Vanzan
Danni al mercato delle Piazze a Padova
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E la chiamano estate, questa estate di bombe d'acqua, afa di giorno e nubifragi di sera, equazioni meteorologiche tipo "pioggia = alluvione". L'ultimo evento è Padova in ginocchio: piazza delle Erbe imbiancata come neanche a Natale, l'Arcella al buio, i banchi del mercato in piazza della Frutta sottosopra, i vetri del Bo andati in frantumi sul Liston. Ma sfogliando l'album dal principio, è evidente che tutto il Nordest sta vivendo una pazza stagione, come non la si vedeva da almeno 4 anni.

Andando a ritroso, partiamo appunto dal Padovano, colpito nel fine settimana da un doppio affondo del maltempo. Domenica sera il comprensorio è stato interessato da un acquazzone, accompagnato da grandine e vento, dopo che già sabato erano stati stimati danni per 10 milioni di euro, con oltre 150 alberi caduti e 200 richieste di intervento ai vigili del fuoco. «In venti minuti si sono registrati 30 millimetri d'acqua, vale a dire 30 litri per metro quadrato», ha calcolato il consorzio  Bacchiglione, precisando che addirittura a Codevigo e Bovolenta sono stati rilevati 34 e 36 mm, tanto che gli impianti idrovori hanno scaricato nei fiumi oltre 350.000 metri cubi di pioggia.
NEL VENEZIANO - Altro inferno di acqua e vento è quello che per ben tre volte, nell'arco di due settimane, si è scatenato sulla Riviera del Brenta, area già funestata dal drammatico tornado dell'8 luglio 2015. Quest'anno di nuovo l'8 luglio, e poi pure il 15 e il 21, la paura è tornata a materializzarsi sotto forma di piante monumentali crollate come esili fuscelli, estesi blackout, chicchi di ghiaccio grossi come frutti. La sera del 14 luglio c'è mancato poco che, a fare le spese delle bizze climatiche, a Venezia fossero i fuochi del Redentore: alla fine sono stati sparati lo stesso, ma al termine di un temporalone.
NEL TREVIGIANO - Altra provincia che serba nella memoria brutti ricordi meteorologici è quella trevigiana: il 2 agosto 2014, al Molinetto della Croda, 210 millimetri di pioggia caduti in un'ora e mezza concorsero alla morte di quattro partecipanti alla Festa dei omi. Ebbene il 7 giugno a Vittorio Veneto sono stati registrati 40 millimetri in una manciata di minuti, a Treviso città altri 56 due giorni prima, a Ciano del Montello ulteriori 150 un paio di settimane avanti. Poi il 16 luglio un nuovo nubifragio ha prostrato la zona tra Cornuda e Maser, tanto da indurre il governatore Luca Zaia a dichiarare lo stato di crisi nella Pedemontana.
NEL BELLUNESE - A proposito di danni, ammonta a 1 milione di euro solo il conto di fortunale e grandinata del 12 giugno a Feltre, ma il Comune ha dovuto presentare richiesta di calamità anche per la bomba d'acqua che si è verificata dieci giorni dopo. Sempre nel Bellunese, il 5 luglio la pioggia e il ghiaccio hanno messo in grande difficoltà la Val Cismon.
IN POLESINE - Cielo ripetutamente inclemente anche in Polesine. La scorsa settimana, nel giro di cinque giorni, soprattutto Rovigo, Lendinara e Badia hanno dovuto confrontarsi soprattutto con gli effetti del vento: lampioni volati via dalla strada, il plurisecolare alboron di San Rocco strapazzato dalle raffiche, la chiesa di San Giacomo Apostolo parzialmente scoperchiata.
A NORDEST - Nel resto del Nordest, in Trentino il 3 luglio è stato necessario evacuare dalle proprie case una cinquantina di residenti fra Moena e il Passo San Pellegrino, a causa delle eccezionali piogge che hanno inondato la bassa Val di Fassa. In Friuli una bomba d'acqua il 5 luglio ha allagato tutta la zona ovest di Udine, compresa l'area dello stadio.
