La rinascita della città di Mestre: «Ora è il cuore della regione»

Lunedì 25 Giugno 2018 di Maurizio Dianese
La rinascita della città di Mestre: «Ora è il cuore della regione»
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MESTRE - «Il punto di svolta per Mestre è avvenuto già una ventina di anni fa con l'arrivo dell'università, prima e della Biennale d'arte, poi. Perché fino ad allora c'erano stati solo trasferimenti, mai ampliamenti. Basti ricordare due casi, quello delle Generali e quello del Gazzettino. Le Assicurazioni Generali hanno lasciato piazza San Marco e si sono spostate in Terraferma. Il Gazzettino ha fatto lo stesso, via da Ca' Faccanon ed ecco il nuovo stabilimento di via Torino. C'era insomma uno spostamento e non un allargamento. L'università invece è rimasta a Venezia e si è ampliata a Mestre, la Biennale conserva la sede storica dei Giardini di Sant'Elena e del Lido per il cinema, ma ha trovato modo di espandersi a Mestre. Ecco, il punto dal quale partire è questa consapevolezza delle opportunità che si sono già aperte per Mestre e che bisogna cogliere». Così Giuliano Segre, economista ed ex presidente della Cassa di Risparmio ai tempi d'oro e poi creatore del museo di Mestre.
 
L'INTUIZIONE
«È stata una grande intuizione, l'M9. Prima ancora dell'arrivo della Biennale d'arte, avevamo percepito che Mestre poteva diventare la città della cultura giovane». E se la costruzione dei nuovi alberghi in zona stazione non si tramuterà in un disastro per la città, trasformandola in un immenso dormitorio, secondo Segre bisogna puntare proprio sulla cultura, che ruoterà attorno a Università, M9 e Biennale. «Bisogna ragionare su questi nuovi flussi turistici innescati dalla costruzione dei grandi alberghi rivolti a una clientela giovane. Io dico che, semplicemente, il treno della trasformazione di Mestre in un polo di attrazione culturale e in un centro nevralgico, è partito e non resta che salire a bordo e contribuire a guidarlo. E, a proposito di treno, ci rendiamo conto di quanto importante sia diventata la stazione di Mestre? Venezia Santa Lucia è il terminal di arrivo, ma il cuore e il cervello degli spostamenti in treno è a Mestre. Possibile che lo abbiano capito gli stranieri che hanno investito notevoli risorse nella costruzione dei nuovi alberghi e che facciamo fatica a capirlo noi? Basta prendere in mano un orario ferroviario per rendersi conto che si va da Mestre a Padova in 14 minuti e da Mestre a Treviso in 15. E che alle 8 del mattino la frequenza è inferiore ai 10 minuti. Ci vuol di più per fare in auto il tragitto da Mestre a Spinea! Che cosa significa questo se non che, di fatto, è nata la PaTreVe e cioè un' unica città funzionale costituita da tre poli, Padova, Treviso e Mestre-Venezia. Con il vantaggio, per Mestre, di avere grandi possibilità di espansione perché ha grandi spazi liberi basti pensare a Porto Marghera e al Vega e di poter catturare i flussi turistici che Venezia non riesce più ad assorbire. Noi possiamo star qui a discutere per cento anni sulle trasformazioni che stanno avvenendo nel tessuto veneziano, ma è un dato di fatto che il mondo è cambiato con Airbnb e se questo significa che gli studenti e i veneziani non trovano più case in centro storico, inevitabilmente la pressione si scaricherà su Mestre. Che può non solo ripopolarsi, ma diventare polo di attrazione per l'intera regione. È questa ormai la sua vocazione».

LO STUDIO
E Giuliano Segre che con la sua Fondazione Venezia 2000 sforna uno studio dietro l'altro sulle trasformazioni del territorio, spiega che il modello al quale guardare è Bruxelles, «che ha 176mila abitanti, più o meno come Mestre però è al centro di un'area che conta 19 comuni arrivando a 1 milione di abitanti. Ecco, la città metropolitana veneziana ne fa 900mila, siamo lì. Ma che cosa dobbiamo imparare da Bruxelles? Che i Comuni devono lavorare insieme: e sapete come ci sono arrivati? Negli anni 60 è scoppiato un furioso incendio in una cittadina della zona. Un incendio talmente devastante che i vigili del fuoco sono stati costretti a chiedere subito l'aiuto dei colleghi di altri comuni vicini. Che sono arrivati in forze e hanno scoperto che non potevano dare una mano perché ognuno di loro aveva manichette di calibro diverso e i raccordi non andavano bene. In Belgio infatti i pompieri dipendono dai Comuni e non sono statali. Quell'esperienza ha fatto capire già quarant'anni fa che bisognava coordinarsi. Esattamente quello che dovremmo fare noi. Sui trasporti, ad esempio. Ci dev'essere un unico carnet per treni e trasporti locali di Padova, Mestre, Venezia e Treviso. Come a Londra e in qualsiasi altra grande città del mondo. Bisogna cioè iniziare a ragionare come una unica grande macro-area funzionale da 1 milione di abitanti».

IL CALIBRO
Che cosa significa area funzionale? Secondo l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha preso Venezia come oggetto di studio, abbiamo un'area urbana funzionale quando almeno il 15 per cento della popolazione si sposta dai comuni vicini per andare a lavorare in centro: «E non succede esattamente questo a Venezia? Ogni giorno ci sono più di 20mila persone che si spostano dalla Terraferma al centro storico per andare a lavorare». L'altro dato significativo, secondo l'Ocse è che il 50 per cento della popolazione viva in nuclei ad alta densità, che vuol dire 1.500 abitanti per chilometro quadrato e almeno 50mila abitanti per nucleo. E anche qui ci siamo. L'area urbana funzionale identificata dall'Ocse, strettamente connessa con il Comune di Venezia è un'area che rappresenta il 44 per cento del territorio provinciale, il 32 per cento dei comuni della provincia e il 69 per cento dell'occupazione totale. «Questa è l'area metropolitana di Venezia, ma lo stesso ragionamento potrebbe essere esteso a Padova e a Treviso. La PaTreVe è esattamente questo e cioè un'unica area urbana funzionale che inevitabilmente ruoterà attorno a Mestre. Che lo si voglia o no. Si tratta solo di decidere se questo processo avverrà indipendentemente da noi o se saremo noi a governarlo».
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