Rossella, la Procura di Perugia nega gli atti alle cugine: «Non sono parenti»

Giovedì 12 Luglio 2018 di di Olivia Bonetti
Rossella, la Procura di Perugia nega gli atti alle cugine: «Non sono parenti»
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BELLUNO  - «I cugini non rientrano nelle previsione di legge, perché esistono prossimi congiunti». Bocciata dalla Procura di Perugia, e con toni perentori, la richiesta della cugina di avere accesso agli atti dell’inchiesta sulla 17enne di San Vito al Tagliamento scomparsa il 21 agosto del 1975 a Tai. Le cugine pordenonesi della ragazza friulana (Isabella de Nardis, Mara Corazzin e Isa Dall’Osa), assistite dall’associazione Penelope, con l’avvocato Antonio Maria La Scala, avevano iniziato la loro battaglia per avere giustizia. Volevano vedere gli atti dell’inchiesta sul presunto omicidio avvenuto a Perugia, ma per la Procura non ne avrebbero diritto. Ora si è dovuta muovere la zia di Rossella, Giuseppina Trevisan, 84enne di Tai, che si era rifiutata in principio di procedere come parte offesa,  per non rinnovare il dolore di anni.
L’INCHIESTA
L’inchiesta di Perugia è quella nata dalle dichiarazioni rese da Angelo Izzo in Procura a Belluno. Il mostro del Circeo, che sta scontando l’ergastolo in carcere a Velletri, venne ascoltato nel palazzo di giustizia di via Segato due volte: il 12 agosto del 2015 e il 9 dicembre 2016. Da quelle dichiarazioni videoregistrate emerse una ricostruzione agghiacciante della fine di Rossella: la ragazza sarebbe stata rapita a Tai da Gianni Guido e compagni e poi sarebbe stata portata sul lago Trasimeno dove sarebbe stata “sacrificata” e uccisa nella villa di Francesco Narducci (il medico perugino morto nel 1985: Izzo accosta il suo nome ai delitti del Mostro di Firenze e lo coinvolge anche nel presunto omicidio della Corazzin). Izzo fece anche i nomi dei presunti responsabili e alcune delle 11 persone sono ancora vive e perseguibili. Gli atti vennero inviati, per competenza dell’unico reato non prescritto, ovvero l’omicidio alla Procura di Perugia. La prima inchiesta venne archiviata. La seconda invece è ancora pendente: è stata richiesta l’archiviazione e i famigliari di Rossella potrebbero ancora opporsi.
IL RIFIUTO
Le cugine di Rossella, in particolare Mara Corazzin, hanno richiesto più volte che la Procura di Perugia indaghi. «Vogliamo la verità! Vogliamo avere giustizia!», aveva detto Mara in più occasioni. Ma la Procura ha rigettato la sua richiesta di prendere visione degli atti: ha negato quindi ai parenti di conoscere i motivi della richiesta di archiviazione. Ha rifiutato, insomma, di fornire gli atti di indagine, come sottolinea il settimanale Giallo oggi in edicola. Un evento unico e raro, anche perché, ad esempio, a Belluno non ci sono stati problemi per la richiesta di accesso agli atti delle cugine. La Procura di Perugia ha motivato la risposta datata 4 luglio. Emerge che il magistrato ha incaricato la polizia giudiziaria di accertare quali siano i prossimi congiunti di Rossella: la pg ha depositato una relazione di servizio in cui si dice che i parenti prossimi sono la zia di Tai, Giuseppina Trevisan e altre due zie dalla Parte Corazzin, Zaira e Bruna. Queste due zie, tra l’altro, sono morte da tempo. A questo punto si è dovuta, giocoforza, muovere zia Peppina, nonostante la sua avanzata età. La donna ha fornito quanto necessario all’avvocato La Scala che sta procedendo alla nuova istanza. Intanto però i parenti di Rossella sono sempre più in ansia di conoscere cosa si nasconda dietro il presunto omicidio della ragazza. 
LA PAURA
«Io ho ormai 84 anni - dice zia Peppina da Tai -, passeranno altri 40 anni prima di sapere cosa è accaduto e io sarò morta. Questa vicenda è nata male fin dall’inizio, da quando considerarono la scomparsa di Rossella un allontanamento volontario. In tanti sono venuti a trovarmi e a chiedermi notizie: qui in paese vogliono sapere, ma io sono pessimista. Ho paura che finché sono in vita non conoscerò mai la verità».
Ultimo aggiornamento: 13:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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