La paga da miseria dell'architetto: 600 euro al mese, 10 volte meno del dovuto

Venerdì 13 Luglio 2018 di Denis Barea
La paga da miseria dell'architetto: 600 euro al mese, 10 volte meno del dovuto
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MOGLIANO - Per tre anni professionista con importanti responsabilità progettuali per un notissimo studio di architettura moglianese. A seicento euro al mese. Poco più di 20mila euro in tre anni, dieci volte meno quanto avrebbe dovuto ricevere secondo la valutazione dello stesso Ordine degli Architetti di Treviso. Ora, secondo il tribunale di Treviso, dopo la causa intentata alla 43enne spettano oltre 140mila euro di arretrati. Il mega risarcimento è stato stabilito ad aprile con la sentenza emessa dal giudice Alessandra Pesci alla fine di una causa durata oltre sei anni.

 
LA VICENDANel 2012, dopo tre anni di collaborazione con lo studio che l'aveva vista impegnata nella progettazione di scuole, edifici residenziali e piani di recupero, la donna ha deciso di fare causa all'architetto con cui collaborava per avere giustizia di quei 600 euro che sono stati il suo compenso in partita Iva. Una miseria, su cui poi pagarci pure i contributi volontari, senza malattia e senza ferie pagate. Per il Tribunale di Treviso un mero reddito di sussistenza malgrado i compiti fossero svolti con puntualità e capacità.
L'ORDINE DEGLI ARCHITETTIPer il presidente dell'Ordine degli Architetti Marco Pagani «cifre che non hanno niente a che fare con il lavoro. Un rapporto di collaborazione profondamente sbagliato che mi pare il frutto di situazioni poco chiare. Da una parte c'è chi si approfitta del bisogno di lavorare, dall'altra tanti colleghi dovrebbero avere un atteggiamento più fermo. Mi paghi dieci volte meno quello dovresti? Allora me ne vado, lo sfruttamento con la corsa al ribasso dei corrispettivi è inaccettabile, che si tratti di un cliente o di uno studio con cui si collabora». Alla fine c'è voluta una causa per restituire dignità a quelle prestazioni. «L'Ordine - puntualizza il presidente - valuta i corrispettivi delle fatture quando ci vengono sottoposte. Non a caso credo che il parere espresso in merito a quei 600 euro possa essere stato decisivo per far arrivare il giudice alle sue conclusioni. Esiste un problema di deontologia dei rapporti e casi come questi non sono tipici del settore solo nel nostro territorio perché potrei raccontare di professionisti che in grandi studi milanesi arrivano a 300 euro al mese, senza neppure le spese pagate». Per l'architetto di fama la collaboratrice che ha fatto causa avrebbe dovuto presentare fattura direttamente ai clienti. Una tesi che però non ha convinto il giudice Pesci, che nella sentenza nei confronti del noto professionista ha stabilito che anche il pagamento di 14mila euro di spese legali.
Denis Barea
 
Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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