Fra i disagi causati dal maltempo, da segnalare quelli ai trasporti. In diverse occasioni la circolazione ferroviaria ha registrato ritardi e soppressioni sulla linea Venezia-Udine, come nel caso del guasto al sistema di distanziamento dei convogli tra le stazioni di Spresiano e Conegliano. Da odissea il viaggio verso Olbia dei passeggeri in partenza l'8 giugno dal Marco Polo di Tessera: a causa del temporale, l'aeromobile si è allagato, sicché il volo delle 6.30 alle 22 doveva ancora decollare. Numerose poi le cancellazioni di eventi a cielo aperto: dalla discussa Miss Lato B di Padova, alla Sagra del pesce di Chioggia, passando per una delle Sere Fai d'Estate a Torreglia. Domenica sera a Oderzo il cantautore Eugenio Finardi, ospite delle Fiere della Maddalena, ha stoicamente tentato di andare avanti malgrado la pioggia battente, tanto che quando i volontari della Protezione Civile sono balzati sul palco di piazza Grande per cercare di metterlo al riparo, ha pure autoironizzato: «Sembra un'installazione della Biennale di Venezia, tipo Artista mentre intorno gli montano un gazebo...». Ma neanche la tenda è bastata: stop al concerto (poi improvvisato in osteria) e via con il temporale.

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LA CONTA DEI DANNI -  Il tornado in Riviera del Brenta l'8 luglio 2015, un morto; il 4 agosto a San Vito di Cadore, una bomba d'acqua e una frana, 3 morti. L'estate non è ancora finita e il 14 settembre 2015 una violenta grandinata colpisce 4 province venete.
Un anno dopo, 4 e 5 settembre 2016, la pioggia mette in ginocchio Lozzo di Cadore.
Estate 2017, il 5 agosto il maltempo si abbatte su Cortina d'Ampezzo, una donna muore travolta da una colata di detriti. Tempo cinque giorni e ad essere spazzato dall'acqua e dal vento è il litorale veneziano, ingenti i danni ai campeggi di Cavallino-Treporti. Gennaio 2018, tocca al Feltrino. Luglio 2018, per due giorni di fila Padova finisce in ginocchio, pioggia e vento, vento e grandine.
Sono solo alcuni degli eccezionali episodi di maltempo che hanno colpito il Veneto dal 2015 ad oggi. L'elenco lo fornisce l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, cui compete l'organizzazione dei primi interventi e quindi la parte burocratica per la dichiarazione dello stato di crisi. Cioè l'avvio del percorso per avere dallo Stato i risarcimenti. «Complessivamente - dice Bottacin - e senza tener conto degli episodi degli ultimi giorni per i quali sono in corso i rilievi, possiamo dire che i danni in tutto il Veneto sono stati attorno ai 150 milioni di euro». Per non parlare delle vittime: in tutto cinque morti.
I CASI RICONOSCIUTIIn Veneto dal 2015 si sono contati 33 casi definiti eccezionali eventi atmosferici. Di questi, 26 hanno visto, in un modo o nell'altro, la conclusione della pratica. La Regione, cioè, ha dichiarato lo stato di crisi, ma solo per 7 casi su 26 il Governo centrale ha riconosciuto l'eccezionalità del maltempo dichiarando lo stato di emergenza e, quindi, concedendo contributi. «La dichiarazione dello stato di crisi - spiega l'assessore - è l'atto propedeutico per chiedere al Dipartimento nazionale della Protezione civile lo stato di emergenza, che viene eventualmente riconosciuto dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Se c'è questo riconoscimento, allora viene nominato il commissario e vengono rese note le leggi cui si può derogare nella fase di ricostruzione». Il decreto di dichiarazione di emergenza reca anche un primo stanziamento, solitamente una cifra che serve per i primi interventi. È solo in una fase successiva che arrivano i soldi per i risarcimenti. Ed è qui che entrano in ballo i privati cittadini.
I PRIVATIUna volta dichiarato dal Governo lo stato di emergenza - spiega Bottacin - i Comuni hanno un mese di tempo per raccogliere i dati dei danni subiti dai cittadini. «E, si badi bene, non servono perizie asseverate». Servono invece tutte le carte dei lavori eseguiti con regolare fattura per avere, successivamente, il rimborso fino al 75% dell'ammontare. E l'assicurazione contro le calamità? «Ci stiamo ancora provando - dice Bottacin - ma, non essendo obbligatoria come ad esempio l'Rc auto, ha premi molto alti».
Ultimo aggiornamento: 18:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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