VENEZIA - Non c'è dubbio che il tema intriga perché l'argomento decoro e rispetto delle regole è sempre molo sentito dai veneziani. E perché sollecita ad aprire quei cassetti della memoria in cui tutti hanno custodito i ricordi dell'infanzia. E la partita di pallone in campo (quello di masegni, non quello in erba) è esperienza che ha segnato gran parte della popolazione maschile (e magari anche femminile) della città.
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Per questo, la notizia delle multe comminate dai vigili a una banda di ragazzini sorpresa a giocare a calcio in campiello Pisani, davanti al Conservatorio (uno dei terreni di gioco storicamente più gettonati a quanto pare) ha sollevato un vespaio. Tanto più perché la notizia è giunta il giorno dopo lo scempio lasciato alla pineta di Sant'Elena da una festa abusiva per il Redentore. E quindi, si sono chiesti molti veneziani: se tolleranza zero deve essere e se si applicano le leggi, perché si multano i ragazzini, mentre si lasciano correre abusivi, imbrattatori, illegalità e scorribande? Mettiamoci il tema caro del calcio in campo come emblema di una Venezia che resiste, e l'immaginario collettivo è presto solleticato.
Così i veneziani si dividono: c'è chi considera quelle multe come un attentato alla venezianità (lo ha spiegato ieri Roberta Camerino) e chi sta invece con il comandante dei vigili Marco Agostini, secondo il quale nessuno è al di sopra della legge, nemmeno i veneziani. E i lettori del Gazzettino si schierano.
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