Macellaio veneziano ucciso dal morbo della mucca pazza

Venerdì 13 Luglio 2018 di Nicola De Rossi
Macellaio veneziano ucciso dal morbo della mucca pazza
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MARTELLAGO  È riuscito a tenere testa per ben tre anni e mezzo al morbo della mucca pazza: un’eccezionale resistenza che potrebbe fornire preziose indicazioni alla ricerca. Lunedì, dopo una lunga e coraggiosa battaglia, è spirato all’ospedale di Mirano Sergio Fusaro, 73 anni, nato e sempre vissuto a Martellago, dov’era molto conosciuto. 
Aveva fatto le scuole superiori, aveva la passione per i libri, coltivata fino all’ultimo, e per l’astronomia, ma per tutta la vita Fusaro, come i fratelli, si è dedicato all’attività di famiglia, gestendo fino agli anni ‘90 una sua macelleria a Marocco di Mogliano e continuando a fare il macellaio per vari supermercati, fino alla pensione. 
«Avevamo tanti progetti, fare dei viaggi a cui, quando si ha un negozio, si rinuncia spesso, invece… - spiega la moglie Angela -  E' iniziato tutto da una brutta caduta, tre anni e mezzo fa. Siamo andati al pronto soccorso, i medici si sono insospettiti, gli hanno fatto le analisi e il prelievo del midollo e ci hanno detto che c’era un problema: mio marito aveva il morbo della mucca pazza». La malattia di Creuztfeldt-Jakob, come precisa il figlio Umberto: una forma di encefalopatia spongiforme, rara e degenerativa, che crea disturbi cerebrali fatali.
«Gli avevano dato sei mesi, massimo un anno - continua la moglie - e invece con la sua grande forza di volontà è riuscito a viverne tre e mezzo. È stato colpito subito nella parola, ma ha camminato, sia pur a fatica, ed è stato semi-autosufficiente fino quasi alla fine, conosceva le persone e ha affrontato il suo stato con serenità. Certo l’ultimo anno è stato duro, ha sofferto, è progressivamente peggiorato e l’ultimo mese non mangiava più».
Purtroppo, come sottolinea la vedova del macellaio veneziano, non esiste una cura per questa patologia: «Siamo stati seguiti solo dalla Neurologia di Mirano e dal medico di base e mio marito ha assunto soltanto calmanti».
Non é se ne conoscono bene le cause: anche l’ipotesi che la Bse, l’encefalopatia spongiforme bovina, possa essere trasmessa all’uomo attraverso il consumo di carne contaminata - Fusaro era macellaio - non è mai stata provata. Proprio per questo, e per la particolarità del caso, i medici hanno chiesto e ottenuto dalla famiglia di poter sottoporre la salma ad un’accurata autopsia scientifica fissata per oggi all’unità operativa di Medicina necroscopica e anatomia patologica forense dell’ospedale di Vicenza, individuata come sede di riferimento regionale per gli esami autoptici sulle vittime di questa malattia.
«La speranza è che gli esami possano dare una risposta su come Sergio abbia contratto il morbo ed essere utili per individuare delle cure: avremo il responso tra cinque mesi - conclude la moglie - Speriamo che il calvario di mio marito possa almeno essere di aiuto ad altre persone che soffrono di questa patologia e che non sono così rare come si pensa, anche se si tende a non darne pubblicità».
Sergio Fusaro lascia la moglie Angela, i figli Umberto ed Emanuele e due amati nipoti: i funerali, che dovevano tenersi ieri, proprio per consentire l’autopsia sono stati rimandati a domani, alle 10.30, in chiesa a Martellago.
 
Ultimo aggiornamento: 08:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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