Registrato figlio di due mamme
La Procura ha impugnato l'atto

Martedì 24 Luglio 2018
Due mamme con un bambino
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Figlio di due mamme? «È contro la legge: ineludibile presupposto del riconoscimento di genitorialità è che le due persone abbiano sesso diverso». È con questa motivazione che la Procura di Belluno ha fatto ricorso contro l’iscrizione di un nuovo nato effettuata nei primi giorni di giugno dell’Ufficiale dell’anagrafe del comune di Mel. «Il sindaco doveva rifiutarsi», dice il procuratore, Il piccolo è nato a Feltre da una donna che ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita (inseminazione eterologa) e che è unita civilmente ad una persona dello stesso sesso. Il caso di Mel arrivava un mese e mezzo dopo la prima registrazione di questo tipo in Italia, avvenuta a Torino (in precedenza c’erano state altre iscrizioni a Napoli e Milano ma di bimbi nati all’estero da coppie dello stesso sesso e registrati in Italia ndr). 
IL RICORSO
Il procuratore della Repubblica, Paolo Luca, ha depositato il 16 luglio scorso, il ricorso al Tribunale di Belluno in cui chiede «di dichiarare l’illegittimità della trascrizione nei registri del Comune dell’atto nel quale la donna unita civilmente dichiara di riconoscere come proprio figlio...e l’attribuzione del cognome». Infine chiede «di ordinare la cancellazione dell’atto e delle annotazioni in questione». In cinque pagine il procuratore spiega le ragioni tecniche di questa impugnazione dell’atto. 
LA MULTA
La coppia di mamme bellunesi è andata all’estero a effettuare la procreazione assistita, perché in Italia avrebbe rischiato multe elevatissime. E lo ricorda la Procura: «Il legislatore italiano riconosce la genitorialità solo in relazioni a coppie di sesso diverso e ciò emerge anche nel divieto di applicare tecniche di procreazione assistita a coppie dello stesso sesso. Divieto che è presidiato da una sanzione amministrativa di elevatissimo importo». «La legge distingue nettamente il matrimonio dall’unione civile», prosegue il procuratore. E porta a sostegno del suo ricorso anche il dibattito parlamentare che ha accompagnato l’approvazione della legge sulle unioni civili (cosiddetta legge Cirinnà) in merito alla “stepchild adoption” ovvero l’adozione del figlio della parte con cui si è stata contratta l’unione. «Questo non consente di dubitare della volontà del legislatore al riguardo», dice la Procura.
ILLEGALE
Nel ricorso, infine, si tirano le orecchie al sindaco di Mel, Stefano Cesa. «I registri dello stato civile - si legge - sono tenuti in ogni comune in conformità delle norme contenute nella legge sull’ordinamento dello stato civile». E si spiega che il sindaco, iscrivendo in qualità di ufficiale di stato civile l’atto con attribuzione del cognome del partner al bambino ha violato la legge sul “Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile”. «Ha svolto - si sottolinea- una vera e propria attività di “creazione del diritto”, fuori dalla propria sfera di attribuzioni e competenze. Avrebbe dovuto rifiutare di trascrivere l’atto di nascita». Il sindaco Cesa, contattato al telefono, non ha risposto alle domande, riservandosi di entrare nel merito della questione quando avrà in mano l’atto.
Il primo cittadino, prima della registrazione, si prese diverso tempo per studiare la questione e alla fine iscrisse il bimbo, che ha l’unica colpa di essere nato in Italia. «Diverso sarebbe stato - spiegano dalla Procura - la trascrizione di un atto di nascita formato all’estero in cui figurino due genitori dello stesso sesso. Ma qui si tratta di formare per la prima volta in Italia un atto di nascita in cui sono indicati due genitori dello stesso sesso». 
Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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